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PIL o indice della felicità

Post n°14 pubblicato il 10 Aprile 2013 da dizetap
 

L'altra sera hanno trasmesso l'ennesimo servizio giornalistico puerile sul Tg1 che trattava l'argomento del PIL (prodotto interno lordo) che misura la "ricchezza" di una nazione e l'introduzione da parte dell'ISTAT (istituto nazionale di statistica) di un nuovo indice per calcolare la felicità del nostro popolo.

Peccato che pochi minuti prima avessero trasmesso il bollettino quotidiano di uno stillicidio che sta proseguendo da qualche mese: i suicidi di chi non ha più lavoro, di chi è sommerso dai debiti, di chi non riesce ad arrivare a fine mese e di chi non riesce a riscuotere i propri crediti.

La distonia ottenuta dalla trasmissione di questi due servizi è stata notevole come spesso capita a certi telegiornali che mi ostino ad ascoltare in attesa di clamorosi miglioramenti.

Per non parlare poi dell'ISTAT che continua a propinarci da anni indici pazzeschi e chiaramente adulterati. Per quel poco che ho studiato statistica (fino all'università) e quel poco di buon senso che mi rimane (non mi hanno ancora giudicato pazzo anche se non lo riterrei offensivo) non comprendo il motivo per cui insistere a fornire dati di medie purissime che contengono dati "contaminati" da chi è troppo ricco e chi non lo è affatto.

Quando si parla del tasso di inflazione e di paniere dei beni dovrebberlo distinguerlo e renderlo pubblico suddiviso in almeno quattro fasce di reddito, perché il paniere di beni di chi guadagna o dichiara un reddito annuo superiore a 50.000 euro l'anno è nettamente diverso da chi ne percepisce 30.000 o solo 15.000, per non parlare dei super ricchi o di chi non percepisce reddito e vive di stenti accumulando meno di 5.000 euro l'anno.

E se proprio vogliono parlare di felicità, in questi giorni difficili, non possono omettere proprio il tasso di suicidi tentati o portati a termine. Non per niente paesi tradizionalmente considerati luoghi di benessere, almeno fino a qualche anno fa, come i paesi scandinavi, soffrivano di un alto tasso di suicidi (rispetto alla media europea) a causa di un malessere che derivava dalle condizioni meteo e da un peggioramento delle capacità di affrontare vite troppo facili.

Le medie statistiche teniamole solo per avere dei punti di riferimento con cui fare i confronti ed eventualmente usiamo anche il concetto statistico di moda, cioè il valore o evento che si ripete più frequentemente.

Faccio un esempio pratico, se tiriamo un dado a sei facce dieci volte la media verrà calcolata sommando il valore degli eventi diviso il numero di lanci (ipotesi 3+2+2+6+4+1+2+5+3+5 =33 / 10 = 3,3) mentre la moda è l'evento che si è ripetuto più spesso (nell'ipotesi il numero 2). Come dire la media degli eventi è stata inferiore alle aspettative (la media a priori doveva essere di 3,5) e la moda ancora più bassa giustificando ulteriormente questo trend al ribasso.

Chiaro, no?

 
 
 
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Un blog di: dizetap
Data di creazione: 02/01/2013
 
 

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