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Creato da yogagiogo il 09/03/2010

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sulla piazza a cavallo
il monumento
di fronte l'università
non è lontano il mare
c'è troppo vento
indossi la giacca
ridendo
il molo transennato
ricordo un tempo
non eri tu l'amore
un'altra

 

Du wurdest ein Teil des Ganzen,

mehr wirst du nicht -

doch du bleibst es auch.

In welcher Form auch immer,

da kann über dich hinweg schwimmen,

was will.

Ich bin der ich bin

und jetzt schon nur war,

doch immer sein werde.

Alles klar?

 

Si dice che…

ciò che non uccide fortifica…

ma fortifica cosa?…

il dolore fortifica?…

i dispiaceri fortificano?…

no…ti annientano…

ti distruggono…

ti logorano…

e se hai la forza ti rialzi…

ma non fortificato…

solo cambiato…

con cicatrici che sono sempre lì…

a ricordarti … di quando sei caduto.

 

 

… meglio “ soul “ che male accompagnati …

Post n°117 pubblicato il 09 Aprile 2017 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

Ué man ...
C’era una moneta forte nel continente: quel marco tedesco figlio di tutte le agevolazioni che i tedeschi avevano avuto prima per risorgere dalle proprie macerie e, poi, per permettere la riunificazione delle due Germania.
C’era una nazione che aveva saputo ordire una trama economica conseguenza di una ricerca e di uno sviluppo fondato sulla massima occupazione possibile e c’era, infine, la favola dei migliori che avrebbero aiutato, sarebbero stati solidali, con quanti fossero al di sotto del loro standard di crescita.
C’erano paesi viciniori per condizioni generali e c’erano paesi dei quali la politica ed un popolo bue avevano fatto carne da salsiccia.
C’era, infine, uber alles, su tutti, un paese che mai aveva digerito la vendetta di quanti per sua colpa avevano contati a milioni i propri morti
Queste le condizioni esistenti alla maturanda attuazione degli stati uniti di Europa; più o meno e detto in modo spicciolo e senza pretesa alcuna di farne un casus belli.
L’Europa è quella casa comune nella quale chi riesce a tessere la propria tela guadagna una primazia sugli altri ed impone le regole conseguenti a che, quella primazia, resti invariata nel tempo. 
E questa non è una opinione, ma è un dato di fatto!.
Come tutti sappiamo la disoccupazione che affligge “ un popolo “ è data da quel numero, espresso in valore assoluto o in termini percentuali rispetto all’intera popolazione attiva, che è generato dal rapporto inverso esistente tra il numero della forza lavoro (lavoratori) ed i posti lavoro esistenti: d= Lavoro/ lavoratori; dunque essa cresce quando di lavoro ce n’è poco e diminuisce quando invece si creano posti di lavoro. Questo in termini generali.
I posti di lavoro sono, però, una funzione della capacità produttiva di un paese che è a sua volta espressa dal PIL ( prodotto interno lordo) di quel paese; tradotto il tutto in un linguaggio comprensibile ciò significa che affinché la disoccupazione diminuisca quel paese deve produrre molto per poter essere funzionale alla domanda stessa di lavoro, cioè al numero dei lavoratori. Si ha un rapporto uguale ad uno, cioè disoccupazione zero, quando c’è massima occupazione.
Oppure, per paradosso, si ammazzano i richiedenti lavoro affinché, almeno nominalmente, la disoccupazione resti costante o addirittura decresca.
A questo punto considerata 100 la capacità produttiva di un paese, viene considerata normale quella disoccupazione che riguardi quella parte di lavoratori in esubero rispetto ai posti di lavoro esistenti.
Detto questo, un concetto che il LIBERISMO capitalistico considera da sempre come una condizione naturale dell’Economia è, quindi: “ la disoccupazione naturale “ .
A questo punto la trattazione si farebbe molto articolata dovendosi specificare che la disoccupazione generale e dunque anche quella “ naturale “ è sottoposto a diverse condizioni particolari definite rispettivamente frizionali e strutturali. Le prime, temporanee e non definitive, sono figlie, ad esempio, della mancanza di informazione lavoro o, ancora, di una diatriba sui salari; le seconde dipendono da mancanze strutturali e/o di crescita nella organizzazione di un paese.
In un sistema capitalistico, asseriva Marx, si tende a mantenere costante la “disoccupazione naturale “ acciocché restino bassi i salari essendo alto il numero dei lavoratori senza occupazione; dunque, contrariamente a quanto sarebbe nell’interesse di una nazione, di uno stato e del suo governo, si predispone una stagnazione programmata del PIL pur di ottenere questo risultato; ed in funzione di ciò, si bloccano gli investimenti, si mantengono costanti oppure addirittura si tagliano i salari, si peggiorano le condizioni di vita, affinché un posto di lavoro, sorgente di reddito, diventi una prerogativa di pochi, in valore assoluto od in percentuale, ad aver tutto l’interesse che le cose restino uguali a sé stesse pur di non finire nell’inferno dei più.
Tutto ciò è esattamente quello che questa EUROPA della finanza e dei “ BARBARI ARRICCHISCIUTI “ sta facendo nei confronti dei paesi del Mediterraneo dopo, però, che quei barbari avevano, hanno preso e continueranno a prendere in futuro, a piene mani per crescere o risollevare sé stessi. 
Per mantenere la propria posizione essi devono avere un contro altare debole e sacrificato!.
Che questo accada attraverso un, sia pur colpevole, debito reso impagabile nel medio e breve termine (finanza, spread, crisi) e/o impedendone una crescita ed uno sviluppo nel breve, medio e lungo termine (patto di stabilità, pareggio di bilancio, tagli negli investimenti e quant’altro) poco importa in realtà: la condizione necessaria è riuscire ad impedirne il riscatto e la rinascita.
Dunque ed infine, sia pure detto con l’enfasi di chi non ne può più, traditori di una Patria e collaborazionisti affamatori di un popolo sono tutti quei governanti …
a cui la poltrona premesse più della dignità e dell’onore.
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plaza de maio...

Post n°116 pubblicato il 14 Gennaio 2017 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

… plaza de maio … Non sopportavo il nano della Bovisa così come a pelle mi dava un senso di viscidume l’Enrico nipote. Trovavo patetico lo smacchiatore di leopardi nei suoi tentativi di ergersi prima a segretario possibile, poi a premier possibile, quindi ad oppositore possibile. Mi erano del tutto ostici quei figuri che spacciavano sé stessi come il nuovo che rottama nel mentre che si vedeva da lontano un miglio che le loro premesse, rileggere please, erano i paletti di una politica stantia e restauratrice; il loro capo, poi, una sorta di piccolo padre della toscanità, a circondarsi di madonnine di cartone, mi sembrava più cavallo di troia della qualunque che qualcuno seriamente atteso a distruggere anche la sola idea di una sinistra ad averci già bellamente pensato da sola. Oggi, mi fa pena un convalescente recente che, al suo primo incarico di una certa e solo supposta responsabilità decisionale, si fa prendere da un attacco cardiaco e deve essere rimesso a nuovo a spese di quello stato che avrebbe dovuto gestire. Certifico, per quel che vale, la capacità sublime di un valente comico e la sua totale incapacità a trasformarsi in qualcosa di serio e di credibile. Nello specifico!. Nel complesso, invece, no!, pure, la casta politica intera raggiunge, secondo me, sublime vette elevatissime di schifo incondizionato!. Siano dette, per onestà intellettuale, due cose: a) schifo a prescindere l’autorità costituita; che sia un vigile a spacciarsi da tutore dell’ordine per mangiare un tozzo di pane o un presidente di una repubblica delle banane, per me non fa differenza; chiunque indossi una divisa, quale che fosse: dall’incarico di netturbino a quello di eroe della patria, e nel farlo diventi qualcosa di diverso da quello che era, per me è solo un idiota sublimato al rango di nullità umana. b) sono, a prescindere, un bastian contrario senza perché!. Fatte queste premesse e, dunque, chiarito che da e di me non avete da accettare nulla come fosse l’espressione di chi sa o di chi ha vissuto o di chi fa con una rettitudine ed una pseudo santità, mai avute e mai dichiarate, sia pure nello scrivere o nel raccontare e raccontarsi, possiamo proseguire nel definire questo intero mondo come una cloaca massima, eccezion fatta per la natura ed i suoi corollari ed annessi e connessi. Un mondo dove tutti, me compreso dicitur, sguazzano felici recitando, ognuno, un ruolo da comparsa protagonista di quell’attimo fuggente che impegna ciascuno nel momento sacrale di una auto affermazione vuota di quella concretezza necessaria per essere propedeutica a qualcosa. Grande ... eh? Non state lì a perdere tempo citando qualche Vostro caso personale che ha fatto di Voi un che di diverso. Tutti ne abbiamo di queste vicende, ma quasi nessuno, fatto un conto tra un ipotetico dare ed un ipotetico avere, potrà vantare un saldo positivo nel senso del rispetto, dell’onestà perenne, del diritto difeso e del dovere servito, del rifiuto esaustivo ad ogni compromesso, dell’abiura ad una vita facile e ligia, anche solo fosse, a quelle leggi naturali che, da sole, avrebbero garantito un mondo migliore. Perciò, essendo noi tutti nel mondo, e noi italiani in particolare, solo delle bestie elevatesi al seggio illuso di semi dei semi pensanti e troppo poco, per non dire mai, agenti, lo sproloquiare come faccio io, imitato ed a imitare su questo social, sia almeno, nell’autocoscienza di ognuno, una pura forma di tentativo mal riuscito di dare un senso compiuto ad una vigliaccheria personale, troppo vigliacca anche e solo per ammettere sé stessa. Sì, lo so, c’è chi con fatica e sacrificio porta avanti una famiglia; c’è chi sopravvive facendo miracoli; c’è chi fa della carità pelosa o, anche si sforza di tentare di essere risolutivo per qualcosa, c’è, persino, chi recita e vive una santità vera e devota e, c’è chi eccetera eccetera eccetera, ma Voi citatemi anche e solo un esempio di qualcuno che abbia cambiato in meglio e per tutti il mondo ed io ammetterò, ma lo faccio lo stesso e comunque, senza nessuna difficoltà di essere solo un imbecille a saper mettere in fila quattro parole quattro. E così, torniamo ai politici, alla casta ed alla loro riuscita impresa di essere invisi a tutti quelli che non ne traggono diretto vantaggio. Essi, casta nel complesso e politici, uno per uno, non sono altro che lo specchio di noi stessi: che siano stati eletti o che abbiano usurpato e/o abusato del loro ruolo. In entrambi casi, nel primo perché scelti, nel secondo perché confermati dalla squallida assenza fattiva di un popolo a sopportarli, comunque fosse, il pesce considerato puzzerà sempre e solo dalla testa. Oggi è il sabato di uno dei tanti week end italiani; ognuno ha il diritto (?) di non farsi rompere le scatole da un qualche grillo parlante; ma così come è Vostro quel diritto, lo è anche il mio di essere me stesso. Ricordate?, io sono bastian contrario e dunque, piaccia o no …

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canzone popolare...

Post n°115 pubblicato il 05 Dicembre 2016 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

… canzone popolare … Siamo ai saluti, ma non siamo alle strette di mano!. Dopo una sconfitta all’avversario che ha perso, all’avversario che fosse stato un combattente onesto ed “onorevole” si tende la mano e si concede l’onore delle armi; all’avversario che avesse utilizzato ogni mezzo ed ogni sorta di doppio gioco e tradimento pur di far vincere il piano a cui si era prestato onde riuscire lì dove altri prima di lui avevano fallito, si spiana, invece, la strada della fuga: lo si lascia fuggire con la coda tra le gambe quasi fosse solo una iena sporca di sangue a fuggire dai leoni stufi delle sue risate. C’è, al mondo, chi davvero assume su di sé le conseguenze di una sconfitta e c’è chi, di fronte ad una decisione arbitrale, raccoglie il pallone dal campo e se lo porta via lasciando nello sconcerto il campo dei giocatori; facendolo in modo, in fondo, coerente con la propria indole infantile, piccata dal diniego di chi si è reso conto che non solo il fallo era evidente, ma era anche intenzionale e maligno. C’è al mondo, dunque, chi avendo raccontato uno “ state sereni “ del tutto falso ed ingannatore, non ne sopporta il ritorno a boumerang, ben sapendo che alla proprio porta presto avrebbero bussato i suicidi per dignità, i giovani senza lavoro, i poveri in crescita, i malati che non riescono più a curarsi, le imprese sull’orlo del fallimento, gli anziani, le madri, i padri e tutti coloro che, lontani anni luce dagli interessi della finanza, hanno visto la propria economia scadere ai livelli di un terzo, di un quarto, di un mondo senza più speranze. Dunque un giuda fugge senza nemmeno il coraggio della ricerca di un ramo di ciliegio. Dunque una pletora di servi, molti dei quali staranno già cercando, dalle undici di sera di un quattro dicembre epocale, la corte di un nuovo padrone. Dunque un esercito di Lanzichenecchi che dopo aver contribuito, con sadico metodo, a schiavizzare il paese alle direttive funeste di una Europa teutonica, ripassa le Alpi della vergogna in cerca di una tana fetida dove nascondersi in attesa di una seconda, poco probabile occasione. Dunque e finalmente un popolo che ritrova la propria compatteza nell’esercizio del voto e, tra fautori dei pro e quelli dei contro, la propria dignità decisionale ed autonoma. Quindi l’Italia; l’Italia liberata, l’Italia dei partigiani, l’Italia dei combattenti, l’Italia dei fratelli che si sono stretti a coorte ed hanno indossato l’elmo di Scipio; l’Italia di coloro che hanno detto basta, tutti: quelli del NO e quelli del SI’; questi ultimi dando il segnale concreto di non voler comunque che fosse mai un capo ed un pensiero unico la fonte decisionale di un destino, ma, sempre e soltanto, un seggio elettorale ed una matita, copiativa o no che fosse, a sentenziare la volontà popolare. Fallì il gran maestro con le sue trame nascoste; fallì Berlusconi, odierno transfuga da un piano sovversivo, fallì un presidente re a credersi un novello napoleone e falli il cavallo di Troia che FECE, ha fatto E FAREBBE SE ANCORA GLIELO SI CONSENTISSE, più danni lui anche al solo concetto di sinistra di quanti mai potrebbe rifarne uno Stalin con i suoi gulag e con la sua Siberia adibita a terra di redenzione; giacché le dittature, tentate o realizzate, son dittature, ovunque si accasino, quale che fosse il colore sotto cui nascondono la propria natura, chiunque fosse a mascherarne il viso sotto la tragica maschera dell’ignominia e della vergogna. Perciò la sinistra; la mia sinistra; quella che ha diritto e dovere di domicilio in ogni parte del mondo; quella che non ha bisogno di essere al governo per incidere e migliorare il modo d’essere di una società moderna; quella che fa della comprensione e della compartecipazione lo scudo del ESSERE; quella che non si accontenterà più del solo APPARIRE AD ORE DEFINITE; quella che riprenderà il proprio ruolo di lotta a risorgere ed a riconfermare DIRITTI E DOVERI del mondo del lavoro, di quello dello studio, della sanità e della giustizia; quella che non si piegherà più ai dettati dello straniero; quella che saprà dire, lottando per ognuno di essi, TUTTI I NO CHE DA OGGI IN POI DOVESSERO ESSERE NECESSARI. Ora tocca a tutti noi continuare a perseverare in quella autocoscienza costante che ci ha portato a questa strabiliante e magnifica vittoria; ciascuno per la sua strada, ciascuno con le sue idee, ciascuno atteso, però, allo scopo comune di far risorgere l’intero paese; dunque a passi di carica secondo dettato di mamma costituzione ricordando per sempre che … “ L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” .

 
 
 

...del pelide Achille

Post n°114 pubblicato il 05 Ottobre 2016 da yogagiogo
 

… del pelide achille …

Quei covi di bolscevichi, mangiatori di bambini, stalinisti della prima ora, rivoluzionari d’ottobre e marcia sul palazzo d’inverno quali sono sempre stati e sempre saranno Bankitalia e la Corte dei Conti, mentendo spudoratamente al punto che Pinocchio al loro confronto sembrerebbe la macchina della verità, affermano, con una faccia di tolla da fare invidia alla più melmosa delle pozzanghere, che il principe gigliato, il guelfo ghibellino più eletto dagli italiani, il conducator delle generazioni future, eia eia e alalà!, Matteo Renzi è un mentitore e che il suo DEF, come è oggi chiamata la vecchia finanziaria, non è altro che una accozzaglia di parole in bella mostra senza alcun carattere concreto di attuazione; quasi che, auspicarsi una crescita all’ uno percento, per un paese in piena fase di espansione come lo è il nostro, fosse solo una favola e non una stima pessimistica di un futuro già travolgente al suo presente.

Occorre gridare a gran voce, anche se la stessa fosse rotta dallo sdegno più feroce, che Bankitalia e la Corte dei Conti, non sono altro che la quinta colonna interna, traditrice di una patria offesa e vilipesa, tesa a diffondere un’incertezza, sovvertitrice e mirata, a colpire il “ Santo Caudillo “.

La cosa è confermata dai titoli di quel foglio che noi tutti credevamo essere il più importante giornale economico: quel Financial Time, che si sta rivelando, invece, l’organo più smaccato delle menzogne comuniste inglesi. Quel tal bollettino di una parrocchia anglicana scrive, infatti e senza vergogna alcuna, che il ns. buon principe dei Medici fiorentini, quel gran Maestro dei boschi aretini, quel figlio di una lupa maremmana, quel eroico Cincinnato giunto a salvare il paese, non è altro che uno “ sparacazzate” senza eguali e ciò solo per dare credito ad una economia, quella albionica delle bianche scogliere, millantata come in crescita salutare e salvifica dopo la BREXIT.

Siamo un popolo di ingrati e perversi!. Non riconoscere l’immenso sforzo, mentale e fisico, contro tutto e tutti che sta facendo il buon Matteo, è tipico del “doppiovoltismo” italico. Quella masnada, piccola ma in costante crescita, di cosiddetti patrioti a denunciarne le gesta quasi fossero sfacciati tentativi di una presa di potere usurpata e fascistizzante; quella pletora di intellettualoidi, pseudo costituzionalisti, a gridare “al lupo al lupo” nel tentativo bastardo e subdolo di incrinarne il cammino; quell’insieme letamico di pseudo scribacchini a cianciarne male da ogni dove pur di farsi una squallida pubblicità personale, non sono altro che dei miserabili personaggi alla Hugo a cui augurare, senza nessun pentimento, solo la fine di un Jean Valjean galeotto a spaccar pietre.

Per tutte queste ragioni si rende necessaria una massiccia affluenza in quel 4 dicembre 2016; occorrerà che ci siano una valanga di NO a seppelire questi criminali assassini di una politica sublimata al genio della perfezione.

Badate!, occorrerà votare un NO stratosferico, non già per mantenere una COSTITUZIONE, urbi et orbi, giudicata la più bella mai scritta; non già per salvare una democrazia che qualche scapestrato giudica in pericolo; non già per affossare un governo di Santi e Vergini atteso all’ascetismo più disinteressato; bisognerà votare quel NO esaustivo per confermare al nostro amato premier il nostro amore intenso ed il nostro piacere quasi orgasmico nel vederlo finalmente riposare; noi lo amiamo al punto da accettare il suo sacrificio …

noi lo vogliamo, finalmente, ritornato a casa sua!.
Da Francesco Brigante

 
 
 

4 dicembre io voto NO

Post n°113 pubblicato il 30 Settembre 2016 da yogagiogo
 

… e non c’è niente da capire …
Il premier Renzi, che io definirei, l’ULTIMER di una lunga serie, 
ha dato la stura ufficialmente, ieri sera a Firenze, 
alla propria compagnia di giro a che si rappresentassero, 
un po’ dovunque, le ragioni della schiforma oggetto del prossimo referendum. 
Trattandosi di una pagliacciata pseudo istituzionale, 
doverosamente ispirata dalla commedia all’italiana, 
in particolar modo ispirata al melodramma ed al cabaret, 
non poteva che avere la prova generale in un teatro, e così è stato.
Chiunque avesse, una sia pur minima coscienza del significato delle cose, 
saprebbe che il termine DEMOCRAZIA, crasi tra le parole greche demos, 
popolo, e cratos, potere, vuole indicare quelle forme di governo 
che sono espressione dirette della volontà popolare. 
Si intenda con questo, non un generico, 
spesso malinteso e peggio interpretato “ potere al popolo ”, 
ma una funzione plurimorfa ed espressa delle varie tendenze politiche 
ad esistere, delle differenti condizioni sociali, 
dei credi religiosi e di tutte quelle minoranze ad avere necessità 
e bisogno di rappresentanza per mantenere la certezza del diritto: di ogni diritto!...
Dunque la volontà popolare, quindi quella degli appartenenti alla sinistra, 
di coloro che si identificano nella destra, di tutte le persone 
che amano considerare sé stesse come moderate ed anche di tutti 
quei soggetti che, a giusta ragione o a torto perverso, 
si collocano fuori dalla democrazia; la quale ultima, però e proprio perché tale, 
garantisce anche i loro dritti.
Ora succede che il COMBINATO DISPOSTO, 
cioè l’interazione sinergica tra le supposte “ riforme “ costituzionali e 
la nuova legge elettorale, fa sì che:
A) a scrutinio avvenuto, le due fazioni ad aver ricevuto più preferenze 
si scontrano tra loro in un ballottaggio risolutivo e ciò vuol dire che una di esse, 
anche avessero avuto l’una solo il 20% e l’altra il 19%, o poco più o poco meno, 
quindi la preferenza di solo un quinto degli elettori, con un solo voto in più, 
dell’una rispetto all’altra, diverrebbe padrona imperante del governo della nazione.
B) Se a questo si aggiunge, un senato della repubblica non più espressione 
della volontà diretta del popolo, ma nei fatti surrogato della stessa per cooptazione dalle regioni e dai comuni di persone scelte dai partiti, ecco che si capisce, in un lampo, quanto una minoranza qualunque, QUALUNQUE, abbia la possibilità di divenire regime; con tutto ciò che questo significa.
Non occorre credermi sulla parola; Necesse est, è necessario, dicevano i latini, 
che ognuno si informi bene e tragga da sé le propri conclusioni; 
diventa obbligatorio farlo non appellandosi al facile pensiero 
“ … mi fido di ... perché ne sa più di me “; ognuno si assuma la responsabilità 
di un giudizio finalmente non pedissequo e delegato ad altri.
Ciò detto, va ancora fatto notare che la teoria democratica, il buon senso, 
la logica, anche quella spicciola ed estremamente utilitaristica, 
il raziocinio più soggettivo, quest’ultimo per una volta esteso 
a considerazioni generali, portano senza ombra di dubbio alla conclusione che : 
“ … avallare, con un SI’ al referendum, chi tenta di accentrare su di sé e 
sul proprio partito, o comunque su di un uomo solo, quale che ne sia il partito, 
un potere, via via più assoluto, dovrebbe ritenersi una assoluta follia suicida 
di ogni libertà!.
Una assoluta follia!; e se vogliamo scendere nel concreto più materiale, 
tale dovrebbe essere, infatti, per un grillino considerare un tale potere 
affidato ad un Renzi o ad un Berlusconi; per un comunista sottostare al comando 
di un Grillo o di un Berlusconi; per un forzitaliano o comunque per quegli 
di una destra liberale, obbedire senza discutere ad un Grillo o ad un Renzi. … “ .
Dunque, chi VOTA NO non è affatto contrario al cambiamento: 
ma è contrario ad un cambiamento pur che sia, giacché la folle prospettiva 
di dominio non è un passo nel futuro, ma decisamente un tornare indietro 
ad un ventennio che ha fatto più danni della peste.
Per tutto ciò CHI VOTA NO LO FA IN NOME DELLA TUTELA DI TUTTI E DI OGNUNO 
ed a quella mia amica che considera me un GURU IN CERCA DI ADEPTI io dico che,
 votando NO, sono proprio io a proteggere lei e tutti quelli come lei 
dalla possibilità di un MIO POTERE ASSOLUTO!.
E se vale per me, allora, vale per tutti!.

 
 
 
 
 

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