Sono lontani i tempi in cui mi scandalizzavo per qualcosa.
Ero ancora molto giovane quando rimasi letteramente sconvolto nell'apprendere che gli autori di un furto che subimmo nell'azienda per cui lavoravo era stato commesso da alcuni ex rappresentanti della vigilanza. Sconvolto perché, seppur abituato all'idea che possa esistere qualcuno a cui viene in mente di fare cose che a me non verrebbero neanche in mente, seppur abituato anche all'idea che chi dovrebbe vigilare non vigila (dovrebbe essere una vocazione, a parer mio...) e magari dorme o fa il furbo o proprio se ne frega di tutto, non ero però ancora abituato all'idea che il mondo potesse rovesciarsi di 180 gradi e che la guardia potesse addirittura diventare ladro.
Oggi fa sorridere quel pensiero così puro di un ragazzo che aveva ancora ideali in cui credeva.
Oggi vediamo cose talmente fuori da ogni logica che tutto appare come un grande minestrone di poltiglia indistinta: regole zero, rispetto zero, niente è più possibile tenere a galla.
E non penso al nostro paese, che è comunque in primissima fila, ma proprio in generale.
Meglio tacer della politica, dove si fa confusione persino a riconoscere i ruoli di chi divrebbe essere garante e quindi super partes, e dove un movimento spontaneo chiamato Popolo Viola, da me subito visto con simpatia anche per il colore scelto (!), oltre che naturalmente per l'obiettivo dichiarato di far dimettere il signor B (come Buffone), si è sputtanato ieri mescolandosi con il Partito Democratico che del sistema-B è complice al 100%.
Il caso più eclatante, però, è un altro, e ci vuole davvero tutta la pellaccia che ormai mi sono fatto per sopportarne anche solo l'idea: mi riferisco ai casi di pedofilia venuti a galla in Germania negli ambienti ecclesiastici.
Perché purtroppo i casi di pedofilia ci sono, ci sono dappertutto, e ci sono perché degli adulti non riescono a frenare certe schifose pulsioni neanche al prezzo altissimo che fanno pagare alle loro vittime.
Ma non è tollerabile che la Chiesa si macchi anche soltanto di uno di questi casi, figuriamoci di tanti o tantissimi; non è tollerabile che chi si presenta come autorità morale possa arrivare a tanto; né è tollerabile che la legge in quegli ambienti non arrivi, ci pensa l'autorità morale stessa a regolare gli "errori" commessi.
E' come se un bambino andasse dalla madre per farsi proteggere e questa lo sfregiasse, come se una guardia diventasse ladro, come se la persona che ami ti uccidesse.
Le risposte della Chiesa sono irritanti, anzi peggio... vergognose, arroganti, intollerabili.
Ma a pensarci bene, nessuna risposta sarebbe possibile, perché le uniche risposte giuste toglierebbero quell'autorità morale che essi pretendono di detenere.
E infatti è così: sono uomini anche loro, come tutti noi.
Non può esistere un'Autorità Morale sulla Terra, non così
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Sai già come la penso e quel che sento e perché non mi sento di ripeterlo ... posso contribuire solo con il pezzo di Chiara Saraceno uscito oggi su Repubblica: " L'entità della diffusione dell'abuso sessuale su bambini da parte di sacerdoti mina la stessa legittimazione della Chiesa cattolica come garante della educazione dei più piccoli. Proprio la diffusione del fenomeno, unita al fatto che ne sono stati protagonisti religiosi ad ogni livello gerarchico e che, quando non vi è stata copertura colpevole, vi è stata mancanza di vigilanza, cecità rispetto a tutti gli indizi, mancato ascolto dei segnali mandati dalle vittime, non consente di nascondersi dietro l´abusata affermazione che poche mele marce non possono inficiare la missione educativa della Chiesa. Ne sa qualche cosa la Chiesa cattolica irlandese, che ha subito un crollo verticale di fiducia dopo che è stato rivelato il mondo di violenza, abusi, sopraffazioni che si nascondevano dietro molte delle sue istituzioni per bambini e ragazzi/e. Piuttosto vale il contrario: non bastano molti bravissimi e generosi educatori a legittimare la superiorità educativa sul piano morale attribuita alla Chiesa.
Non può valere per gli uomini (e le donne) di chiesa, il principio della doppia morale, in base al quale è il ruolo, non il comportamento individuale, che conta. Lo ha dichiarato con nettezza la (ex) vescova luterana Kauffman, che, con un gesto di grande responsabilità e rispetto per l´istituzione che rappresentava, si è dimessa dalla propria carica dopo aver commesso una infrazione infinitamente meno grave (guida in stato di ubriachezza) e dannosa di quella imputata a centinaia di sacerdoti (e qualche vescovo) cattolici. A chi, dentro e fuori la sua Chiesa, le chiedeva di restare ha risposto che, per la sua coscienza, rimanere avrebbe significato indebolire non solo la carica che deteneva e la chiesa che guidava, ma lo stesso messaggio etico-religioso.
L´impossibilità della doppia morale è tanto più evidente quando coinvolge – e stravolge – il rapporto educativo. Nei casi di violenza, e ancor più di abuso sessuale, è tradito proprio il rapporto fiduciario che è alla base di ogni rapporto educativo. Il soggetto principe di questo rapporto, il bambino, è violato nel corpo, nei sentimenti, nella sua percezione di sé e del proprio posto nel mondo. A questi bambini e ragazzi è stata sottratta la possibilità di sviluppare rapporti di fiducia negli adulti – negli educatori, ma anche nei genitori, che a quegli educatori li avevano affidati. Ne portano l´incancellabile, gravissima responsabilità non solo coloro che hanno compiuto gli abusi, ma anche coloro che li hanno nascosti o sottovalutati, o non sono stati capaci di vederli e di difenderne le vittime. Giustamente, ancorché troppo tardivamente e in alcuni casi obtorto collo, la Chiesa ha chiesto pubblicamente scusa.
Ma chiedere scusa non basta. Non solo perché non c´è riparazione possibile per il danno gravissimo subito dalle vittime. Ma perché non sembra che si sia ancora neppure iniziato a mettere a fuoco le ragioni delle troppe «mele marce» o «persone disturbate» (per usare le parole del vescovo di Ratisbona) tra i religiosi nelle istituzioni educative cattoliche. Non credo che la causa vada cercata solo nell´obbligo del celibato, o nella posizione esclusivamente ancillare delle donne nella Chiesa cattolica. Pedofili e maltrattatori di bambini si trovano anche tra le persone sposate. E, come ha testimoniato la vicenda irlandese, anche gli istituti retti da religiose possono diventare luoghi di abuso. Piuttosto la causa va cercata nelle concezioni della sessualità, del ruolo della donna, della famiglia, che motivano sia il celibato sia l´esclusione delle donne dal sacerdozio. Il matrimonio è sempre visto come remedium concupiscientiae, un male minore rispetto ad una sessualità cui non si riconosce senso e valore umano, salvo che a scopi procreativi. Il corpo della donna è sempre potenzialmente impuro, rischioso e da sottoporre a controllo, sia come luogo del desiderio (maschile) che come strumento della procreazione. La famiglia è necessaria (sempre a scopi riproduttivi), ma avere una famiglia e generare figli è visto come un vincolo alla disponibilità all´altruismo. Non a caso, papa Wojtyla nel suo documento sull´amore umano, con una torsione concettuale tanto suggestiva quanto rivelatrice della tensione tutta irrisolta della Chiesa nei confronti della sessualità, scrisse che la verginità è il culmine della sessualità, perché consente una generatività che va oltre quella biologica.
Fino a che la Chiesa cattolica non avrà affrontato la questione del posto della sessualità nel suo concetto di persona umana, difficilmente riuscirà a contenere il ripresentarsi non occasionale dei fenomeni di abusi sessuali. Nel frattempo, sarebbe opportuna maggiore cautela e autocritica nel presentarsi come magistra vitae e nel dare lezioni sulla «buona sessualità», la «buona famiglia» e la «giusta identità di genere». " |
(Rispondi)
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