Creato da ladymiss0 il 12/07/2008

Scritto sul corpo

c'è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce, quello che si è accumulato nel corso della vita.In certe parti il palinsesto è inciso con forza tale che le lettere si possono sentire al tatto, come fosse stato scritto in Braille.Preferisco tenere il mio corpo ripiegato, al riparo da occhi indiscreti, mai aprirsi troppo, svelare tutta la storia. (J. Winterson)

 

"Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi"

Post n°42 pubblicato il 23 Marzo 2009 da ladymiss0

Questa pellicola  mi  ha curiosamente  rammentato una serie di fumetti fantasy anni '70,disegnati da Magnus (o da uno dei  suoi tantissimi  imitatori).

Non è mia intenzione di parlare del film.Voglio però condividere le parole che il protagonista scrive alla figlia.
Le ho trovate davvero intense.



"Per quello che vale non è mai troppo tardi o (nel mio caso)  troppo presto,per essere  quello che vuoi essere
Non c'è limite di tempo...comincia  quando vuoi
Puoi cambiare o rimanere come sei: non esiste una regola in questo
Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio

Spero che tu viva tutto al meglio
Spero che tu possa vedere cose sorprendenti
Spero che tu possa avere emozioni sempre nuove
Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi...
Spero che tu possa essere orgogliosa della  tua vita
E se ti accorgi di non esserlo...

Spero che tu trovi la forza di  ricominciare da zero"


 
 
 

terza e ultima parte

Post n°41 pubblicato il 20 Marzo 2009 da ladymiss0



I processi di unione e individuazione devono
quindi procedere in un’organizzazione circolare. In base a queste
concezioni, Cancrini e Harrison (1991) propongono un particolare ciclo
vitale della coppia in tre fasi:

 

  • Nella prima fase, di unione-fusione, si ha la fusione dei due e l’individuazione della coppia rispetto al resto del mondo.
  • Nella
    seconda fase, che è tipica della quotidianità, c’è un confine
    permeabile tra la coppia e l’esterno, ed è il momento in cui si creano
    le regole e si stabilizza la relazione.
  • Nella terza fase, si ha la separazione.


La prima e la terza fase, sono caratterizzate da stress, mentre la seconda
è relativamente tranquilla. L’attaccamento e il distacco sono infatti i
momenti più difficili, e possono vincolare notevolmente i partner. Ci
sono casi in cui le coppie non vogliono arrivare al secondo stadio e
quindi sono costrette in un terzo stadio più difficile e faticoso. Sono
delle coppie che pensano di sapere come unirsi, e non sanno
assolutamente come separarsi.



Per cui le premesse per una buona relazione, che comprendono l’individuazione, definire la relazione e essersi definito nella stessa, sono anche i presupposti
fondamentale per una buona separazione, poiché, altrimenti, queste
stesse indefinite premesse bloccheranno il processo di separazione.

In questa fase i membri della coppia sottoscrivono quello che alcuni
Autori definiscono Primo Contratto, la cui struttura somiglia
ad un iceberg: la parte emersa corrisponde alle norme esplicite ed agli
accordi consapevoli, come la sessualità e le norme sociali, che hanno
quindi funzione di contenimento e unificante; la parte sommersa invece
rappresenta i vincoli non consapevoli di natura affettivo-emotiva,
relativi al considerare il partner come l’unico capace di soddisfare le
proprie esigenze e le aspettative più profonde, convalidando anche una
specifica immagine di Sé. In questa fase quindi entrambi i partner
propongono un’immagine ideale di Sé, che verrà accettata dall’altro in
base alla gratificazione dei propri bisogni profondi.

Quanto detto, richiama il concetto di “contratto fraudolento” di Bowen
, in cui ognuno dei partner
coglie l’immagine dei bisogni profondi dell’altro e agisce come se
proprio lui li soddisferà, pur essendo questa una cosa impossibile per
entrambi.

Questa fase è dominata dall’illusione. “In una sorta
di percezione delirante, si è convinti che l’altro sia l’unico capace
di dare una risposta a ciò che si va cercando; l’altra faccia di questa
medaglia è la paura che, se davvero l’altro è unico, allora possiede su
di noi uno spaventoso potere, inteso, questa volta, nel significato di
capacità di influenzare e dominio. L’innamorato avverte di essere alla
mercè dell’altro: nella sua percezione questi può riempire o svuotare
di significato la sua vita, può dargli «l’estasi» o la «dannazione», al
di fuori di qualsiasi controllo, persino in virtù del solo capriccio”


Proprio per l’impossibilità di tener fede al Primo Contratto, questo deve essere
modificato e da ciò si decide il destino della coppia. La coppia sana
riuscirà a sopportare di dover rinegoziare il proprio contratto
iniziale, accettando una rivisitazione dei temi dell’individuazione e
differenziazione. Ci sarà quindi, da un lato, una rinegoziazione a
livello dell’immagine di Sé e dei bisogni profondi della sfera
affettivo-emotiva di ognuno, dall’altro una rinegoziazione delle
regole. Altre coppie invece, che hanno risorse diverse, diversi vissuti
infantili e di svincolo dalla famiglia, possono mostrare delle
difficoltà nel raggiungere questo processo di disillusione e possono
organizzarsi in modo da proteggere le illusioni che hanno influenzato
la scelta del partner e che rappresentano il tentativo di far incarnare
all’altro il ruolo di partner ideale

il Primo Contratto
che si struttura nella fase di formazione della coppia, col tempo verrà
rinegoziato per dar vita ad un Secondo Contratto, che può avere esiti
diversi in base alla riuscita della disillusione, che permette la
formazione di un giudizio realistico del partner. Nella vita di coppia
la fase di delusione, che segue a quella di illusione, ingenera una
crisi che può essere affrontata secondo tre percorsi, in base alle
possibilità e capacità della coppia:

  • Percorso A:
    caratterizzato da elusione della crisi, che nasce per evitare di
    riconoscere i vissuti legati alla delusione. La crisi è invisibile, le
    angosce sono profonde e si manifestano incongruità nella comunicazione
    e ricorso alla disconferma.
  • Percorso B: caratterizzato
    dall’ingresso nel circuito della delusione, in cui il riconoscimento
    della delusione, ingenera una crisi affrontata tentando di ripristinare
    il Primo Contratto. Ciò produce un conflitto manifesto, su tematiche
    esterne alla coppia, e l’insuccesso di ogni tentativo stabilizza la
    delusione in un circuito.
  • Percorso C: la delusione
    viene riconosciuta e ingenera una crisi costruttiva, a cui segue
    l’accettazione della propria realtà e di quella dell’altro. La coppia
    supera le illusioni e definisce nuove modalità di relazione, basate su
    aspettative più realistiche e su un’immagine realistica dell’altro.


Nel Percorso A e B persistono degli elementi non elaborati, le coppie si
irrigidiscono sul Primo Contratto e non tentano di cambiarlo, ma
vogliono cambiare il partner attaccandolo per i patti non mantenuti. Le
risorse che le coppie hanno per superare la crisi, dipendono dal Primo
Contratto e se esso contemplava l’ipotesi di un cambiamento evolutivo.
Se esisteva ciò, si realizzerà il passaggio da illusione a disillusione
e quindi l’altro verrà percepito non come persona interamente
conosciuta, ma come persona da conoscere e riconoscere

Il terzo momento nella formazione della coppia è il matrimonio, che cambia la natura del rapporto precedente, in quanto dall’innamoramento si passa all’amore,
ovvero dal vedere la realizzazione di ogni proprio desiderio
nell’altro, si passa all’accettazione del partner per quello che è, con
i suoi pregi e i suoi difetti . “Se le persone sono giunte con esito positivo al proprio
sviluppo individuale, sono in grado di passare da una relazione basata
sulla soddisfazione dei propri bisogni narcisistici ad un rapporto
fondato sulla condivisione e l’empatia, sulla cooperazione e sulla
comprensione, nonché sulla libera espressione della propria
personalità” .

La coppia in questa fase si trova a dover affrontare una serie di compiti evolutivi
importanti, tra cui la negoziazione e organizzazione degli aspetti
della vita quotidiana, ma soprattutto la gestione dei conflitti che può
essere un compito difficoltoso per i partner. Per mantenere la serenità
soprattutto nella prima fase del matrimonio, si può ricorrere
all’evitamento del conflitto, che però col tempo diventa disfunzionale.
Il conflitto può avvenire in un contesto relazionale cooperativo,
oppure avvenire in un contesto distruttivo.

Soprattutto in casi di comunicazione disfunzionale, la coppia deve riuscire a
sviluppare capacità di metacomunicazione, cioè comunicare rispetto agli
aspetti disfunzionali, cercando di accettare e comprendere il punto di
vista dell’altro. Allo stesso tempo la coppia deve anche saper regolare
le distanze con le rispettive famiglie d’origine, prendendo aspetti da
entrambe, ma anche differenziandosene, cercando di realizzare
equilibrio tra la lealtà verso i propri genitori e verso il partner.
Perché accada ciò i membri della coppia devono essersi svincolati in
maniera adattiva dalle proprie famiglie e sentirsi autonomi (Scabini,
1995).

Un altro importantissimo contributo nello studio delle
relazioni di coppia e della famiglia in generale, ci viene da Salvador
Minuchin (1974), che definisce la famiglia “un sistema che opera
tramite modelli transazionali. Transazioni ripetute stabiliscono
modelli su come, quando e con chi stare in relazione. Questi modelli
definiscono il sistema” .
Il sistema mantiene il suo equilibrio resistendo ai cambiamenti eccessivi, e mantenendo i modelli preferiti, tramite l’attivazione di meccanismi atti a
ristabilire l’assetto abituale di fronte ad eventuali deviazioni. Per
Minuchin (1974) il sistema familiare svolge le sue funzioni per mezzo
di sottosistemi; gli individui stessi sono sottosistemi, che
partecipano ad altri sottosistemi.

Ogni sottosistema è delimitato da certi confini, che indicano chi partecipa e in che modo.
Possono essere: confini chiari, diffusi o rigidi. Questi confini devono
essere definiti in modo che ogni membro del sottosistema possa
esercitare le proprie funzioni senza interferenze dagli altri
sottosistemi, mantenendo però il contatto con essi. La chiarezza dei
confini dei sottosistemi è una caratteristica molto significativa, che
diventa un importante parametro per valutare il funzionamento
familiare, considerato da Minuchin (ibidem) come un continuum che va da
confini eccessivamente diffusi a confini eccessivamente rigidi. Al
primo estremo abbiamo il caso delle famiglie invischiate, al secondo le
famiglie disimpegnate.

Tra i sottosistemi che Minuchin
considera (sottosistema dei coniugi, genitoriale, dei fratelli), il
sottosistema dei coniugi è sicuramente fondamentale. “Si forma quando
due adulti di sesso diverso si uniscono con l’espresso proposito di
formare una famiglia” .
Per realizzare i compiti specifici che spettano loro, i coniugi necessitano di capacità di
complementarità e reciproco accomodamento, cioè devono sostenere il
modo d’agire dell’altro in molti campi, cedendo parte del loro
individualismo per riguadagnarlo nel rapporto di coppia. Possono
favorire reciprocamente la creatività, l’apprendimento e la crescita.

È possibile anche che si attivino degli aspetti negativi della
personalità, andando ad esempio a cercare di migliorare o salvare
l’altro, oppure cercando di imporre standard da raggiungere, oppure
stabilendo che c’è un coniuge protettore ed uno dipendente. Questi
modelli negativi però non sono necessariamente legati in modo
consequenziale alla patologia, ma possono presentarsi anche in coppie
normali.

Inoltre questo sottosistema deve stabilire dei confini chiari, che lo proteggano da interferenze nate da richieste o
esigenze di altri sistemi. Ad esempio ciò è particolarmente valido
rispetto alla coppia con figli, i quali non devono entrare nel rapporto
coniugale, ma solo in quello del sottosistema genitoriale.

Un altro esempio sta nella possibile intromissione dei suoceri. Questi
sono casi in cui il sottosistema di coppia ha dei confini diffusi, ma
anche confini rigidi possono essere problematici: ad esempio la coppia
può chiudersi in se stessa ed essere messa in crisi dal troppo
isolamento.

 
 
 

Psicologia della coppia

Post n°40 pubblicato il 20 Marzo 2009 da ladymiss0

Il secondo momento fondamentale della costruzione dell’identità di
coppia è l’innamoramento, nella cui fase iniziale ha un ruolo
fondamentale la sessualità, che facilita il senso di completa unità con
il partner, e l’idealizzazione reciproca, in base alla quale ogni
membro della coppia propone inconsapevolmente all’altro ed a se stesso,
un’immagine ideale di Sé, che attrae l’altro in base a quanto questa
corrisponde alla soluzione di antichi bisogni profondi

. Innanzi tutto c’è da dire che l’innamoramento ha a che fare con uno stato del Sé alla ricerca di qualcosa fuori da Sé, per cui per innamorarsi(Norsa, Zavattini, 1997).

“Ci innamoriamo sempre dell’immagine che l’altro ci rimanda di noi, e
dell’immagine che a lui rimandiamo. Da questo incrocio e scambio
reciproco di immagini scaturisce quella che chiamiamo relazione”
. “Ci si innamora delle relazioni e
non delle persone. 

Ci disinnamoriamo perché l’altro continua a rinviarci sempre le stesse immagini che non ci emozionano più positivamente, o perché le nuove immagini che ci vengono rimandate non ci piacciono. Le immagini ci piacciono a seconda dell’inviante e a
seconda del momento del ciclo vitale”


In questa fase i partner vivono un processo di unione nella coppia che
viaggia però in parallelo con i processi di individuazione di entrambi
che devono continuare senza disturbare o essere disturbati dall’unione.
Infatti se l’unione funziona bene, stimola aspetti dell’individuazione.
Visto che nell’innamoramento è importante il feed back che si riceve
dal partner, è sicuramente importante il ruolo del ricevente. In base a
ciò Bateson (Cancrini, Harrison, 1991) parla di cinque possibili
descrizioni della coppia, determinate dalla natura del contesto e della
relazione:

  • Caso di offerta umiliante a cui corrisponde
    un’accettazione deprimente, caratterizzata da disistima di sé e
    dell’altro: è come dire “più di così non merito”.
  • Caso di offerta annoiante, che porta a un’accettazione consolatoria egualmente
    squalificante: è come dire “meglio questo che niente”.
  • Caso di offerta deprimente, che produce un’accettazione vittimistica: è come dire “senza di lui/lei non esisto”.
  • Caso di offerta esaltante, che porta l’accettazione di una sana scelta paritaria.
  • Caso dell’offerta magica, che porta a un’accettazione ipnotica.

 
 
 

Meccanismi di formazione della coppia

Post n°39 pubblicato il 20 Marzo 2009 da ladymiss0

La scelta del partner è il primo momento di formazione dell’identità di
coppia. È legato alla storia individuale e familiare di ognuno poiché
la scelta può essere effettuata o per somiglianza o per differenza con
il genitore di sesso opposto.

Nel primo caso si parla di scelta complementare, in cui c’è uno spostamento sul coniuge del primo oggetto d’amore, e l’uomo quindi sceglie una donna che somiglia alla propria madre, e la donna sceglie un uomo che somiglia al proprio
padre. Nel secondo caso invece si parla di scelta per contrasto, in cui
il partner viene investito di aspettative in apparente contrasto con i
modelli genitoriali.

Il rapporto coniugale può quindi rappresentare il campo di manifestazione di
irrisolti rapporti oggettuali del passato e può basarsi su un vincolo
chiamato collusione, in base al quale il partner rappresenta la
possibilità di riscoprire aspetti della propria personalità, fino a
quel momento negati, secondo una reciprocità di bisogni e un rapporto
complementare, definito da Dicks (1967) complementarietà inconscia.

La scelta del partner quindi coinvolge aspetti degli oggetti
interiorizzati del passato: un coniuge agisce da contenitore di un
oggetto interno dell’altro, al quale a sua volta vengono affidati
aspetti del Sé. La collusione è quindi una caratteristica della
relazione, basata sull’intreccio di legami inconsci che creano nella
coppia un’unità delimitata da un confine congiunto. “Questo attribuirsi
a vicenda sentimenti condivisi inconsciamente costituisce l’essenza del
processo «simbiotico» o collusivo”.

 Questo vincolo è mantenuto dall’uso di meccanismi di difesa quali l’idealizzazione e
l’identificazione proiettiva.
La collusione è alla base del matrimonio che per l’Autore (ibidem) costituisce una sorta di “relazione terapeutica naturale”, perché permette la manifestazione
delle prime relazioni oggettuali irrisolte.

Questo è un processo normale, secondo cui ognuno dei partner può imporre,
consciamente o inconsciamente, una relazione di ruolo intrapsichica
all’altro, e può assegnare un ruolo a se stesso e uno complementare
all’altro. La coppia può quindi diventare il luogo in cui risolvere
certe tematiche interne individuali. Ciò può avvenire in un senso
evolutivo, come momento legato al processo di
separazione/individuazione e di uscita dalla famiglia d’origine, oppure
può essere la patologica messa in atto di un copione, seppur doloroso,
che permette di avere una certa prevedibilità nelle relazioni in modo
da mantenere un senso di controllo e coesione del Sé.

Così l’individuo è portato a percepire nell’altro solo gli aspetti che teme
di incontrare, facendo sì che compaiano solo certe dimensioni piuttosto
che altre. In questo caso nel rapporto di coppia vengono manifestate
dimensioni regressive, frustranti e persecutorie .
In un interessante studio di Brunori e De Nunzio (1999), si considera
l’ipotesi che la relazione fraterna interiorizzata, riferendosi in
particolare all’ordine di genitura, contribuisca a costruire il modello
che consentirà la scelta e il rapportarsi al proprio partner secondo
modalità apprese proprio dal rapporto fraterno. Infatti secondo gli
autori le relazioni extrafamiliari hanno più elevata stabilità e
successo se somigliano alle relazioni sociali sperimentate all’interno
della famiglia. Essi ipotizzano che se il gioco dei ruoli nella coppia
è complementare, cioè se ognuno ha un ruolo fraterno diverso e che
completa quello dell’altro, ci sarà unione e coesione di coppia. Se
invece il gioco di ruoli è simmetrico, cioè entrambi hanno lo stesso
ruolo fraterno, i partner non si riconosceranno nello schema
relazionale e saranno in competizione e conflitto tra loro.

 
 
 

Perchè litigo con mia madre?

Post n°37 pubblicato il 11 Marzo 2009 da ladymiss0

Spesso, tra due donne le cose  non sono mai del tutto lineari, ma neppure potrebbero esserlo visto che si tratta del più importante rapporto della vita e che funziona come l'imprinting per gli animali.

Qualcosa che si tende, cioé a riprodurre ogni volta che il coinvolgimento emotivo è forte, come con gli uomini. Capirsi meglio, perciò, non serve solo a fare pace con la propria madre.
Un legame sempre forte e contrastato.


Perché quello con la mamma è la prima relazione e, rispetto al diventare donne, è anche la più significativa, ma non la più semplice.

Una bambina per crescere non si ispira solo alla mamma, ma anche all'ideale di donna che ha in testa suo padre, che non coincide mai con la madre vera.

Crescendo farà i conti almeno con due modelli di donna, con tutto quello che vuol dire. E poi tra madre e filgia c'è contrasto perchè eiste sempre uan rivalità rispetto al padre. In questa situazione triangolare, fatto di un uomo e due donne, la figlia aspira ad un amore esclusivo, ma impossibile col padre e vede nella propria madre una nemica. Perciò cercherà di diventare la donna desiderata da lui, spesso in contrapposizione a sua madre, finché non si renderà conto che l'amore che cerca è realizzabile solo con un futuro partner.
La madre è molto implicata in caso di tensioni forti in rapporto con la figlia, fin da bambina.
Per esempio si rispecchia nella figlia bella, brava, intelligente e resta delusa se lei, invece, non corrisponde ai suoi idealie non la soddisfa pienamente. E visto che ogni bambina prima desidera piacere alla mamma e poi, ad un certo punto, anche al padre, inevitabilmente entrerà in competizione con lei .

Molto allora dipendera dalla madre, se saprà accetare o meno  che la figlia sia come vuole e felice . Alcune donne ci riescono e altre, invece, non sanno sopportare che le figlie facciano qualcosa che nella loro testa non c'era e quindi interferiscono, si arabbiano o si deprimono.

La soluzione dipende dalla relazione che c'è tra quelle due donne, dalla capacità della madre di tollerare la diversità della figlia e da quella delal figlia di esprimere le sue qualità senza rivaleggiare con la madre.

 
 
 

CALLING YOU

 

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

LAST SPOT OF WHITE

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 12
 

A MIO FIGLIO

Mio figlioc'è una Goccia che non cade ecresci, fiore

 

ritarda la Tua guarigione.

[come un'ultima frase da terminare]
[Come un rumore sospeso che non esplode]



domani il Tuo viso sarà più leggero.
senza pianto.

solo Acqua e Cielo.

filgio mio

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

DEVIANTART




 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

MARTHA

 

PECORA ELETTRICA


 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963