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Post n°1073 pubblicato il 06 Aprile 2012 da casilli2010
Spuntano le prime intercettazioni tra una militante della Lega e l'ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita. Quest'ultimo parla delle spese private pagate ai Bossi (costi per lauree, Porsche, case) con i soldi pubblici destinati al Carroccio. Belsito si sfoga alla vigilia di una convocazione da parte di Bossi. E salta fuori anche la vendita di un appartamento ricevuto in eredità ma mai dichiarato. Soldi a Umberto Bossi e a Calderoli Negli atti dell'inchiesta gli investigatori scrivono che dalle intercettazioni telefoniche emerge che il denaro sottratto alle casse della Lega è andato, tra gli altri, "a favore di Bossi Umberto" e di "Calderoli Roberto". Nella cassaforte di Belsito la cartella "family" I carabinieri del Noe e della Guardia di finanza hanno ispezionato la cassaforte di Belsito e, tra la documentazione contabile sequestrata, hanno trovato anche una cartella con l'intestazione "The family". Gli investigatori ipotizzano che i documenti siano legati alle elargizioni ai familiari di Bossi. Gli atti sono ora all'esame dei pm di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock. Sequestrato anche un carnet di assegni per Bossi Tra i documenti trovati nella cassaforte del tesoriere c'è anche un carnet di assegni con la scritta "Umberto Bossi". Il carnet, relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio, è ora all'esame dei pm di Napoli e di Milano. Spunta anche il nome di Berlusconi Dagli atti delle inchieste emerge un episodio legato a un presunto fascicolo sul figlio di Bossi che sarebbe stato "affossato" da Silvio Berlusconi. Al telefono con Francesco Belsito a parlare è la dirigente della Lega, Nadia Dagrada. La donna parla di un fascicolo e chiede. "E' vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fascicolo?... Ma prima o poi il fascicolo esce". Intercettazioni: le rivelazioni del tesoriere e dell'impiegata Le telefonate sono state intercettate dai carabinieri del Noe. Belsito stava parlando con l'impiegata amministrativa leghista Nadia Dagrada, che non risulta indagata. L'argomento erano proprio le "elargizioni fatte ai Bossi e alla vicepresidente del Senato Rosy Mauro", come scrive il "Corriere della Sera". A questo punto, Belsito viene consigliato di "fare tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a loro favore e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza". E lui replica: sono "in possesso di copiosa documentazione e di una registrazione compromettente per la Lega". La conversazione X avviene prima che Belsito venga convocato da Bossi a Roma. Una convocazione che il tesoriere legge come l'anticipo della sua defenestrazione. Motivo: nel partito c'è chi (pare Castelli e Stiffoni, stando a quanto crede Belsito) lo vuole buttare fuori dopo le notizie sui rimborsi elettorali investiti dallo stesso tesoriere in Tanzania. La conversazione continua con la leghista che consiglia a Belsito di dire chiaro e tondo a Bossi che, se qualcuno si mette a guardare i conti, vengono fuori tutte le spese. E verrebbe fuori, continua la signora, che i soldi non sono finiti in Tanzania, ma a moglie e figli del leader del Carroccio. E chiude, la Dagrada: "Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette o con i forconi appesi alla Lega". Tutti i soldi per i figli del leader E via con l'elenco dei "costi" del partito. Ci sono le spese per il diploma di Renzo Bossi, i 670mila euro per il 2011 di cui non ci sono giustificativi, le auto (tra cui una Porsche) affittate per uno dei tre figli, Riccardo Bossi, fatture sempre per l'avvocato di Riccardo, una casa in affitto a Brescia, 300mila euro per la scuola Bosina di Varese di Manuela Marrone, moglie di Umberto. E poi, "l'ultima macchina del Principe (cioè Renzo Bossi), 50mila euro... e certo che c'ho la fattura!", si sente nell'intercettazione. Ci sono i "ragazzi di Renzo" (pare che sia la scorta), per cui servono 151mila euro, e gli alberghi sempre per quei "ragazzi". E ancora, le spese per la ristrutturazione della casa di Gemonio. Via Bellerio, Renzo Bossi portò via i documenti sulla sua casa Dall'inchiesta emerge poi che "Renzo Bossi e la sua fidanzata, Silvia Baldo, sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa (ristrutturazioni?) per timore di controlli, visto il periodo critico". Gli investigatori lo annotano in un atto dell'inchiesta Belsito. Ma lui si difende: "Non ho mai occultato i faldoni" "Non ho nascosto alcun faldone, un mese e mezzo fa ho preso nel mio ufficio in via Bellerio due raccoglitori relativi al mio conto bancario personale". Lo ha detto Renzo Bossi. Bossi dava soldi in nero al partito Negli atti dell'inchiesta si parla poi "chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito". Circostanza che emerge sempre da una telefonata tra Belsito e la segretaria Nadia Dagrada. Per gli inquirenti "ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile". Il giallo della casa ereditata Spunta infine anche una casa data in eredità da una signora mantovana innamorata del Carroccio. Caterina Trufelli, racconta "Libero", lascia la sua casa all'onorevole Umberto Bossi, "quale segretario della Lega Nord", come si legge nel testamento della signora. Lui accetta l'eredità e vende la casa per 480mila euro, tenendosi i soldi. "Che, essendo destinati alla Lega - scrive "Libero" - sulla base della normativa sulle 'erogazioni liberali' che tutti i militanti e politici fanno, dovrebbero finire nelle casse del partito". Quei soldi non sono mai arrivati alla Lega.
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