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Marchionne shock: "Di diritti si può morire"

Post n°1059 pubblicato il 01 Aprile 2012 da casilli2010
 

Sergio Marchionne ha deciso di cambiare mestiere. E darsi alla filosofia politica. Inutile dire che il risultato è disastroso. Perché ne viene fuori una vera e propria "teoria del privilegio", perfettamente in linea con i provvedimenti del governo, l'ideologia neoliberista e lo stile della casta. Parlando - guarda caso - agli studenti della Bocconi, tra tutti gli studenti universitari senza dubbio i più privilegiati, l'uomo che guadagna 1000 volte più di un operaio ha esposto audacemente il suo pensiero. Ascoltiamolo: "Oggi viviamo nell'epoca dei diritti: al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa. Il diritto a urlare, a sfilare e a pretendere", tutti elementi che secondo il Marchionne-pensiero ci rendono deboli e inetti come paese, senza considerare che i diritti sono invece l'ossatura di una civiltà democratica, e ci impediscono di costruire il futuro. Conclusione: "Se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo". Corollario: "Fa bene Monti ad andare avanti sull'articolo 18". Corallario 2: "Il welfare state si è rivelato inefficace". Impressionante.
Cosa ne dovremmo dedurre, Mr Marchionne? Che se rinunciamo a tutti i nostri diritti sul lavoro, l'Italia crescerà di più? E noi come dovremmo vivere nel frattempo, senza salari e senza sussidi? Elemosinando un posto di lavoro in cambio di un pacchetto di voti presso qualche notabile della casta?
Come è possibile credere e affermare che "di diritti si muore", e poi farsi la residenza in Svizzera per non pagare le tasse?
Marchionne è l'esemplare peggiore di quella classe imprenditoriale parassitaria che, con la complicità della casta, negli anni ha distrutto la vita di milioni di lavoratori e costruito un sistema basato sull'iniquità. Prosciugando le casse dello Stato. E, alla fine, delocalizzando le imprese. Sì, perché tra un aforisma e l'altro, Marchionne ha anche fatto un bell'annuncio: ad aprile aprirà il nuovo stabilimento Fiat, a Kragujevac. In Serbia. Con tanti saluti agli operai "mangia-diritti" italiani.

 
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