Creato da ORO4EVER il 02/01/2011

ORO'S BLOG

MY LITTLE, BIG WORLD

 

 

Obsession.

Post n°24 pubblicato il 03 Maggio 2011 da ORO4EVER

Piccola dolce Arianna. Una amica improvvisa, imprevista, inaspettata, come un regalo. Una amica 'femmina' dopo anni di militanza con il sesso opposto, soprattutto nelle amicizie e nella professione. Tu così femminile seppure determinata. Ci siamo conosciute attraverso il web. Veramente una bella sorpresa nel mio 2003 tormentato e tempestoso. Devo dire grazie ad internet per averti conosciuta. quante volte te l'ho detto, quante volte imbarazzata mi hai risposto: ' ma dai, stupida!'. e mi vuoi bene anche tu. Perchè queste righe le ho 'intitolate' 'obsesion' (... no es amor lo quie tu siente, se llama obsesion. Una ilusion de tu pensamiento....).

Dai, lo immagini il perchè:  quando andiamo a ballare, appena suonano il tormentone dell'anno, ci guardiamo, ridiamo come due ragazzine (quante volte abbiamo festeggiato i nostri primi venti anni?) ci alziamo e ci buttiamo a ballare, noi due. Cavoli come sei elegante. Saranno le lezioni di danza del ventre, sarà la tua classe innata che tu con la tua solita modestia ed ingenuità non ammetti... mah, ci divertiamo. Anche con Bruna. Perchè la prendete in giro quando parlo e lei, assolutamente 'interessata' annuisce? Forse perchè è ipnotizzata dalle mie cretinate e in realtà dorme con gli occhi aperti per non dispiacermi?

Tu lo sospetti... ormai ti vedo ... socchiudi gli occhi nocciola, tiri indietro la testa e cominci a ridere sonoramente .. in maniera contagiosa. Io e Bruna ti guardiamo stupite.. io forse mi sento un pò più fessa del solito, ma so che non mi prendi in giro. "Siamo fatte così.... dolcemente emozionate....". Lo dice anche la Fiorella Mannoia. Bella, carina davvero . Alta bionda sinuosa. Certo mi piacerebbe essere un pò più alta, come te. Ma forse ci assomigliamo, anche se complementari. Io, irruenta, invadente, chiacchierona, casinara nel senso più sexy del termine. Tu, che riesci ancora a stupirti per le mie idee (rammenti quando nel bagno della discoteca, per fare uscire prima una ragazza, io  ho bussato e ho detto: aprite, è la questura!Lei è scheggiata fuori, spaventata e io  - serissima - sono entrata, come se nulla fosse .. .. e tu a ridere come una matta... io altro che 11 anni quattro volte! ;-), doce, tenera riflessiva, mi riporti sempre alla ragione anche quando la ragione mi fa male. Sei tu che mi dici: lascia perdere il tuo cuore per Gianni. Lascialo andare per la sua strada. Ormai sai come stanno le cose. Ti fai male da sola; ti ho ascoltato, dolorosamente, ma forse per la prima volta ho seguito il pensiero di una persona che mi vuole bene. Bionda piccola cucciolotta. Ti auguro tutto il bello che meriti. Le persone come te, mi mettono addosso una umanità che spesso mi ha abbandonata .. Grazie al web, qualcosa di bello, oltre al mio sito (sic!), è riuscito a farlo!!!

Ti abbraccio forte, anzi - ora - ti telefono: non ti sento da due giorni!

P.s.: ricordati che alla prox non potrò mettere la 'minigonna inguinale' perchè sono ingrassata 3 chili

(però almeno mi sono aumentate le tette :-))!!!!

 
 
 

SE L'ARTE E' RUMORE.

Post n°23 pubblicato il 11 Marzo 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Era un pittore.
Se ne andava per giorni, in giro con una tavolozza, e due colori.
Rosso e Blu.
Si diceva pittore, e camminava in silenzio, con ai piedi scarpe bucate, scarpe con la suola mangiucchiata, e un cappello che cadeva sugli occhi.
Nessuno sapeva di che colore fossero.
Lo chiamavano "il Pittore", e gli sorridevano quando passava.
Ma nessuno fu mai certo di essere guardato. Eppure continuarono a sorridergli.
Era pittore. E nient'altro.
Era pittore senza essere altro. Era un pittore, che di nome si chiamava Pittore e di cognome anche, che sapeva di vernice, e non aveva odore. O forse la vernice si era mangiata qualsiasi odore.
Che la notte pensava, e i pensieri erano ovatta, e lo vedevi, seduto in un angolo, su una panchina, che aveva verniciato di Rosso e di Blu.
A metà esattamente, con un righello. Simmetria.
A volte muoveva le labbra, sembrava volesse parlare.
E tutti, nel Paese, si giravano a guardarlo, ogni volta.
Ma lui tossiva senza far rumore.
Era cosi silenzioso, che si sentiva quando arrivava.
Ed era cosi solo che lo consideravano tutti.
Era un pittore,
che stava giorni dietro la sua tavolozza, e nessuno vedeva il disegno.

Era Musicista.
Se ne stava per giorni in casa. E suonava 88 tasti.
Bianchi e Neri.
Si diceva musicista, e camminava sui tacchi, che risuonavano secchi. Tacchi da donna,
tacchi lucidi, e con i capelli al vento.
Erano Biondi.
La chiamavano Rebecca, e inchinavano la testa quando passava.
Lei rispondeva ridendo.
Era musicista, e tanto ancora.
Era ricca e bella, giovane ed elegante. Si chiamava Rebecca Marì di nome, Senasi D'Arpe di cognome.
Profumava di Chanel.
La notte ballava vestita di minigonna, e il giorno respirava graziosa, chiacchierando e ridendo, La vedevi dalla starda, seduta al piano. Un piano nero.
Si sedeva, sempre sulla destra dello sgabello, piegata in avanti. I muscoli tesi, i tendini allungati.
Disordine.
A volte restava in silenzio, per ore. Pensava, e nessuno la disturbava.
Era cosi bella, che era difficile non notarla.
Era cosi profumata che era difficile non sentirla.
Aveva cosi tanti amici, che spesso si sentiva sola.
Era una musicista che passava ore a suonare,
e che tutti ascoltavano ammirati.

Si incontravano.
Cammianvano su lati opposti della starda.
Due marciapiedi. Due persone.
Lui era pittore, ma non sapeva dipingere.
Lei era musicista, e sapeva suonare.
Lei, aveva toccato sin troppi tasti, 88.
Lui aveva gli occhi bassi, e guardava il mondo, respirandone l'anima più di chiunque,
lei aveva lo sguardo fiero, di chi vede la bellezza, anche negli angoli impolverati, quelli in cui ci sono peli di gatti e cicche di sigarette.
Era mattina, quando lui attraversò la strada.
Cercò le strscie pedonali.
Pensò che forse con il suo righello avrebbe potuto dipingere anche quelle.
Magari sotto la panchina.
Sarebbe stato un modo per far capire che era in movimento.
Era vivo. Un uomo, non un'ombra. Dinamicità.
Attraversò la strada, facendo rumore.
Ad ogni passo il tallone faceva rumore sull'asfalto.
Nessuno se ne accorse.
Eppure attraversava con la solennità di un soldato al giuramento,
di una sposa verso l'altare.
Rinascita. A volte è rumorosa, e più suona e più promette.
E questa volta suonava decisa e delicata come un "DO" di Beethoven.
Era un attraversamento verso la giovinezza, verso il profumo, verso la vita.
Arrivò davanti a lei.
Le sue pupille guizzarono nei suoi occhi.
Cosi decise da far male.
Il Pittore disse "CON PERMESSO"
E verniciò le labbra di lei di rosso.
Era la seconda volta che impugnava un pennello, dopo la panchina.
Lei sorrise.
E lo prese per mano.

 
 
 

UN VIAGGIO, UN DESTINO.

Post n°20 pubblicato il 11 Marzo 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Altra alba, un altro giorno inizia e sono in ritardo. Ma ritardo per cosa?
Mi arrendo alle mille cose da fare e comincio a pulire, non finisce mai la polvere e ho fretta, domani sarà ancora lì ad aspettarmi, come un velo che offusca tutto.
Apro l'armadio e butto un occhio alla finestra, naturalmente a cipolla " Che tempo, riusciremo a mettere i sandali e a non bagnarci i piedi fino a sera? " penso, mentre scelgo pantaloni e maglietta, una giacca non si sa mai!
Come se fossi sicura che il cielo sarà anche oggi variabile come sempre, mi butto la giacca sulle spalle ed esco correndo quasi.
Oggi è un giorno importante visto che prendo il treno che mi porterà finalmente a conoscere Flavio.
Mesi che ci scriviamo, ci sentiamo ed ora ci conosceremo!
Spero solo di non deluderlo ma credo che anche lui provi la stessa trepidazione, è normale quando il conoscersi dovrebbe confermare le sensazioni che ci hanno coinvolti per tutto questo tempo.
In stazione c'è un insolita confusione, ritardi che ormai sono all'ordine del giorno solo che non toccano le persone che di solito non viaggiano, poveri pendolari, io sono già nervosa e viaggio raramente spostandomi in treno.
Faccio il biglietto e l'addetto lo sbaglia " Per favore, me lo controlli, sono in ritardo e rischio di perderlo! " il suo viso si stizzisce ma che ci posso fare se non capisce niente, in fin dei conti ha sbagliato lui e se la prende con me?
Finalmente ho il biglietto giusto per il treno che quasi, quasi parte, una corsa ancora e poi...
Mi accomodo e appoggio tutto nel sedile di fronte, c'è poca gente a quest'ora essendo sabato mattina e le galline si sono appena alzate.
Sono un pochino nervosa " Chissà perché " penso " in fin dei conti sono quasi innamorata! Ma datti una calmata, altrimenti rischi di prendere una porta in pieno viso, aspetta e non fasciarti la testa, ci siamo quasi e devi solo attendere".
Ascolto il mio mp3 e intanto sorrido, il controllore si avvicina e preparo il biglietto
" No grazie, ho visto che lo ha obliterato di corsa prima di salire ".
Lo guardo con un punto interrogativo sul viso probabilmente, perché sorride " Solo una curiosità, se può e vuole dirmelo, dove sta andando? ".
Lo fisso negli occhi e noto sincerità, niente mi fa pensare che sia un impiccione, allora perché questa domanda e rispondo tranquillamente " Vado a Brescia, ho un appuntamento con una persona".
" Sa, faccio questo lavoro da tantissimo tempo e raramente mi capita di osservare un viso che sorride e canta con gli occhi pieni di luce. Si vede che è felice, volevo solo sincerarmi che fosse serena e farle sapere che ha rasserenato la giornata anche a me! ".
Un ennesimo sorriso mi tocca i lobi, è bello incontrare persone che sentono, percepiscono le anime delle persone, ti senti meno sola e la fiducia nella vita aumenta.
" Grazie! Le auguro una bellissima giornata piena di Sole dentro, perché fuori quasi piove ".
E nel frattempo sono arrivata!
Aiuto! Devo scendere e se...?

 
 
 

UNA TAVOLA … DA FAVOLA

Post n°16 pubblicato il 01 Febbraio 2011 da ORO4EVER

Cenerentola era stanca di stare in cucina a rassettare e partecipare alle feste nel palazzo del principe. Non ne poteva più di scarpette di cristallo che puntualmente perdeva….

Portava il numero 34 e – come sempre  - nella solita favola le davano il 36. Era giunto il momento di cambiare fiaba. Una mattina preparò la colazione alla matrigna e alle sorellastre, che nel frattempo avevano deciso di trasformare la vecchia casa in un “bed & breackfast”.

Poi mandò una e-mail al Principe Azzurro che diceva più o meno così:

”Caro Principe, ho deciso di andare in un’altra fiaba. Organizzi troppe feste, tutte quelle aranciate da bere, quei tramezzini che hanno lo stesso sapore…. E poi la musica! Compra qualche cd nuovo! Comunque, con questo non voglio dire che non sei un bel principe azzurro, anzi, forse sei il migliore di tutti.Quello di Biancaneve addirittura la lasciava con sette nani e poi in una bara di cristallo…. Vabbè, io vado. Ti scriverò una e-mail appena troverò un internet point. Ciao.

Tua Cenerentola.”

E così, zaino in spalla, scarpe da ginnastica, se ne andò.

Entrare in un’altra favola non era impresa facile: come in tutte le prove, forse anche quelle che scandiscono i momenti della nostra crescita e il passaggio nel mondo dei grandi.

Il portale delle fiabe era lì. Bastava trattenere il respiro per un attimo, chiudere gli occhi e lasciarsi andare. Via! Un brivido nella schiena ed era già dall’altra parte.

Certo, ma quale favola scegliere…. C’erano delle icone, rappresentanti disegni teneri, misteriosi, o da ‘paura’. Insomma, non c’era che l’imbarazzo della scelta. Cenerentola fu attratta da una tavola a colori vivi. Animali di ogni tipo, messi insieme anche se poi nella realtà – insieme – non si sarebbero mai ritrovati.

Un elefante di un bel blu come piaceva a lei, zebre e uccelli non ben identificati. Un cervo. Ma perché stanno scappando? Cenerentola sente che deve fare qualcosa.

La mano appoggiata alla tavola…. e come succede solo nelle favole, cioè per magia, eccola dentro.

Il panorama non è poi così interessante come pareva dal disegno, ma tant’è, ormai c’è. Perché scappano tutti gli animali? Oddio!! Un drago, enorme, sputante fiamme e vapori, con tanto di ali che gli permettono di volare e planare tutt’intorno. Un uccellino in fuga vede Cenerentola e le grida: ‘scappa finchè sei in tempo, mettiti al riparo!’. ‘Perché mai?’ risponde Cenerentola.

‘Ma come, non lo sai? Il feroce drago tiene prigioniero un principe, e adesso è arrabbiato perché noi animali delle favole abbiamo tentato di liberarlo, ma purtroppo non ci siamo riusciti’.

‘Ma dov’è questo principe prigioniero?’ chiede Cenerentola. ‘Laggiù in quel castello, ai margini della foresta’ (in quasi tutte le favole c’è una foresta).

Cenerentola sente che non può tirarsi indietro dal provare a liberare il principe, e inizia a pensare come fare.

Vediamo un po’ cosa c’è nello zaino. Mmmmhhh. Cioccolata, fermagli per capelli, gomme da masticare.

Trovata la soluzione! Inizia ad incamminarsi verso il castello con un piano in testa. Intanto il drago, lasciata perdere la corsa dietro agli animali si accorge di Cenerentola! Un bel guaio, pensa la ragazza…. Prende tutte le gomme da masticare ed inizia a gonfiare un pallone. Sempre più grande, fino a farlo diventare una mongolfiera. Cenerentola inizia ad alzarsi da terra ed in breve – aiutata dal vento – si avvicina al drago. Con gli elastici che usava per tenere legati i capelli ‘inventa una fionda’, con la quale inizia a lanciare pezzi di cioccolata al drago. Non tutti i draghi delle favole sono insensibili alla cioccolata, e questo probabilmente tanto diffidente non era…. Vedendo quella nuvola in volo che dispensava un così dolce regalo, si ferma ad assaggiarlo. Ecco, pensa Cenerentola. Questo è il momento di andare a liberare il principe. Grazie alle scarpette (non di cristallo per fortuna) ma da ginnastica, velocemente entra nel castello del drago (ancora intento ad ingozzarsi di cioccolata).

Il principe era in un sotterraneo, disperato, sembrava che piangesse.

Ma che sorpresa per entrambi!

Cenerentola riconobbe il suo bellissimo Principe Azzurro! Era proprio lui!

Senza fiatare lo prese per mano e scapparono dal castello del malefico (e goloso) drago.

La mongolfiera fatta di gomma da masticare era ancora lì che li aspettava.

In un volo raggiunsero il portale che separa le favole tra di loro.

Chiusero gli occhi, un bel respiro, e lo oltrepassarono.

Cosa accadde in seguito? Ma provate ad immaginarlo! Vissero felici e contenti....

 

 

 

 

 

 
 
 

LE MIE PASSIONI

Post n°15 pubblicato il 01 Febbraio 2011 da ORO4EVER

 

tutto quello che è insicuro

tutto quello che non è adesso

tutto quello che è scuro

tutto quello che è triste

tutto quello che è lento

tutto quello che è in movimento

tutto quello che non esiste

tutto quello che mi piacerebbe esistesse

tutto quello che fa paura agli altri

tutto quello che è proibito

tutto quello che mi proibiscono

tutto quello che non è ovvio

tutto quello che non fa del male a qualcuno

tutto quello che a volte mi piace di te

 

 
 
 

I CAMPIONI D'INVERNO SIAMO NOI!

Post n°14 pubblicato il 09 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Milan milan solo con te
Milan milan sempre per te

Camminiamo noi accanto ai nostri eroi
Sopra un campo verde sotto un cielo blu
Conquistate voi una stella in più
A brillar per noi
E insieme cantiamo

Milan milan solo con te
Milan milan sempre per te

Oh oh oh oh oh
Oh oh oh oh oh oh oh oh
Una grande squadra
Sempre in festa olà
Oh oh oh oh oh
Oh oh oh oh oh oh oh oh
Oh oh oh oh oh
E insieme cantiamo

Milan milan solo con te
Milan milan sempre per te

Con il milan nel cuore
Nel profondo dell'anima
Un vero amico sei
E insieme cantiamo

Milan milan solo con te
Milan milan sempre con te

Oh oh oh oh oh ...

 
 
 

SOTTO CONTROLLO.

Post n°13 pubblicato il 09 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Al supermercato porsi, come al solito, la tessera fedeltà. La cassiera passò tutti gli articoli, uno a uno, come al solito. Lo scontrino si concludeva con il solito saluto a mio nome. Ma cominciava a seccarmi che il sistema informatico del supermercato memorizzasse e tenesse traccia di tutti i miei acquisti, alcuni dei quali rivelatori di chissà che cosa o potenzialmente imbarazzanti: assorbenti, preservativi, shampoo antiforfora... Tornando a casa – carica come un asino – pensavo ad un ‘grande fratello’ versione supermercato: un’entità in grado non solo di sapere chi sono attraverso ciò che acquisto, ma anche di sapere le frequenze di molte mie azioni, comportamenti, bisogni… ad esempio se in un mese acquisto più di tre barattoli di nutella, significa che sono assolutamente bisognosa di affetto.

E magari è anche in grado di capire che per un anno non l’ho mai acquistata. Si domanderà il perché. Potrà arrivare a capirlo benissimo, perché all’epoca acquistavo prodotti alimentari per due persone: cioè vivevo con Davide. Poi Davide se ne è andato e io ho iniziato ad ingozzarmi di nutella per dimenticarlo… stupida che sono… non è possibile che la cassa di un supermercato collegata a chissà quale terminale sia in grado di arrivare a tanto. Ma resto come incollata a questo pensiero: e se d’avvero qualcuno fosse in grado di conoscermi così profondamente fino ad analizzare i miei comportamenti attraverso uno scontrino del supermercato?

So per certo che ci sono degli studi sui comportamenti sociali che partono da ricerche di marketing finalizzate a conoscere i consumatori, targhetizzandoli non solo per sesso, età, fascia sociale, livello culturale ecc., ma estrapolando i dati attraverso gli acquisti fatti e alle frequenze con cui viene comperato un prodotto piuttosto che un altro. Per fortuna ho altro da fare nella vita, ma il pensiero di essere in un database a mia insaputa fa alzare la testa al mio spirito ribelle che non accetta condizionamenti, nei limiti di ciò che può desiderare uno spirito libero.

Riprendo i miei libri di sociologia, sfoglio qualche articolo su riviste di marketing research e prendo la mia decisione: da domani inizio a fare la spesa dalla lattaia, la signora Sara. Ritorno dal macellaio in piazza e recupero la botteguccia di drogheria che stava per chiudere qualche anno fa dopo l’apertura del nuovo supermercato. Se faccio la spesa nei negozi vicino a casa sono certa di passare per ‘una dei tanti’. Niente scontrini collegati a computer, niente ‘grande fratello informatico’ che può arrivare a capire cose che nemmeno io conosco di me. Certo! Non avranno più i miei dati!

Infatti stamani sono passata dal fornaio; non ci ero mai entrata: ho comprato il pane e una brioche. Al momento di pagare il panettiere mi chiede: “non vuole anche questi biscotti al cioccolato? Li ho appena sfornati! Dovrebbe mangiare di più, lo sa signorina? Non vorrei impicciarmi, ma da quando il suo fidanzato se n’è andato lei è dimagrita molto” … cavoli, ma come fa a sapere queste cose? Che faccio, torno al supermercato a fare la spesa? Devo stare tranquilla … devo solo tenere la situazione sotto controllo …

 
 
 

DIGITAL CAMERA.

Post n°12 pubblicato il 09 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Di ritorno dalla gita, collegai la fotocamera digitale al pc e, pian piano, sul display, vidi le foto in preview… mi distraggo un attimo per cercare gli occhiali. Ma quelle che compaiono sul mio pc non sono le foto che ho scattato durante il week end. Caspita! Ma quella chi è? Una splendida ragazza sorride al mio obiettivo: scorro una foto dietro l’altra.

Ogni scatto un sorriso, uno sguardo dolce, una posa sensuale. Questa ad esempio è bellissima: un primissimo piano con il vento nei capelli biondi e quegli occhi nocciola come fossero di velluto che mi guardano con tenera malinconia. Ma cosa  può essere accaduto? Guardo la macchina fotografica. Senza dubbio è la mia. Non riesco a darmi una spiegazione.

Passo tutta la sera a guardare e riguardare quelle immagini e durante la notte mi scopro a sognare quella splendida creatura che ha posato per me. Unicamente per me…. Fino a non accorgermi che il sonno prende il sopravvento. Come un tuono nel cielo dei miei sogni, all’improvviso il telefono suona facendomi sobbalzare: “pronto, Luca?” “si sono io, chi parla?” “ciao sono Max, scusami se ti chiamo così presto, ma ieri alla gita abbiamo scambiato le compact flash delle fotocamere, ricordi? Oggi devo consegnare il mio servizio fotografico all’agenzia, con quella modella sono sicuro che riuscirò a fare un ottimo lavoro, non posso perderlo!”. ”Ok Max passa pure da me quando vuoi, ciao”. Max, fotografo professionista, mi hai rubato un sogno …

 

 
 
 

ANGOSCIA.

Post n°11 pubblicato il 09 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Mi tormenta. Da diverso tempo. Angoscia per cose che non esistono, angoscia immotivata se vista dopo o dall'esterno. Ma vorrei che qualcuno si trovasse al mio posto quando mi prende. Non c'è via di scampo. Angoscia. Tento di usare qualunque magia in mio possesso per affrontarla, ma alla fine, inesorabilmente, vince lei. Così passo le mie notti a pensare a lei con la mia birra in mano. [è appena successa una cosa che potrei definire incredibile: guardando fuori dalla finestra ho visto planare sulla copertura del mio balcone un Gufo. Sono corsa fuori incredula e ho cercato di guardar su. Il Gufo (accidenti un gufo sul serio) è volato via ed ha iniziato a nevicare. In quell' istante. Nevica ancora. Ed io resto stupita.] Le mie notti. Ascoltando le canzoni sempre le stesse o quelle nuove, ed i miei sogni ricorrenti. A volte penso che non dormire sia LA soluzione, ma in fondo non so se sia peggio l'Angoscia dei miei incubi. Non mi resta che il mio aiuto artificiale al sonno, anche se la mattina, poi, non è così semplice darsi delle risposte alle domande della notte. Sono stanca quel che basta per partire anche ora verso quel 'lontano' che mi vibra dentro. Poi ho anche il coraggio di domandarmi perchè nessuno associa a me l'idea di manifestazioni di affetto. Ho anche il coraggio di chiedermelo. Mi sembra la cosa più normale. Meglio lasciarli credere. In fondo, semmai sotto ci sta davvero un cuore che batte, che sia privilegio di pochi. Quindi, mia cara Angoscia, smettila. Smettila. Smettila. Smettila. O sarò costretta ad azioni incongruenti.

 

 
 
 

PAROLE MAI SCRITTE.

Post n°10 pubblicato il 09 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Risalì dalla lavanderia. Era tardi e si sentiva stanca, però la sua giornata non poteva finire così. Si era occupata di tante cose, per sé e per altri, ma il suo pensiero era rimasto fisso su quello che più le stava a cuore, la verità. Ne aveva fatta una ragione di vita, nella verità sapeva di poter vivere, anche se a volte per trovarla doveva scavare tanto che la testa le doleva.

Pensò di scrivere un breve messaggio, che avrebbe stimolato una conversazione, ma, e se non avesse avuto successo? …se ad una domanda non fosse arrivata una risposta bensì un’altra domanda, come avrebbe ripreso le fila del suo discorso?

Forse una breve lettera sarebbe stata sufficiente a spiegare cosa provava, ma tante erano le parole che si affollavano nella sua mente, si scavalcavano, ritornavano in primo piano per poi dare spazio ad altre nuove che si accendevano ad intermittenza come lampadine di una decorazione natalizia e che volevano primeggiare, io, io, io!, che decise di buttar giù dei pensieri per poi raccoglierli in una sequenza che fosse comprensibile al suo interlocutore. Lui era molto abile con le parole, e lei doveva fare attenzione a come si esprimeva.

E se avesse scritto in italiano? Per motivi che non conosceva e che non aveva mai pensato di investigare a fondo, le veniva più facile scrivere in quella lingua acquisita che nella sua lingua madre. D’altra parte, se il suo scopo era trovare la verità, avrebbe fatto meglio ad usare un linguaggio comune: aveva imparato a caro prezzo che anche la più sottile sfumatura linguistica può cambiare lo spirito di una frase e non voleva rischiare di essere fraintesa.

Una sigaretta l’avrebbe aiutata a scrivere la prima parola, quella più difficile ad uscire, come il  tappo di una bottiglia di champagne che blocca bollicine esplosive e se ne accese una, mentre il pensiero di mettere nero su bianco le faceva venire il batticuore. Un conto è pensare, si disse (anche se era convinta che i pensieri non si dissolvono dopo esser volati via dalla mente…), e un altro è scrivere; l’idea di una parola che si srotolava, lettera per lettera, davanti ai suoi occhi le dava un senso di ansia: poteva  sempre cancellarla, no?... sostituirla, ma l’occhio avrebbe inesorabilmente trasmesso quella parola al cervello, dandole un senso di indelebilità.

L’orologio non è amico di chi scrive, scandisce i minuti come bugie, e invece di un’ora ne sono passate due, tre, la mano è indolenzita e aggiunge pena al faticoso lavoro di comunicare. Avrebbe voluto lasciar perdere tutto, spegnere la sigaretta, le luci, la mente, il cuore e andare a letto, ma si sa, un tarlo che ricerca la verità non si assopisce tanto facilmente e trascina nella sua insonnia chi invece cerca solo pace. Da molte notti ormai non dormiva bene, il suo viso tradiva la mancanza del riposo di cui aveva tanto bisogno e un amico poco discreto le aveva chiesto se tutto andava bene.

Ma certo, va tutto meravigliosamente, ho solo perso un po’ di peso e si sa, il viso ne soffre per primo!... E la sua verità, a chi poteva dirla, se non allo specchio della sua camera che la conosceva tanto bene? Lui non aveva bisogno di molte spiegazioni, avrebbe capito la sua malinconia se solo si fosse decisa a confessargliela… Una volta, tanti anni prima, si era trovata in una città straniera, sola, nel giorno del suo compleanno. Si era seduta su una panchina, accanto ad una donna di colore che la guardava con occhi buoni, ma con cui non avrebbe potuto comunicare. Aveva ricambiato il sorriso gentile e si era messa a fissare il selciato, frugando nella sua testa come se fosse un vecchio baule dimenticato in soffitta alla ricerca di una parola, almeno una, da offrire all’unica persona che quel giorno avesse notato la sua esistenza.

E nel cerchio disegnato dal suo sguardo, dondolando la testina avanti e indietro, era entrato un piccione, coi suoi occhietti rossi e indiscreti, il petto gonfio e un’impeccabile divisa di piume grigie che lo faceva sembrare il portiere di un albergo di lusso… e senza accorgersene, lei aveva cominciato a parlare alla creatura, prima con qualche timido suono e poi più articolatamente fino a confidargli che quel giorno compiva gli anni, che non aveva nessuno con cui festeggiarlo e che se avesse potuto avrebbe condiviso le briciole di una torta che nessuno aveva preparato per l’occasione. Con lo specchio avrebbe fatto lo stesso, qualche smorfia, tanto per rompere il ghiaccio e poi il fiume inarrestabile delle sue emozioni.

La terza sigaretta si stava consumando nel portacenere, mescolando il suo aroma a quello dell’incenso che si dissolveva lentamente nell’aria e il foglio era ancora bianco, la mano stretta su una penna arida che quella sera non se la sentiva proprio di cooperare, neanche con uno scarabocchio, un geroglifico, un simbolo: forse così era nata la scrittura, dalla voglia prorompente di esternare un sentimento, una gioia, un dolore e a questo pensiero, lentamente, la mano aveva cominciato a muoversi, un piccolo cerchio e poi un altro e un altro ancora, uniti ma individuali, come pensieri e lettere di parole mai scritte.

 
 
 

LA "U" MAIUSCOLA.

Post n°9 pubblicato il 07 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Cerco lUomo, con la U maiuscola.

Difficile trovarlo.

Difficile tenerlo con me.

Leale, coraggioso, onesto, sincero e tenace. Con la voglia di non perdermi, con la consapevolezza del non dare nulla per scontato.

Come penso di essere io.

Ma intorno, vicino, purtroppo vedo solo uomini con la u minuscola.

Umanità.

Lunica paura che hanno è quella di perdere la chiave che chiude la porta dei loro pensieri. Pensieri indivisibili, pensieri che dividono. Così è stato, così sarà.

 

 
 
 

RITORNO NEL SOLE

Post n°8 pubblicato il 07 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Anche questa volta vengo accolta dal solito vento caldissimo. Salutata da quel cielo che riconoscerei tra mille: terso, luminoso, impossibile da sostenere per i miei occhi troppo chiari se non protetti con gli occhiali da sole; impossibile da sostenere come lo sguardo di un uomo troppo bello che sta guardando solo me. Non è la prima volta che faccio questo viaggio. L’ho fatto decine e decine di volte, ma anche ora, già dall’aereo guardo il mare e mi emoziono come la prima volta che l’ho visto: il blu intenso interrotto a piccoli tratti dalla schiuma candida delle onde e da qualche imbarcazione. Rivivo ancora il paesaggio dell’interno visto sempre dall’alto. Le rocce assetate, dipinte con i toni bruni che solo quella terra può colorare. Sparuti cespugli di verde cupo e strade che ancora adesso, a distanza di vent’anni dal mio primo viaggio, non possono chiamarsi vere e proprie strade. Ma la Grecia è così: se la vuoi la devi prendere e non pretendere. Scendo dall’aereo, l’aria è bollente e quasi mi stordisce, il vento mi fa volare i capelli sul viso e sorrido. Il mio compagno di viaggio vuole tornare indietro, comincia a dire che se il clima è questo, per lui il viaggio in Grecia è già terminato … sorrido di cuore al suo capriccio e al fastidio dell’escursione termica da lui mal sopportata tra l’aria condizionata dell’aereo e la temperatura trovata sulla pista di atterraggio dell’aeroporto. Probabilmente vedendo che - differentemente da altre situazioni possibili causa di discussione - non gli rispondo, smette di lamentarsi e mi segue. Lo so che sono in vacanza con lui, ma egoisticamente rivivo per poco, da sola, quello che ho voglia di rivivere per conto mio. E’ come se tornassi a casa. Dopo tanti anni. Non sono Ulisse in versione femminile, e Penelope (in debita versione maschile) quando esisteva, non è rimasto a ‘tessere la tela’ a lungo, dopo la mia partenza. Ma è stato un sentimento comunque forte e importante, che mi ha fatto crescere, che mi ha regalato un passaporto virtuale ellenico, diventando una di loro anche se a quel tempo non mi importava. Parlare la loro lingua, mangiare quel cibo così diverso dalle mie abitudini; se dovessi descriverlo a colori avrebbe i toni del rosso dei pomodori, del verde quasi bruno delle olive, del bianco del formaggio (la féta), dell’argento delle sardine (che mangiavo fritte in gran quantità!) …Vivevo con loro, con i loro costumi, imparando che è bello fare festa anche quando non c'è occasione, ballare e bere oùzo, non dare importanza al tempo che passa: tanto passa comunque. Far passare tra le dita il 'passatempo' greco, il koboloy. Quello strano oggetto più o meno prezioso a seconda dello 'status' e dall'anzianità di chi lo possiede. Ho ancora negli occhi gli anziani seduti nelle taverne a bere oùzo, giocare a tavli e nella mano libera, l'immancabile koboloy. Ne ho avuto uno anch'io e lo usavo per tenermi compagnia. Adesso ne ho acquistato uno e lo uso come 'antistress'. Ricordo con tenerezza la loro incondizionata ospitalità, il caldo anche quando fa freddo. Vent’anni dal mio primo viaggio in Grecia. Vent’anni fà avevo vent’anni; il sole è sempre quello, come anche il mare. Venti anni fa cosa volevo per me? Quali erano i sogni per il mio futuro? Non mi ricordo, probabilmente nulla. Anzi ne sono quasi certa: il mio modo di essere in quel periodo era quello: non desideravo nulla, mi bastava quello che arrivava ... . E adesso? Vorrei tutto, desidererei vivere tutto. Dalla vita ho avuto tanto, lo so; rispetto a tanti, molto e forse anche immeritatamente. A volte mi sento così profondamente egoista … Dovrei solo raccogliere questi raggi di sole che arrivano sul mio corpo. Prenderli tutti come per potermi ricaricare. Guardare avanti,come vent’anni fa, mai indietro e non avere aspettative. Così se capita qualcosa di bello è una sorpresa inaspettata e se qualcosa non và per il verso giusto, vabbè, ci riprovo...

 
 
 

SEI ANDATO VIA. 5 GENNAIO 1997

Post n°7 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da ORO4EVER
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Te ne sei andato all’improvviso, senza dire nulla, probabilmente lo sapevi che prima o poi avresti fatto questo passo, ma non quella mattina … e adesso io sono qui. Fa veramente freddo, ma me ne accorgo solo per via della neve che resta ghiacciata e dura sotto i miei passi. Che dire. Volevo raccontarti ancora tante cose, dirti che ti ho sempre voluto bene, raccontarti di quanto mi sentivo importante quando, raramente, i nostri corpi erano vicini e si sfioravano; quando le tue mani grandi prendevano le mie più piccole. Dirti di quanto mi è mancata quella confidenza di fisicità di cui per un certo periodo ho avuto bisogno. Non mi hai mai detto che ero brava e che eri orgoglioso di me, ma io non ti ho mai nemmeno raccontato dei miei sogni, dei miei desideri, dei bisogni che potevo avere. Te ne sei andato, in silenzio, senza disturbare nessuno. Lasciandomi sola in un vuoto incolmabile. E quella sera a piangere di nascosto sotto la doccia, per non farmi vedere da tuo nipote. Quanto vi siete amati, papà, quanto ci manchi. Come faccio a dirti che ho un disperato bisogno di te. “Ho voglia di mio padre, della sua presenza”. Te ne sei andato papà, quella mattina l’elicottero dell’ospedale ha cercato di superare il tempo per salvarti, ma non ce l’ha fatta. E cosa faccio da sola? Anche se tra di noi non c’era un dialogo fatto di piccole cose interiori, profonde e reciproche confidenze quando eri vivo, senza sforzo sono riuscita a costruirlo adesso. Tutti i giorni sei nei miei pensieri, sei con me; ti chiedo consigli come non ho mai fatto quando eri vivo, ti accarezzo virtualmente, come non ho mai fatto realmente. Ti chiedo aiuto quando il mondo mi abbandona. E - paradossalmente - tu ci sei. Finalmente, solo per me. Ma posso dirtelo solo ora, con un peso nel cuore per non averlo fatto quando eri qui: ti voglio bene papà … non abbandonarmi.

 
 
 

LA LETTERA CHE NON LEGGERAI MAI.

Post n°6 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da ORO4EVER
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E' proprio un novembre strano quest'anno a Milano. I mesi mi sono volati sopra senza che me ne accorgessi.... e fra poco sarà Natale.

Beh, ormai lo sai come la penso a riguardo delle feste comandate: mi sento male. I ricordi di una famiglia che non c'è più, i pensieri che vanno a te, quando eri piccolo e non mi faceva così male pensare che stavamo insieme durante le vacanze, andare per negozi a cercare i regali per tutti. Rammenti che bello quando scrivevamo tutti i bigliettini?

Con matite e pennarelli, uno diverso dall'altro. Wow, piccolo mio, eri un Amore! Poi la preparazione dell'albero, del presepe. Mi mancano e soprattutto mi manchi.

Da settembre hai deciso di andare a vivere con papà. Non sono triste per questo; so' che vi amate e tu lo proteggi come se i vostri ruoli fossere invertiti. Ma va bene così.

Solo che... la sera, quando preparo la cena a volte apparecchio per due, la mattina metto ancora la sveglia alla stessa ora di quando ti alzavi per andare a scuola e mi manca perdere '7 corde vocali' per dirti di svegliarti che sennò fai tardi. Mi manca anche gridare dalla cucina: 'vieni che è pronto e spegni quell'accidenti di pc'. Il tuo disordine insieme al mio in casa... vabbè, ci scappa una lacrima ogni tanto.

Perchè tu sei mio, anche se non devo dirlo. Perchè sei l'unica cosa bella che ho nella vita. Perchè... ti amo tanto e mi manchi infinitamente.

Ora sei grande, e so che se leggessi queste righe, soprattutto in un posto dove possono leggerle tutti, ti arrabbieresti con me, la tua piccola mamma rompi..... che per avere un bacio adesso che hai quasi 18 anni deve alzarsi in punta di piedi....

 
 
 

LA FESTA.

Post n°5 pubblicato il 03 Gennaio 2011 da ORO4EVER
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Oggi il caldo è proprio insopportabile, il primo giorno del tipico caldo estivo milanese che ti tira via l'anima di dosso! Sarebbe ora di andare a dormire, ma il letto, la stanza seppur con la finestra aperta non fanno che peggiorare la situazione. Mi faccio una doccia ed esco sulla terrazza, è quasi mezzanotte. Mi allungo sulla sedia a sdraio con un bicchiere di latte freddo a portata di mano. Cos'è questa musica? Mi sollevo e guardo di sotto. Nel palazzo vicino al mio c'è una grande terrazza ed è in corso una festa. Che bello ... bella gente, ragazze eleganti, bei ragazzi, musica scelta bene. Chiacchierano, ridono. Le voci si sovrappongono tra risate e musica. Qualcuno balla. Due ragazzi parlano di lavoro; in un altro angolo un gruppetto forse si stà raccontando delle barzellette, perchè ogni tanto scoppiano sane risate che sovrastano musica e chiacchiere. C'è un bel buffet, bottiglie quasi vuote. Ah, no è arrivato un ragazzo con i rifornimenti! Intanto una splendida ragazza alta, bionda, abbronzata, abito bianco aderente accenna a ballare da sola. Ci sono grandi candele e faretti discreti che illuminano la terrazza parzialmente nascosta da parecchie piante. Ma io dall'alto riesco a vedere. Ad un certo punto una voce in distanza grida: "è passata mezzanotte! Smettetela! Un pò di rispetto per chi vuole dormire". Ma lasciali in pace, si stanno divertendo ... dico io ... Ritorno sulla mia poltrona e allungo le gambe ... mi rilasso. La musica che continua ad arrivare mi concilia i pensieri e per un attimo penso di esserci anch'io a quella festa. Si, ok, ma cosa mi metto? Beh, potrei trovare il coraggio di indossare quel vestito nero che non ho mai messo perchè ha una scollatura profondissima sul 'di dietro' assolutamente esagerata. Però mi sta bene, tutto sommato il mio fondo schiena non è male. E poi? Già i miei sandali rosso fuoco con tacchi a spillo di 10 centimetri. Si, ma poi chi balla? Ma chi se ne frega, berrei vino bianco freddo e magari farei quattro stupide chiacchiere con quel biondino niente male. Bella festa sul serio, mi sto divertendo ... ... Sento aria fresca sul viso e con l'accappatoio addosso mi rendo conto di essermi addormentata sulla terrazza. Guardo di sotto: la festa è finita, qualche bottiglia è a terra, le candele quasi consumate e i faretti spenti. Non c'è più nessuno. Rientro nella mia camera. Sono le quattro del mattino, sono stanca. Meglio che mi metta a letto, la festa è stata bellissima ma quei tacchi così alti mi hanno sfinita .... la prossima volta metterò scarpe con i tacchi più bassi. Si, è  stata una bella festa ...

 
 
 

CURIOSITA' .

Post n°4 pubblicato il 03 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Quella sera ero in chat come ogni tanto capitava negli ultimi tempi di solitudine forzata, ma una strana frenesia mi distoglieva dalla conversazione con la gente in collegamento. Mi scollegai da quella chat e andai un po' in giro fra i siti, quando nella finestra dell''URL apparve uno strano indirizzo... www.iltuospazio.it . Sono notoriamente curiosa anche se ogni tanto cerco di darmi una controllata. Ma adesso sono sola nella mia casa, se clicco su quellindirizzo web al massimo mi becco un virus! Ma si, dai! Vado. Uau! Nella home page compare il mio nome scritto con grandi caratteri gialli su fondo blu notte: Benvenuta! Questo sito è per te. Gira pure tranquilla nelle varie sezioni non ti accadrà nulla. Qui dentro cè il tuo passato, il tuo presente e soprattutto il tuo futuro. Guarda pure …”. E adesso che faccio? Prudentemente vado al link chiamato il tuo passato. Incredibile, ci sono le mie foto di quando andavo a scuola, quelle con la nonna al mare. Cè anche la foto con mio fratello che mi tira i capelli ma come è possibile? Addirittura un mio tema delle scuole medie la foto del mio orsetto di pezza. Cominciano a tremarmi le dita. Sposto il mouse incerta se puntare sul presente. Decido di accedere a quel link. Il 'tuo presente' si apre con la mia immagine di qualche giorno fa, mentre salgo su di un taxi. Ma chi mi ha scattato quella foto? Proseguo e scopro le lettere che ho scritto al mio ex fidanzato, strano non le ho mai spedite, sono ancora li, sullo scrittoio . In un file audio la mia canzone preferita, e addirittura, dentro una nuvola dargento le parole di un mio desiderio espresso vedendo cadere una stella nella notte di San Lorenzo no, basta. Sono curiosa, ma il sito si chiude qui. Click

 
 
 

100 ANNI.

Post n°3 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Nel 2060 avrò 100 anni. Mi conosco da parecchi anni: all’inizio una conoscenza furtiva, poi alla luce del sole, infine sono diventata inscindibile da me stessa. Non credo che mi sia mai passato per la mente di voler tornare indietro, perché su alcune cose mi piaccio, e se sono così è perché sono il risultato di ciò che ho fatto e di ciò che sono stata. Non so se dopo la morte mi risveglierò da qualche altra parte o nel vuoto, nel nulla più assoluto. Non so neppure se sarò contrariata di quanto troverò, ma al momento sono sostanzialmente serena. Il perché di questo preambolo? Semplice. La necessità di lasciare una traccia di me, un’ombra, un segno sulla faccia di questa terra splendida e crudele che mi sta tenendo con sé. Non ho fatto nulla di notevole per l’universo o il mondo, per il mio microcosmo, se non far nascere una splendida creatura. Il web è il mezzo che adesso ho scelto per fotografare qualcosa di me. Credo che la volontà di esprimersi, di esternare le più intime e sottili sensazioni sia la massima aspirazione per chi abbia il desiderio di dare un senso alla propria vita. La scrittura è un mezzo duttile ma al tempo stesso immobilizzante per cristallizzare i veloci rapimenti interiori e – a volte - renderli nobili, creando dei contenitori trasparenti dove il tempo e lo spazio potranno essere benevoli, lasciandoli incontaminati. Amo le cose semplici e al tempo stesso le complicazioni della vita (che ‘grazie al cielo (!)’ mi piovono addosso in quantità industriale pressoché quotidianamente). Amo anche dire che “tanto sono abituata a cavarmela da sola”, ma più passa il tempo e più spesso la stanchezza e la voglia di essere amata e sostenuta anche nelle piccole cose prende il sopravvento. Mi intriga sapere, conoscere, approfondire. Significa che sono curiosa? Solo curiosa sarebbe limitativo del mio ‘campo d’azione’! Volubile e spesso scostante, ma fedele nei principi e nei valori, credo che potrei morire per un principio in cui credo veramente. Soffro sempre per amore. Ma mi dicono che ciò sia assolutamente normale. Io mi ribello mentalmente a questo luogo comune, perché - pur essendo un’amante della complicazione delle cose facili - in realtà sono un tipo semplice, che ama il bello allo stato puro e mi commuovo ancora davanti alle manifestazioni di ordine interiore (che è la strada verso la quale tento di muovermi). Il bello allo stato puro che vibra nelle cose – apparentemente banali – con le quali la vita mi concede il privilegio di condividere un contatto breve come un soffio. Io sono ancora qui. Nel web, da sola con il mondo. Penso che sia bello ….

 

 
 
 

I LOVE...

Post n°2 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Il web è il mezzo che adesso ho scelto per fotografare qualcosa di me. Credo che la volontà di esprimersi, di esternare le più intime sensazioni sia la massima aspirazione per chi abbia il desiderio di dare un senso alla propria vita.

Amo le cose semplici e al tempo stesso le complicazioni della vita ( ‘grazie al cielo (!)’ mi piovono addosso in quantità industriale pressocché quotidianamente). Amo anche dire “tanto sono abituata a cavarmela da sola”, ma più passa il tempo e più spesso la stanchezza e la voglia di essere amata e sostenuta anche nelle piccole cose prende il sopravvento.
Mi intriga sapere, conoscere, approfondire. Significa che sono curiosa? Solo curiosa sarebbe limitativo del mio ‘campo d’azione’! Volubile e spesso scostante, ma fedele nei principi e nei valori, credo che potrei morire per un principio in cui credo veramente.
Soffro sempre per amore. Ma mi dicono che ciò sia assolutamente normale. Io mi ribello mentalmente a questo luogo comune, perché – pur essendo un’amante delle complicazioni delle cose facili – in realtà sono un tipo semplice, che ama il bello allo stato puro e mi commuovo ancora davanti alle manifestazioni di ordine interiore (che è la strada verso la quale tento di muovermi).
Il bello allo stato puro che vibra nelle cose – apparentemente banali – con le quali la vita mi concede il privilegio di condividere un contatto breve come un soffio.

I love the simple things and yet the complications of life ( 'thank heavens (!)' I rain down on me almost every day in industrial quantities). I also like to say "I am so accustomed to manage on my own," but time passes more and more often fatigue and the desire to be loved and supported in the little things take over.
I am intrigued to know, know, look into. Means they are curious? Just curious would be limited to my 'scope'! Voluble and often forbidding, but faithful in the principles and values, I think I could die for a principle that I believe really.
Always suffer for love. But tell me this is absolutely normal. I rebel mentally for this common place, because - despite being a lover of the complications of things easy - in fact it is a simple type, who love beauty in its purest and I still moves before the manifestations of inner order (which is the road to which I try to move).
The beauty that vibrates in the pure things - seemingly trivial - with which life has granted me the privilege to share a contact as short as a breath.

 
 
 

HAKA MAORI

Post n°1 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da ORO4EVER
Foto di ORO4EVER

Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kino...

Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Tenei te tangata puhuru huru
Nana nei i tiki mai
Whakawhiti te ra
A upa...ne! A upa...ne!
A upane kaupane whiti te ra!
Hi!!!

Traduzione:

Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
...
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi

Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo!
Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo!
Questo è l'uomo peloso
Che ha persuaso il Sole
E l'ha convinto a splendere di nuovo
Un passo in su! Un altro passo in su!
Un passo in su, un altro... il Sole splende!!!
Hi!!!
 
 
 

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