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L’8 marzo riletto attraverso le parole di Edith Tamagnini la protagonista dell’evento Unesco

Post n°115 pubblicato il 09 Marzo 2011 da orgogliosammarinese
 
Foto di orgogliosammarinese

"MI MANCANO MOLTO LE MIE AMICHE, MARINA BUSIGNANI, EMMA ROSSI E

GLORIANA RANOCCHINI"

 

Di seguito l’intervista ad Edith Tamagnini. Una donna sammarinese che

si è sempre battuta per l’emancipazione.

D. Che cosa significa

per lei l’8 marzo?

R. É una data importante. Penso che lo sia non solo per me ma per tutte.

Questa data ricorda un percorso di sofferenza e di lotte, sostenute da

molte donne per il diritto al lavoro e a esercitare un ruolo paritario nella

 società. Oggi le sfide sono cambiate ma richiedono ancora molto impegno.

D. In che senso?

R. Le donne hanno un ruolo insostituibile nella famiglia e, purtroppo,

a loro si fa pesare la condizione della maternità, che i datori di lavoro nella

maggior parte non sostengono. In un mondo come quello di oggi, in

cui il precariato è predominante, la conseguenza è che le donne hanno

difficoltà a trovar lavoro e le strutture sociali in favore della famiglia in

 molte località sono scarse. Per fortuna, è cresciuto molto

il senso di responsabilità della famiglia, che si vede più condivisa

tra i genitori, questo è incoraggiante.

La dignità della donna deve essere tutelata attraverso forme

di parità e di equità nelle retribuzioni professionali e nelle chances.

Ho, inoltre un dolore profondo per tutti gli episodi di violenza,

che si verificano sempre più spesso e in maniera drammatica e che riguardano

 soprattutto i più deboli, i più indifesi.

Il mondo dell’infanzia e il mondo giovanile. Un pensiero ovviamente

va anche ovviamente agli anziani vittime di truffe e purtroppo

di violenza. Si tratta di uomini e donne. Battiamoci contro la violenza.

Tanta barbaria è dolorosa e preoccupante.

D. Come vede lei episodi

come le veline, o

le escort?

R. Non le vedo proprio, e non le prendo nemmeno

in considerazione. Anzi credo che tutti dovremmo snobbare questi

fenomeni effimeri di mercificazione del proprio corpo. Per fortuna

queste parentesi non inquinano un percorso intelligente che appartiene

alle donne. Esse sono depositarie di valori veri, non effimeri, vivono

e lavorano con la passione e la dedizione tipiche che fanno parte dell’essere

donna. L’affermazione della donna attraverso il lavoro è, in generale, sofferta

e oggetto di conquiste meritate, dovute alla preparazione e alla professionalità.

D. Lei è l’unica donna

cui è stato attribuito

il premio “Donne protagoniste”

prestigioso

premio sotto il patrocinio

del Presidente della Repubblica Italiana.

R. Ne vado fiera, perché è un riconoscimento che mi è stato attribuito da

chi, nel lavoro, mi ha giudicato sul campo. Però l’ho accettato con umiltà,

condividendolo con tutte le donne che, silenziose e nell’ombra, danno un

contributo; non importa i titoli, ciò che conta è dare.

D. Che pensiero dedica

alle donne, l’8 marzo?

R. Coltivate i sogni, e lottate perché diventino realtà.

Grazie a tutte!

Ho chiesto all’Unesco di finanziare, alcuni anni addietro, un documentario

intitolato “Sono partita all’alba”. Erano le donne che emigravano,

che si adattavano a qualsiasi lavoro nelle fabbriche, che dovevano imparare

una lingua straniera e che spesso vivevano con le loro famiglie divise.

Esperienze di vita molto dolorose e parliamo di pochi decenni fa.

Non c’è bisogno di molte parole. Bastano i fatti. Fatti che conosco bene,

perché tra quelle donne c’era anche mia madre.

D. L e i ha mi l i t a -

to nell’Unione Donne

Sammarinesi per

l’emancipazione e la

parità giuridica delle

donne.

R. Sì, e ne sono orgogliosa. Penso di avere vissuto, con le mie amiche,

grandi esperienze. Ho scritto, insieme a loro, una lettera a Sua Santità

Giovanni Paolo II, che stava per visitare il nostro Paese, nel 1982,

nella quale ci battevamo per l’unità delle famiglie sammarinesi. Mi mancano

molto le mie amiche, Marina Busignani, Emma Rossi, Gloriana Ranocchini,

che poi hanno svolto ruoli di grande prestigio nel nostro

Paese. Le ho perse troppo presto, ma sono sempre con me, ogni giorno.

Dobbiamo rendere loro un profondo e sincero omaggio, nonché ringraziare

per tutto ciò che hanno dato, attraverso i valori, il lavoro, il proprio

ruolo, artistico, sociale e politico. Se oggi abbiamo la parità giuridica lo

dobbiamo a queste donne straordinarie.

D. Lei è ritenuta una donna coraggiosa che,

partita da sola per il Canada, ha sostenuto

un esame molto difficile, portando a segno

con successo l’iscrizione di San Marino nel

Patrimonio dell’Umanità. Dove ha trovato

tanto coraggio?

R. Per me il mio Paese è depositario di un valore universale. Il nostro Santo

mi ha trasmesso una grande forza, ma l’emozione è stata tale e tanta

che per qualche attimo ho temuto un infarto. Ho creduto in questa sfida

fino in fondo. Nei valori bisogna crederci, la forza viene spontanea.

D. Ora la attendono

nuove sfide, giusto?

R. Sì. È quello che ho pensato appena si è concluso quell’esame. Ma

non mi fa paura. Importante è che ci sia la cultura del fare. Basta con i

progetti costosi rimasti nel cassetto.

D. Lei è fiduciosa che il

Centro Storico sia riqualificato?

R. Sì e le istituzioni stanno lavorando per questo. Un ripristino che

 i professionisti operanti nel nostro paese sapranno fare con le debite

competenze, evitando il cattivo gusto, le megalomanie e

soprattutto le consulenze costose e “fumogene”. È vero, il paese

non si può più permettere solo chiacchere. Le risorse che

lo Stato ha devono servire a interventi fatti con responsabilità, cultura e

discernimento. Però, per favore, collaboriamo affinché le strade

si riparino, i beni architettonici siano restaurati, le esigenze di una comunità

siano oggetto di risposte, senza sollevare sterili polemiche e inutili

contestazioni. Quando ho sentito che la casa dei gladiatori a Pompei

era crollata ho avuto un forte dolore al cuore. Spero che quel patrimonio

sia salvato. La missione dell’Unesco a Pompei è già stata fatta e faccio

il tifo per loro Qui sarà fatto ciò che si deve fare. Si sta già lavorando

per questo, con il rispetto dei ruoli e delle competenze. Unesco o non

Unesco, San Marino ha bisogno, da tanto tempo di recuperare

i valori della sua identità e di far sì che il Centro Storico possa

rispondere adeguatamente ai bisogni della nostra comunità

e dei nostri ospiti.

DA LA TRIBUNA SAMMARINESE

 

 
 
 
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