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« Arriva l'anno del drago...IL GRANDE BLUFF »

IL DRAMMA DI DUE ANZIANI DA TRENTUANNI IN UNA STALLA

Post n°756 pubblicato il 12 Gennaio 2012 da casilli2010
 

VENTICANO - Il terremoto per Giuseppina Ciampa, 85 anni, e per il marito, Luigi Fiorentino, cardiopatico ottantenne, non è mai passato. Gli anziani coniugi di Venticano da trentuno anni vivono in locali umidi e malsani, di fronte alle rovine della vecchia masseria di via Chiaire. L’aria attorno al piccolo fabbricato, che prima del sisma era una stalla, è immobile.
Tutto è fermo e congelato: il contributo per la ricostruzione, il rustico tirato su e poi bloccato, la promessa di un modulo abitativo mai consegnato, la speranza di avere un tetto dignitoso. Giuseppina e Luigi mangiano e dormono là dove mangiavano e dormivano le mucche dell’allevamento. «Sono anni che lancio appelli- protesta la signora Giuseppina - ma nessuno mi ascolta. Fino a quando ce la farò continuerò a lottare per avere una casa. Mio marito è malato, ha bisogno di cure, e soprattutto deve vivere in un ambiente pulito e sano. Così non possiamo più andare avanti».

Giuseppina non fa sconti e non vuole compassione: chiede l’abitazione. Una donna minuta ma energica. Non si dà per vinta ma nel contempo non si darà pace fino a quando non realizzerà il suo desiderio. Ha scritto all’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, quando nel tugurio non aveva l’acqua corrente. Ora ha preso di nuovo carta e penna e ha inviato una lettera all’attuale inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano.

In attesa della risposta presidenziale, ha telefonato in Prefettura per chiedere un incontro a breve col prefetto Ennio Blasco perché alla sua età non può più aspettare, e perchè un alloggio, norme e buon senso alla mano, le spetta. «La mia pazienza si sta esaurendo - continua Giuseppina allargando le braccia e mostrando la camera da letto piena di scatoloni e stufe per assorbire l’umido che macchia le pareti -. Il presidente deve sapere della nostra condizione disumana. Il prefetto deve fare qualcosa per noi: siamo anziani e malati, e non possiamo più stare così».

Luigi è seduto accanto al camino e si riscalda davanti alla legna che brucia velocemente. Ha lo sguardo spento e sofferente. Ascolta la consorte che sollecita a telefono l’intervento del rappresentante di governo. La coppia tira avanti con una pensione minima che non le consente di prendere in fitto un appartamento in paese. Il rustico della casa nuova mai compiuta e già piena di crepe, si allunga come un’ombra sinistra sulle lamiere della stamberga che dal 1980 è diventata dimora precaria per i due anziani coniugi venticanesi.

Le sabbie mobili della burocrazia hanno ingoiato pure le ultime speranze di Giuseppina che guarda quel fabbricato in tufo e sospira. «Quanto tempo mi resta ancora? Spero che le mie forze continuino a tenermi su, per battermi contro l’ingiustizia che ho subìto. Se lotto senza risparmio lo faccio solo per mio marito che non sta bene e vuole, come me, finire i suoi giorni in una casa dignitosa. Spero adesso in un intervento per sbloccare questo garbuglio burocratico». Giuseppina, spirito pratico e tempra di ferro, non si fa illusioni e non si fa più incantare da promesse simili a richiami di sirene. Trentuno anni dopo il sisma non si aspetta più nulla, nemmeno il container della Protezione Civile dismesso in Umbria. E il sogno legittimo di una casa alla fine è divenuto un incubo, e un tormento, per Giuseppina Ciampa.

 
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