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IL PASSATO DI MONTI

Post n°1044 pubblicato il 27 Marzo 2012 da casilli2010
 

Mario Monti il professore, l'antipolitico, l'incorruttibile. Così lo sentiamo descrivere dai media mainstream, in un vortice di acclamazione collettiva che ne ha fatto, a dispetto dei sacrifici disumani chiesti alla popolazione, il "salvatore dell'Italia". Oppure Monti come rappresentante della grande finanza mondiale, uomo della Trilateral, delle banche d'affari e delle associazioni più o meno massoniche costituite in gruppi di potere globale. Ma poco si sa di un altro passato di Mario Monti, un passato molto più oscuro, e scomodo, e forse più scabroso ancora. La storia risale a qualche decennio fa, quando il professore era un dirgente della Fiat, anzi della finanziaria della Fiat, la Fidis, e membro del Cda e del comitato esecutivo, negli anni che vanno dal 1979 al 1993. Uno, insomma, che non poteva non sapere. Bene, è proprio durante quegli anni, in cui Fiat acquisisce Alfa Romeo con ingenti aiuti di Stato che si aggirano intorno ai 1.000 miliardi di lire e si avvia a costruire lo stabilimento di Melfi, che si innescò, come accerteranno poi i magistrati, un grosso giro di tangenti, direttamente collegato agli strani affari tra Fiat e il governo italiano, all'epoca dei fatti rappresentato niente di meno che da Bettino Craxi. In sostanza, fondi neri. Furono coinvolti l'avvocato Agnelli, Romiti, e altri grossi dirigenti Fiat. Una vera e propria tangentopoli. Il professor Monti non fu né indagato né condannato, per quanto sul suo coinvolgimento restino dei dubbi legittimi. Possiamo infatti essere tanto ingenui da credere che non ne sapesse nulla? Poteva un uomo nella sua posizione essere all'oscuro di tutto? Un semplice "cameriere" agli ordini di faccendieri pù alti in grado? Chi è davvero Mario Monti? Il "salvatore dell'Italia"? Un semplice e sobrio professore al servizio del Paese? Macché. E' l'uomo della grande finanza, ed è a pieno titolo un rappresentante della casta politica. Con un passato scomodo in più da far dimenticare.

 
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