Il sogno di Domenico Gasperoni
Qualche giorno fa ho
fatto un sogno. A prima
vista, potrebbe
sembrare un po’ blasfemo,
ma non lo è. Ve
lo racconto.
In una di quelle notti
che capitano a tutti,
di grande relax e di
sereno riposo, mi sono
ritrovato in mezzo
ad uno strano presepio.
Il paesaggio
era quello sammarinese,
la grotta aveva
una forma di palazzo,
che somigliava tanto
al nostro Palazzo.Ho rivisto in una
lunga teoria i personaggi
del natale. Non
c’erano tutti. Alcuni li
ho riconosciuti. Gli angeli,
i pastori, i re magi.
Protetto dall’ombra,un
personaggio inquietante,
forse il Re Erode.
Come un bambino curioso,
mi sono avvicinato
a loro e ho chiesto:
chi siete? Cosa fate?
Perché non andate
alla solita capanna
ma entrate in un palazzo?
Chi cercate? Mi risponde
un angelo,forse
il portavoce del gruppo:
quest’anno è stato
cambiato il nostro copione
storico e la regia
ci ha chiesto di fare
dello straordinario,
ingaggiati in una strana
avventura. Abbiamo
molti doni da portare,
ma non sappiamo
a chi. Ci vuoi fare
tu da stella cometa? I
pastori avevano del pane
e un sacchetto di semi.
Mezzo assonnato,
mi sembra di avere risposto
così. Entrate in
quel palazzo e troverete
una piccola e antica
repubblica,portatele
del pane: forse non ne
ha più, perché ha dilapidato
il suo bilancio. Ma
datele anche i semi da
ripiantare. Quello della
laboriosità, che si è
seccato, soffocato dalla
più facile speculazione.
Quello della solidarietà
del gruppo sociale, che
sta franando. Portatele
il seme della sana politica,
quello selezionato
in un nuovo laboratorio
democratico. Dovrà
sostituire la semente
della vecchia politica,
che è diventata sterile
e non fruttifica più.
All’improvviso si avvicinano
i Re Magi. “Noi
abbiamo solo i tre doni
storici,oro,incenso e
mirra: cosa ne facciamo”?
Il loro sfavillare
regale mi ha dato gioia.
Ho detto che l’oro non
lo vogliamo più. Scottati
da quello un po’ traditore
arrivato nelle
nostre banche e che ci
hanno ripreso. L’incenso
e la mirra,invece, li
accettiamo.
L’incenso, per ridarci
un pizzico di energia
inebriante, e farci rigustare
il profumo della
equità sociale,del senso
dello Stato, della concordia
dei cittadini. La
mirra è sempre difficile
spiegarla. Mi piace questo
significato: ce ne occorre
molta, per imbalsamare
e rendere innocui
i vecchi scheletri dei
nostri armadi, personali
e collettivi. Per liberarcene
per sempre.
La scena non è purtroppo
così rasserenante. Rimane
quel personaggio
nell’ombra,nascosto.
Quello che mi sembrava
il Re Erode. Il quarto
Re della storia. Che
voleva andare anche
lui alla capanna, ma
per portare doni avvelenati.
Qualche Erode
fra noi e fuori dei nostri
confini,non manca
mai. Non diciamogli
mai dove sta il “bambino”,
come hanno deciso
i furbi Magi.
Il sogno stava svanendo,
quando rivedo gli
angeli, che nel copione
classico entrano in scena
per primi. Anche in
questo copione portano
gli annunci di speranza.
Sono gli stessi echi di
speranza, risuonati nel
Concerto di Natale,
nell’inno di E. Eglar,
cantato dalla Corale:
Land of hope and glory:
Terra di speranza e gloria
( madre dei liberi).
Buon Natale, Repubblica
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il 10/01/2013 alle 20:19
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