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L'ECONOMIA SPIEGATA ovvero come potremmo uscire da questo pantano

Post n°41 pubblicato il 15 Novembre 2013 da dizetap
 

 

Qualcuno mi chiese come potremmo uscire da questa sempre più deprecabile e persistente situazione economica ed ecco che ho pensato di ridurre la Storia ad un'altra favola semplice che vi riporto perché possa essere usata per spiegare ad altri quello che stiamo vivendo nostro malgrado.

Storia semplificata di quali prospettive ci restano. (tratto dal Libro dei Numeri dell'economia – Gioele 4, 1-17)

Anno Zero: Un'azienda turistica fattura 1.000 suddiviso tra 600 derivante dal mercato estero e 400 derivante dal mercato interno. I suoi costi sono pari a 600 suddivisi in 200 derivanti da costi generali e 400 da costi del lavoro. Questi ultimi si ripartiscono in 10 stipendi da 20 soldi ciascuno.

L'utile lordo dell'azienda considerata è pari a (1.000-600) 400 soldi di cui il 50% finisce in tasse e quindi all'imprenditore restano 200 soldi alla fine dell'anno.

I 10 impiegati ricevono 10 soldi a testa (l'azienda ne spende 20 tra contributi vari). Ciascun impiegato ha spese durante l'anno pari a 9 soldi e ne rimane 1 che depositano in banca.

Anno Uno: Tutto procede per il meglio e l'imprenditore decide di investire 100 soldi dei 200 guadagnati l'anno precedente, nella nuova stagione in spese di ristrutturazione e migliorie dei servizi resi. I clienti soddisfatti ringraziano aumentando di poco le presenze ma, il contemporaneo aumento dei prezzi a giustificazione degli investimenti compiuti, porta l'azienda in questione a fatturare 1.200 suddiviso tra 700 di estero e 500 di mercato interno. I costi diventano 750 perché si sono aggiunti gli investimenti e sono aumentati i costi generali mentre gli stipendi rimangono uguali. L'utile lordo dell'azienda diventa (1.200-750) 450 soldi di cui il solito 50% finisce in tasse e quindi all'imprenditore restano 225 soldi alla fine dell'anno (+12,5%). Per gli impiegati non cambia nulla. I loro risparmi sono diventati 2 soldi ciascuno.

Anno Due: Inizia la CRISI. L'imprenditore, appresa la notizia che la crisi sta aggredendo i mercati, non reinveste i soldi guadagnati l'anno prima. Il fatturato scende a 1.000 suddiviso tra 600 del mercato estero e 400 di quello interno. I costi diventano invece 580 perché l'imprenditore preoccupato dal calo delle prenotazioni, assume una persona in meno. Tranne che per questo sfortunato ex impiegato che resterà senza lavoro e i 2 soldi messi da parte non saranno sufficienti, pur sommati ai contributi del Governo a mantenere lo stile di vita degli anni precedenti e quindi dovrà spendere meno di 9 soldi per sopravvivere, per gli altri impiegati non ci sono variazioni. L'utile lordo dell'azienda diventa (1.000-580) 420 soldi meno il solito 50% di tasse, all'imprenditore restano 210 soldi (-6,7% rispetto all'anno precedente ma +5% rispetto a due anni prima).

Anno Tre: La crisi attanaglia la società civile e il Governo aumenta le tasse e l'iva che si abbatte sui consumi. La nostra azienda turistica fattura 900 tra cui 550 del mercato estero e 350 di quello interno. I costi scendono a 560 perché altri due impiegati perdono il posto di lavoro e gli altri devono fare i miracoli per mantenere uno standard di servizi simile agli anni precedenti pur ocn meno clienti. L'utile lordo diventa (900-540) 360 soldi meno il 55% di tasse, all'imprenditore restano 162 soldi (-23%). I 7 impiegati rimasti si ritrovano a spendere 10,5 soldi l'anno ritrovandosi senza possibilità di risparmi e andando a intaccare quelli degli anni precedenti. Non dimentichiamo che l'imprenditore ha in tasca (100+225+210+162) 697 soldi guadagnati in quattro anni.

Anno Quattro: La crisi perdura e a questo punto al Governo restano poche scelte possibili:

1- aumentare le tasse alle imprese con il rischio che decidano di delocalizzare aumentando così la disoccupazione interna e perdendo la possibilità di incassare le tasse stesse;

2- aumentare le tasse ai dipendenti (Imu, Tarsu, Tari, Tuc e cosa altro volete inventare) e aumentare l'iva che si abbatte sui consumi. I dipendenti saranno obbligati a utilizzare tutti i depositi degli anni precedenti per mantenere il loro solito standard di vita oppure dovranno inevitabilmente abbassarlo deprimendo i consumi. Le aziende fattureranno ancora di meno e saranno invogliate a licenziare, a delocalizzare o a chiudere;

3- diminuire le tasse alle imprese che finché non vedranno aumentare i consumi non torneranno ad assumere, forse proveranno a investire (i più coraggiosi);

4- diminuire le tasse ai dipendenti che non andranno ad intaccare i loro risparmi, potranno ricominciare a risparmiare nuovamente, manterranno inalterato il loro standard di vita e il livello dei consumi. Qualche azienda comincerà timidamente a riassumere e si innescherà una spirale positiva che farà uscire la società civile dalla recessione.

 
 
 
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INFO


Un blog di: dizetap
Data di creazione: 02/01/2013
 
 

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