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Sui campi e sulle strade silenziosa e lieve volteggiando, la neve cade.......

Post n°165 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da orgogliosammarinese
 

A scuola …dal NEVONE di DOMENICO GASPERONI

Come un bambino,appoggio il mio naso al vetro appannato. Guardo oltre. La neve cade. E’il nevone. Poi leggo alcune strofe di Ada Negri. Da una sua poesia.

Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade. […]

In mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini,
dorme.

Parole,emozioni,sogni di un mondo lontano. Che non è più il nostro mondo. Provo a dire il perché. Siamo stati derubati dello stupore. Non ci è più compagno di strada quando guardiamo la natura, che ci fa paura. Abbiamo preteso di imprigionarla nella onnipotente (!) razionalità organizzativa, nelle programmazioni strategiche. Nel planning. Immaginate quante riunioni saranno state fatte (credo anche a San Marino) nei giorni precedenti la nevicata, per preparare i vari piani di intervento! Piano A. Piano B. Forse anche il C. La cronaca ci parla dei loro naufragi,come la Concordia.

Qualcuno ha preteso di cancellare dalla grammatica umana la cifra dell’imprevisto. Ha dimenticato che l’uomo è diventato homo sapiens sbattendo giorno dopo giorno contro il nuovo, il mai visto prima. Chiedendosi: cos’è questo?

Ancora. Abbiamo delegato la nostra difesa alla tecnologia. Abbiamo rinunciato alla difesa fisiologica,quella delle nostre mani e delle nostre braccia. Che ci hanno fatto costruire il mondo. E così, non sapendo più lavorare con le nostre mani,la fatica del badile ci ha sfibrato in questi giorni. Specialmente i più giovani. I vecchietti, come me, hanno tenuto bene.

Siamo diventati dei creduloni, adoratori dell’idolo softhware, nei templi del peggior fideismo tecnologico. Illusi che ci sia sempre un programma che giri per noi,che risolva ogni problema. Purtroppo il culto della Dea ragione tecnologica ha spezzato il senso di responsabilità individuale. O comunque ognuno ci chiamiamo fuori. Se qualcosa non funziona, responsabili sono sempre gli uomini, i sacerdoti della programmazione tecnologica. Non si può ammettere una defaillance del mondo onnipotente che ci siamo costruito. Non ci sono attenuanti: imprevisto, eccezionalità dell’evento,impotenza dell’umano. E scattano le esagerate polemiche in tutto il mondo. Come quelle contro il nostro Servizio rotta neve o quelle surreali di Roma. Non per niente i sammarinesi e i Romani sono molto simili. Grassi di assistenzialismo. Noi ci aspettiamo tutto dalla mamma Stato e loro storicamente hanno avuto un protettore: il Papa, il Re, il Sindaco.

Un altro guaio che ci è successo, è l’abbassamento della “soglia del disagio”. Il relè della nostra reazione alla difficoltà è a scatto immediato. Come certi salva-vita dell’ impianto elettrico troppo sensibile. Lo scontento è terribilmente scattante. E cadiamo nel piagnucolismo. La capacità di tener duro e provare di cavarsela da soli, è scarsa.

Siamo tutti un po’ vittime del nostro mondo razionalizzato e robotizzato. Ma c’è una vittima più vittima della razionalità programmatrice. Il povero,il debole,l’emarginato. Loro hanno da offrire solo la marginalità. Variabile non significativa nei diagrammi dei grandi calcoli statistici. Alcuni non hanno ricevuto nemmeno la dignità di un nome proprio. Quelli che senza un minimo di pudore ( come i fanno i notiziari Tv e i giornali), chiamiamo senzatetto, barboni, clochard. Sono fantasmi tutto l’anno, salvo riapparire nei generosi pranzi di Natale o quando il freddo li uccide, come quelle migliaia in tutta Europa. Quella Europa che avrebbe radici cristiane !

Il mio pensiero positivo, nonostante tutto, mi avvolge. E termino con due riferimenti che accendono una luce. E’ stata straforte e bene augurante l’ incoscienza di quei giovani sammarinesi che si sono tuffati giù dai terrazzi nei pagliai di neve. Come è in controtendenza la battuta di quel simpatico montanaro di Sant’Agata Feltria, che in Tv dice: “noi una neve come quella di Roma, ce la puliamo con le ciabatte”! Spia di una saggezza umana non ancora perduta.

Tutto d’intorno è pace,
chiuso in un oblìo profondo,
indifferente il mondo
tace.

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