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I RAGAZZI DEI "MISTERI" - Gioventù ingegnosa ed operosa a Procida

Post n°3 pubblicato il 08 Giugno 2012 da e.mastrangelo01

I ragazzi dei Misteri

ovvero

Gioventù ingegnosa ed operosa a Procida

 

L’isola di Procida  offre a chi viene dal mare il suo aspetto un po’ selvaggio e primitivo, con le sue stratificazioni  di roccia tufica, con la sua vegetazione fitta e rigogliosa, col suo grappolo di case colorate, con la sua fama un po’ sinistra di ex colonia penale. Lì per lì ti fermi a scrutare il paesaggio: la macchia mediterranea con i suoi colori ed odori, i vicoli stretti e ripidi, gli squarci mozzafiato sul mare, ma man mano che t’inerpichi verso la parte vecchia in alto, è la sua gente che cattura l’attenzione. Semplice ed ospitale, ma anche nobile nel sentire e nella parlata schietta e chiara.

Lassù, verso il vecchio carcere in disarmo e mezzo diroccato, in uno spiazzo che si protende sul mare con un belvedere ringhierato, vedi dei bianchi capannoni di tela cerata. La curiosità spinge a spiare dentro e ti si apre un mondo insperato. All’interno vediamo scene di vita cristiana plasticamente foggiate in grandiosi e statuari gruppi umani, che esprimono nei volti sofferenti un’interiorità intensa, artisticamente impressa nell’elemento materiale, secondo una linea di disegno sicura e certamente non priva di cultura artistica. Ci inoltriamo tra quei capannoni ed in ognuno troviamo  gruppi similmarmorei, con altre scene, sempre su soggetto religioso. Ecco che ci viene incontro un ragazzo ben educato, dai trasparenti occhi azzurri, che risponde alle nostre incalzanti domande e cerca di soddisfare le nostre curiosità: si tratta di quel che resta dei cosiddetti “Carri dei Misteri”. Ogni anno sfilano durante la processione solenne del venerdì santo tra le viottole dell’isola a ricordare la passione di Cristo e sono il risultato di un’azione collettiva di tutti i giovani isolani. Studenti, operai, pescatori, contadini, artigiani, occupati e disoccupati,  si riuniscono in quei capannoni-laboratorio nei quaranta giorni che precedono la settimana di Pasqua e progettano il tutto, disegnano, scolpiscono, plasmano, e creano quelle scene, ogni anno diverse, che sfileranno per le vie dell’isola. Si servono di materiali poveri: il polistirolo, i manichini dismessi dei negozi di abbigliamento, la tela di sacco, il cartone, il legno,  ecc, ma quel che viene fuori sembra fatto di marmo vero. E ci conduce il ragazzo a visitare il Museo dei Misteri, ove si può ammirare il meglio di quelle produzioni e lì si resta incantati di fronte alla genialità delle loro creazioni: una riproduzione fedele del Mosè di Michelangelo, una Pietà, una Crocifissione a traforo ligneo. “Come vi finanziate?” – chiediamo – “Ci autofinanziamo”, risponde pronto.

Ci colpisce questo esempio di gioventù solidale ed operosa, che sacrifica il proprio tempo per un progetto comune, per vivere insieme un’esperienza con l’entusiasmo e l’energia che solo i giovani hanno, ma che spesso, ahimè troppo spesso, altrove vengono sprecate per occupazioni più frivole o più edonistiche in convenzionali luoghi di ritrovo che ti lasciano nel tuo isolamento senza vie di scampo.

E’ da additare ad esempio quest’esperienza e non solo per i “Misteri”, ma per qualche valido progetto comune, che possa aggregare i giovani e coinvolgerli, permettendo loro di parlarsi, di conoscersi e di “fare” insieme. Sarebbe il prologo di un’azione sociale dai possibili sviluppi anche economici. E si potrebbe cominciare da qui a risolvere i tanti problemi delle nostre giovani generazioni

 
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