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Paolo Rondelli: “Siamo veramente arrabbiati, così non è più possibile andare avanti”

Post n°109 pubblicato il 28 Febbraio 2011 da orgogliosammarinese
 
Foto di orgogliosammarinese

Il Presidente dell’Anis indica a chiare lettere cosa non funziona nella politica del governo

(Dal governo nessuna idea ma il solito ritornello delle cose che ha fatto. Il nostro incontro con la Guardia di Finanza di Rimini aveva messo in chiaro da tempo cosa era necessario, ma il governo non lo ha considerato. Con il blocco del referendum sull’Europa rischiamo di perdere l’occasione di partecipare alla ripresa)

Abbiamo incontrato l’ing. Paolo Rondelli nell’ufficio della sua azienda per uno scambio di opinioni e per sottoporgli alcune domande nella sua qualità di Presidente dell’Anis. L’interesse verte sia sui rapporti fra gli imprenditori e il governo, sia sulla situazione politica.
Atteggiamento sobrio, discorsivo, brillante a volte anche disinvolto, ma altrettanta determinazione e durezza nel sostenere le ragioni e le necessità dell’associazione.
Domanda: La sua presidenza è capitata in un momento difficile sia per la crisi finanziaria che per quella economica. Secondo Lei qual’è stato il comportamento del governo?
Paolo Rondelli: Dall’inizio ha brancollato nel buio e tentennato tanto che alcuni nostri suggerimenti furono ignorati e sottovalutati. Il calo della produzione in alcune aziende ha raggiunto il 50%. Alla luce della grave crisi in corso abbiamo proposto una posizione chiara nel corso della contrattazione sindacale, ma sia la ‘triplice’ (i tre sindacati, ndr) che il governo furono irremovibili. Il danno è stato grande e ancor più aggravato dall’assoluta mancanza di iniziative per fra fronte alle problematiche che si presentavano.
D.: Ai vostri associati l’azione del governo appare poco incisiva o se vogliamo, poco propositiva
P.R.: E’ vero, ci sono molti soci che reclamano una maggiore ed efficace pressione, ma l’esecutivo si è attestato su una posizione di attesa nella speranza che lo stato delle cose possa migliorare. Non so se da parte della Segreteria all’Industria c’è la consapevolezza di quanto sta accadendo, ma l’unico ritornello che ci viene raccontato è quello di “un’epoca che è finita e bisogna cambiare modo di fare in tutti i settori dell’economia”. Un ritornello che adesso ascoltiamo dalla Mularoni. Lei stessa ci ha detto che entro due mesi tutto rientrerà nella normalità.
D.: Non le pare sia giunto il momento in cui è necessario avviare una discussione che metta in chiaro quale futuro sviluppo è possibile prevedere per l’economia?
P.R.: Petroni, rettore dell’università, nonostante tutto continua a sostenere il parco tecnologico, monitorando ogni fase della sua realizzazione. Continua a organizzare incontri con i professori delle migliori università italiane e straniere per ampliare le nostre conoscenze tecniche e d programmazione aziendale (studi che aiutano già da subito le nostre capacità produttive). L’Anis ha sottoposto i progetti per traghettare l’imposizione indiretta verso l’Iva e altrettanto abbiamo fatto con altre utili normative europee. Ma la signora Mularoni continua con il refrain che tutto verrà sistemato e di questi progetti fondamentali non se ne parla.
D.: Gli industriali hanno anche cercato di capire qual’è l’idea che in Italia hanno di San Marino, per capire gli errori e correggerli?
P.R.: Certo. Abbiamo incontrato a Rimini il Comandante della Guardia di Finanza Enrico Cecchi ed il Colonnello Lucignano, i quali con garbo e cortesia hanno spiegato nei dettagli quali sono le cose che non funzionano. Senza alcun rancore verso San Marino hano chiesto che si avvii un’azione di repressione delle attività malavitose. Dell’incontro abbiamo riferito al governo. I Segretari di Stato hanno mostrato meraviglia di quanto abbiamo riferito e sconcerto per la nostra iniziativa.
D.: Vi hanno cioè contestato il fatto di esservi interessati del vostro Paese? Una simile reazione, come si dice in gergo ‘farebbe cadere le braccia’.
P.R.: Ripeto, hanno mostrato sconcerto per la nostra iniziativa.
D.: Presidente il Collegio dei Garanti ha bloccato l’iter affinchè i cittadini sammarinesi potessero votare sulla domanda di adesione all’Unione Europea. Cosa ne pensa?
P.R.: Se si fosse votato, l’Anis avrebbe proposto ai propri associati di votare SI. Il posto di San Marino è in Europa, facciamo parte dell’Europa, non possiamo non essere europei. Il fatto stesso che alcune nostre aziende si siano trasferite in Italia e non in Asia, la dice lunga su come la pensiamo. Attraverso le succursali in Italia si cercano di superare gli handicap doganali. I nostri prodotti hanno conquistato quote importanti sui mercati europei e devono essere motivo di orgoglio per il nostro Paese. Se continueremo ad essere extracomunitari il rischio è quello di continuare a collocare altrove le attività anche se sono nate e cresciute a San Marino. I danni sarebbero irreversibili per la nostra industria nata dai sacrifici e dal sudore. A noi non interessa sapere come, ma diciamo che è indispensabile esserci in Europa se vogliamo costruire il futuro. Ora sui mercati internazionali ci sono leggeri segni di ripresa e San Marino rischia di perdere questo treno che sta passando.
D.: Presidente, un’ultima domanda. Che deve fare la politica?
P.R.: Il governo deve governare e evitare di fare provvedimenti che poi devono essere ritirati. . L’Ocse, il Fondo Monetario ci hanno invitato a fare delle riforme, con umiltà adeguiamo il nostro sistema agli standard internazionali. Il governo deve agire in funzione di una ripresa normale, nulla di ecclatante. Il Paese è geloso del suo territorio, del suo passato storico, delle sue istituzioni: cerchiamo di preservare queste cose importanti. La Mularoni interrompa il suo ritornello sulle cose fatte. Io, noi, siamo veramente arrabbiati.
D.: Presidente, ho capito bene? Posso scriverlo?
P.R.: Si scriva pure: siamo incazzati perchè il Paese langue ed invece sarebbe ora di rimetterlo in pista. Noi abbiamo il dovere di produrre reddito, è necessario che si creino le condizioni per farlo.

E’ nostra impressione, ma potremmo sbagliare, che il messaggio sia chiaro: il governo è fermo e non pare essere in grado di togliere il Paese dalla crisi. (L.C.)

http://www.sanmarinoworld.sm/default.asp?id=34&id_n=7060

 
 
 
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