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Come se fosse già suolo italiano la Terra che circonda il bel Titano.......

Post n°149 pubblicato il 21 Novembre 2011 da orgogliosammarinese
 
Foto di orgogliosammarinese

"Per risollevare San Marino bisogna sputare l’anima!"
Manlio Gozi scrive uno sfogo e un appello dettati dall’amore per questo Paese

Nel Paese ci sono anche le mosche bianche, ma non in quantità sufficiente da invalidare il predominio sfrontato e sconsolante di quelle nere)


Quando è esploso il bubbone della crisi dicevo: come cittadino e come genitore sono preoccupato.
Poi è trascorso il tempo, le cose non sono migliorate, anzi; e io ho incominciato a dire: sono angosciato.
Non per me, che il mio percorso a passi sempre più rapidi (così mi appaiono) si sta avvicinando all’ultimo appuntamento, ma per i miei figli, per i figli dei miei amici, per tutti i giovani che figli sono di questa Terra, da me visceralmente amata, per loro sì: sono angosciato.
Le notizie – definiamole – confortanti provenienti dal Moneyval e dall’OCSE fanno intravvedere una luce tremula in fondo al tunnel.
E in parte lenitive per i nostri assilli erano state anche le parole (dopo quelle di Galan e Frattini) del nano di Venezia, come lo ha definito con la consueta eleganza il leader del Carroccio.
E adesso?
Oggi in Italia hanno cambiato il mazzo delle carte e chi le smista, e la partita, che giocano lì e che influenzerà quella che si gioca da noi, ha connotati, per quanto concerne il programma e la durata, non del tutto definiti, né si conoscono bene gli approdi, al di là delle enunciazioni espresse e dei personaggi prestigiosissimi messi in orbita. Ed io uomo della strada, che continuo ad interrogarmi, pur confidando a breve (ottimismo esagerato?) in un accordo italo-sammarinese di reciproche garanzie e finalmente ratificato (accordo che comunque non risolverà tutti i nostri problemi), resto in allarme e non sono affatto tranquillo.
Avanzo una domanda (ingenua e superflua allo stesso tempo) che denuncia la mia assoluta, totale impreparazione sul tema: “Nell’accordo da sottoscriversi tra Italia e San Marino ci sono o ci saranno contropartite (termine probabilmente improprio), punti d’intesa, possibilità forse essenziali per noi o ci saranno solo le rinunce e gli adeguamenti nostri per quanto doverosi e per di più tardivi?”
Sarebbe corretto che i cittadini ne fossero edotti? Sarebbe utile se venissero coinvolti? Oppure no?
Scherziamoci sopra un po’: fa bene alla salute. Una terapia per noi malati di tristezza, che da tempo e in modo greve il cor ci preme.

Si vince la tristezza, che trabocca,
anche scrivendo qualche frase sciocca.
Sull’accordo deciderà la Casta.
Pianger dovranno i cittadini e basta.
Se la Casta saggia non è, ma folle,
andare non potremo noi sul Colle,
come se fosse già suolo italiano
la Terra che circonda il bel Titano.
E un tale, che conosco sol di vista,
che i membri non sopporta d’ogni lista,
dice: se ‘quelli’ sol ci dan dolori,
la soluzione c’è: buttarli fuori!
(o più ferocemente:
la soluzione è una: farli fuori!)
Sorridiamo, che un sorriso addolcisce la vita.
Siamo, tornando seri, a metà di una china molto ripida. Scivolando si va verso il baratro, mentre la risalita costerà sudore e una smisurata fatica, e serviranno molti altri requisiti, che speriamo di avere in dotazione.
Polemiche eccessivamente urlate, veleni, parole svuotanti gli approfondimenti, reciproche accuse, proclami e slogan incessanti e ripetitivi (senza un costruttivo confronto di idee e proposte) che infiammano i dibattiti politici nostrani (intramezzati ogni tanto da cene e incontri più o meno ‘carbonari’) non offrono uno spettacolo entusiasmante e ci presentano un quadro drammaticamente sterile.
In assenza di progetti veri, soluzioni ai problemi, creatività, investimenti lungimiranti e produttivi, temo (e vorrei tanto essere smentito) che la recessione in atto diventi inarrestabile.
Recessione della cui gravità e portata ho il sospetto che molti cittadini non siano pienamente consapevoli.
Manca un piano innovativo, strutturale, efficace per dare impulso alla rinascita o almeno bloccare la tendenza negativa.
I tempi hanno un colore funesto. E’ un momento cruciale per la nostra Repubblica.
E la crisi globale, che ha colpito anche l’Europa e più pesantemente (dopo la Grecia) l’Italia, con pericoli di estensione del contagio, di certo non aiuta. La classe politica, tutta, appare frastornata e purtroppo, in parte, inadeguata. E noi cittadini imbelli, non scevri di responsabilità, assistiamo impotenti (?!) al declino.
Alcuni di quelli che più tuonano, denunciando il degrado, sono tra i principali artefici o complici dell’attuale situazione.
Spesso si sente dire che non pochi dovrebbero fare un passo indietro, a fronte dei guasti immani perpetrati. (Apro una parentesi. Un amico che la sa lunga, sicuramente più di me, mi ha detto: “Quei signori non solo non faranno mai un passo indietro, ma alle prossime elezioni prenderanno più voti che nelle precedenti”. Malinconicamente chiudo la parentesi).
Però c’è un punto fermo, imprescindibile: il maltolto, e a largo raggio, va restituito.
E si dovrebbe procedere prima di mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
(Altro che patrimoniale, dalla cui applicazione sui capitali più cospicui (sulle grandi ricchezze come si suol dire) sarà comunque difficile astenersi; altro che contributi di solidarietà, che pur saranno necessari per le criticità di bilancio in continua ascesa. Contributi da prelevarsi in primis dai redditi più alti e dai costi della politica, risultanti superflui o impropri o responsabilmente sopprimibili).
Chi ha succhiato il sangue a questa nostra Repubblica, arricchendosi smodatamente e indebitamente, gettando discredito sul Paese, mortificando regole e legalità, deve rifondere il danno allo Stato, alla Comunità. I modi e gli strumenti idonei allo scopo si conoscono e vanno messi in campo con risolutezza estrema. Se volete, con cattiveria, che – traducendo al miele – equivale: non demordere finché non si è centrato il bersaglio.
C’è chi dice che la classe politica è mediocre. Se così è, da ciò deriva, che anche tutti noi (la popolazione, il cosiddetto popolo sovrano) siamo mediocri. Ci piaccia o non ci piaccia, gli eletti sono sempre lo specchio degli elettori.
Prendiamone coscienza e non nutriamoci d’illusioni.
C’è tuttavia chi sostiene (bontà sua) che ci sono anche le mosche bianche (nel caso, ben vengano), ma non in quantità sufficiente da invalidare il predominio sfrontato e sconsolante di quelle nere.
Del resto è anche una questione di numeri. Siamo poco più di trentamila. Guardate l’Italia: oltre sessantamilioni e poi soppesate la sua classe politica. (Non quella attuale prettamente tecnica).
A San Marino nascono uno statista degno di questo nome, o un manager di spessore internazionale, o un luminare dell’economia, o altri “super” con intervalli di “secoli”. Ammesso che nascano. Non sono accadimenti scontati. Un bagno di umiltà, diversamente da quanto si potrebbe credere, sarebbe salutare e incentivante a rafforzare i buoni intendimenti e le energie per realizzarli.
Non demoralizziamoci. Con lo sconforto e la rassegnazione non si va da nessuna parte. Occorre dare il meglio di noi stessi, quando la lotta, una lotta di sopravvivenza, si fa più dura.
La volontà deve compensare la capacità se quest’ultima si dimostrasse carente.
Chi corre i cento metri in 20 secondi, sputando l’anima, è più meritevole di chi, trotterellando, percorre la stessa distanza in 10 secondi.
Ma, appunto, bisogna sputare l’anima!
E’ il momento (per la verità sarebbe già passato) di fare squadra, assumendo atteggiamenti improntati a compattezza e coesione.
Maggioranza e opposizione dovrebbero elaborare insieme un disegno strategico per prendere di petto e risolvere i gravi problemi che stanno mettendo in ginocchio il Paese.
Purtroppo persistono comportamenti che vanno in direzione opposta.
Vedasi (per fare un esempio) la recente vicenda del decreto legge concernente la proroga per la presentazione di documenti al catasto. Il decreto viene bocciato perché l’opposizione, che l’aveva proposto (!), approfittando della “distrazione” (così riferisce la stampa) di 8 consiglieri della maggioranza, non resiste alla tentazione e al piacere di mandare “sotto” il governo nella relativa votazione.
Un episodio che non si sa come classificarlo: se è più grottesco o sconcertante, ma che comunque non fa ben sperare per una convergenza bipartisan su temi di fondamentale importanza, che implichino la salvaguardia del benessere e della sovranità della Repubblica.
Per la verità, ultimamente, ci sono state alcune aperture tra i due blocchi, forse accelerate dai cambiamenti avvenuti in Italia.
E’ vero altresì che si stanno giocando più partite con protagonisti diversi e altrettanto diversi intenti, per cui quelle aperture sembrerebbero più strategie per non essere relegati tra gli esclusi piuttosto che espressioni di una volontà forte e convinta, intesa a percorrere la strada giusta o l’unica strada possibile.
L’ottimismo è in perenne conflitto con il riscontro della realtà.
Non siamo proprio una democrazia matura.
Ci sarebbe bisogno di persone di grande valore e di eminente levatura chiamate ad essere punto di riferimento e traino di qualità per tutti, capaci di far confluire attorno a loro le coscienze e le intelligenze migliori. Ci sono?
Anche per questo, più divento vecchio e più il mio cuore, che vecchio non è, si rivolge ai giovani.
Ci vuole una spinta di ampio respiro, una sferzata potente che dia resistenza e rappresentanza a valori e interessi comuni troppe volte sacrificati.
Voi giovani siate forti, determinati, probi nel fare le scelte più sane, che non sono mai le più facili.
Credete in voi stessi. Osate. Il futuro vi appartiene, ma dovrete sudarlo. Questo Paese vi appartiene, salvatelo.
Se le generazioni che vi hanno preceduto hanno deluso, hanno fallito, ebbene rimboccatevi le maniche anche per loro. Ricostruite voi quello che loro hanno disperso.
Non rincorrete il denaro facile, non cercate la connivenza con il potente di turno, rifuggite dalle scorciatoie poco nobili, avversate le “agenzie del malaffare”.
Date dignità alla vostra vita. Essa è un dono. Non sciupatela. Meritatela: giorno dopo giorno, anno dopo anno. Perché questa nostra Terra sia libera e si riveli operosa, solidale, sobria, abitata da persone perbene. Perché il nome di San Marino sia onorato nel mondo. Perché coloro che un domani a voi succederanno vi ricordino con rispetto e gratitudine.

Manlio Gozi, un cittadino che si
rivolge ai giovani, perché crede in loro.


Post scriptum.

Ai giovani di mezza età, a coloro che non hanno ancora varcato la soglia della vecchiaia e che detengono il potere politico ed economico o che stanno per assumere importanti incarichi, lancio un appello, consegno una preghiera.
Aiutate, sostenete i giovani. Hanno bisogno di voi. Non traditeli. I giovani a cui dovrete un giorno passare il testimone. I giovani che dovranno (ma solo se sorgerà una nuova alba) con rettitudine e competenza prendere in mano le redini di questo Paese: nella politica e in ogni altra branca della società.
I giovani che arrancano inseguendo invano un sogno chiamato futuro, da tempo dileguatosi dal loro orizzonte.
Mettete a loro disposizione e a frutto per il sempre sbandierato bene comune (e che una volta tanto non suoni come effimera chimera) il vostro patrimonio di esperienza, cultura e intelligenza. E mi rivolgo anche a coloro che non hanno un passato da medaglia al valore.
Guardate lontano. Investite, dunque, nei giovani, incoraggiateli: essi sono la nostra ricchezza più grande.
Accendete mille falò di passione e democrazia. Varate progetti d’eccellenza sostenibili.
Acquisite un nuovo edificante spirito purificatore. Stanate, scandagliando nel vostro cuore, ogni qualità emotiva. E senza invidie, né chiusure, con altruismo, chiaroveggenza, responsabilità, create tutte le premesse, le opportunità, le riforme perché i giovani s’incamminino senza paura e all’altezza dei compiti, delle sfide e degli immancabili sacrifici che li attendono.
E voi, donne e uomini della politica, principalmente voi, onorate il vostro mandato, che oltretutto è una missione, e che se mal gestito avrà effetti devastanti, ma se invece sarà amministrato con sapienza e dedizione diventerà foriero di luce e di salvezza.
Bisogna impedire a tutti i costi che il Paese soccomba.
Bisogna costruire, plasmare con caparbietà un futuro che concretizzi e magari sopravanzi la speranza.
E’ una conquista a cui tutti devono contribuire.
E’ un dovere, un monito a cui nessuno può sottrarsi.

 
 
 
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