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Messaggi del 02/02/2012
Post n°860 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da casilli2010
Pioggia di critiche sulla dichiarazione fatta da Mario Monti durante la sua partecipazione al programma Matrix su Canale 5 a proposito del posto fisso definito dal premier "monotono". Molto dure le parole usate da esponenti del Pd, della Idv e della Destra. Ma non è mancata neppure la reazione dei sindacati. "E' stata una delle peggiori performance televisive del presidente del Consiglio. Teorizzare che la società non è dinamica perché c'è l'articolo 18, perché c'è il posto fisso è una sciocchezza. Teorizzare che il posto fisso è noioso credo sia discutibile e io non la penso proprio così", ha affermato il vice capogruppo del Pd al Senato, Nicola Latorre, ospite di 'Agorà' su Rai3. Critico il vice capogruppo dell'Idv, Antonio Borghesi per il quale "le parole" utilizzate da Monti sono "inopportune e inappropriate tipo quelle di Padoa Schioppa quando disse che le tasse sono bellissime". "Mia figlia ultra trentenne vive di lavori precari. Monti ha sbagliato profondamente e dovrebbe chiedere scusa a tutti quegli italiani che in questo momento vivono un momento estremamente difficile", ha detto a Tgcom24. "Lui guarda a un periodo in cui cambiare era più facile. Adesso le cose sono molto diverse. Il precariato va superato. I giovani sanno che non avranno lo stesso lavoro a vita -conclude Borghesi- ma va garantito il passaggio da un posto di lavoro a un altro, cosa che ora non accade". Ironico il segretario de la Destra, Francesco Storace: "Quando si parla del problema lavoro a me vengono i brividi perché è un problema sociale serio. Monti non avrà tempo per annoiarsi perché farà il senatore a vita e avrà il suo posto fisso, quindi dovrebbe fare molta attenzione quando usa le parole". "Mi indigno per la leggerezza con cui vengono dette certe cose -aggiunge Storace- davvero Monti pensa che si possa saltellare da un lavoro all'altro con tanta facilità come accade negli altri Paesi?". E si affida a Facebook e Twitter il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti: ''Il posto fisso e' una noia? Battuta infelice. Credo che la vera tragedia in Italia sia la disoccupazione e il lavoro precario''
Post n°859 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da casilli2010 Tag: antonio gramsci, carcericagliari, comunismocaduta, ECONOMIA, FASCISMO, FUTURO, lettere, licenza, passato, scuola elementare, STORIA, VITA
arlare della vita di Antonio Gramsci significa parlare della vita politica europea degli inizi del ‘900. Antonio Gramsci nasce il 22 gennaio del 1891 ad Ales, in provincia di Cagliari, da Francesco Gramsci e Giuseppina Marcias. Tre anni dopo la sua famiglia si trasferisce a Sòrgono (Nuoro) dove il piccolo Antonio frequenta un asilo di suore. Una caduta gli provoca una malattia cronica deformante che causa l’incurvamento della spina dorsale, le cure mediche risultano inutili. Nel 1897 il padre viene incarcerato per irregolarità amministrative. Questi fatti lo segneranno per tutta la vita. Nel 1902, conseguita la licenza elementare, deve affiancare il lavoro allo studio per aiutare la famiglia, in gravi difficoltà economiche. Nel 1908 si trasferisce a Cagliari per seguire il liceo. In questo periodo vive in casa del fratello Gennaro, segretario della sezione locale del Partito socialista. Questa è la stagione in cui a Cagliari cominciano i primi movimenti sociali, fatto che influisce profondamente sulla sua ideologia. Il giovane Gramsci legge moltissimo e si distingue per i suoi vivi interessi culturali, in particolare è affascinato da Croce e da Salvemini. Nel 1911 si trasferisce a Torino, avendo vinto una borsa di studio per la Facoltà di Lettere e Filosofia. Il capoluogo piemontese in quel periodo è in pieno boom economico e industriale. La Fiat e la Lancia con i loro stabilimenti hanno chiamato dal Sud più di sessantamila immigrati in cerca di lavoro. Sono i tempi delle lotte di fabbrica e delle prime organizzazioni sindacali, i tempi in cui gli operai siedono ai tavoli con i rappresentanti dei padroni per trattare le loro condizioni. In questo fase della sua vita, studiando i processi produttivi nelle fabbriche, si impegna per far acquisire alla classe lavoratrice «la coscienza e l’orgoglio di produttori». Negli anni successivi Gramsci si avvicina alla sezione socialista del capoluogo sabaudo e collabora attivamente con il «Grido del popolo», foglio comunista di Torino. Nel 1915 comincerà la sua collaborazione con l’«Avanti!» organo ufficiale del Partito socialista italiano. Questo è anche l’anno in cui l’Italia entra in guerra a fianco dell’intesa e Lenin invita i comunisti a trasformare «la guerra imperialista in guerra civile». Nel 1917 scoppia la rivoluzione che, in ottobre, porterà al potere il Partito bolscevico in Russia. Intanto prosegue l’affermazione di Gramsci tra le fila del ramo piemontese del Partito socialista, tanto che diventa segretario della sezione esecutiva e comincia a dirigere il «Grido del popolo». Oltre a ciò si occupa per intero della stesura di «La città futura», una rivista a numero unico pensata per educare i giovani socialisti. Questa situazione continua fino al 1918 quando le pubblicazioni del foglio cessano e nasce la redazione piemontese dell’«Avanti!», a cui Gramsci prende subito parte. Nel 1919 è tra i fondatori dell’«Ordine nuovo», settimanale che si schiera per l’adesione del Psi all’Internazionale comunista. Intanto in Italia comincia quello che poi verrà chiamato il “biennio rosso”. Gli operai danno sfogo al loro malcontento occupando le fabbriche in cui lavorano. In questo periodo di disordini, dalle pagine del giornale, Gramsci si batte per l’affermazione dei consigli di fabbrica, sostiene che questi debbano essere eletti da tutti i lavoratori, affinché gli operai assumano la funzione dirigente che spetta loro. Questa iniziativa viene plaudita anche da Piero Gobetti e dai suoi neo-liberalisti, non viene invece vista di buon occhio dai massimalisti del Psi. Gramsci intanto si avvicina all’ala di sinistra del Partito socialista, guidata da Bordiga. Al 17° congresso nazionale del Psi, tenutosi il 25 Gennaio del 1921 a Livorno, il neonato Partito comunista d’Italia si scinde dal gruppo socialista. Gramsci viene quindi delegato alla direzione dell’«Ordine nuovo» che diventa il quotidiano di informazione del Pcd’I. La divisione interna alla sinistra è però grave, poiché avviene nel momento di maggiore pericolosità del movimento fascista. Nelle elezioni che seguiranno infatti i partiti di ispirazione socialista perdono voti, in favore del Movimento dei fasci, a cui si è rivolta la borghesia spaventata dalla politica violenta dei massimalisti. Dal maggio del 1922 Gramsci comincia a viaggiare. Prima va a Mosca, dove la situazione si è stabilizzata dopo anni di guerra civile, come delegato del Partito comunista d’Italia nell’esecutivo dell’Internazionale. Qui potrà studiare da vicino la politica di Lenin e gli effetti della dittatura del proletariato. Oltre a questo in Russia si innamora di Giulia Schudt, che diventerà sua moglie e la madre dei suoi due figli. Intanto, in Italia, le squadre fasciste guidate da Benito Mussolini portano a termine la Marcia su Roma. L’anno successivo Gramsci sostiene le tesi dell’Internazionale contro quelle del segretario Bordiga, e, in novembre, viene invitato a Vienna per coordinare il lavoro del Pcd’I con quello degli altri partiti comunisti europei. Il 1924 è un anno cruciale nella sua vita. In febbraio, secondo le sue indicazioni, viene fondato il quotidiano «l’Unità». Lui intanto entra nell’esecutivo del Pcd’I e diventa segretario generale. In aprile viene eletto deputato per la circoscrizione del Veneto e torna in Italia. Le stesse elezioni sono però vinte in larga misura dai fascisti. Giacomo Matteotti, che aveva denunciato evidenti casi di brogli e intimidazioni perpetrati dal movimento fascista ai danni dei votanti, viene ucciso. Ciò provoca una violenta reazione parlamentare, alla quale Gramsci prende attivamente parte. Le forze di opposizione al fascismo, guidate da Giovanni Amendola, abbandonano il parlamento. Il Pcd’I propone un’azione diretta e l’appello alle masse, ma la sua mozione viene bocciata. Il re però riconferma la fiducia a Mussolini e al fascismo, e la protesta fallisce. Al terzo congresso del Partito comunista d’Italia, tenutosi a Lione nel Gennaio del 1926, Gramsci presenta le tesi politiche stese insieme a Togliatti. Queste vengono approvate con il novanta percento delle preferenze. Dopo alcuni mesi però i suoi rapporti con l’Internazionale comunista cominciano a deteriorarsi, a causa di una lettera che scrive al Partito bolscevico in cui sottolinea la sua preoccupazione per le divisioni interne. Pur dando torto all’opposizione si discosta anche dai metodi della maggioranza guidata da Stalin. Togliatti si rifiuta di inoltrare ufficialmente la carta, e da ciò scaturisce una polemica accesa. È nel novembre dello stesso anno che, in seguito alle leggi speciali emendate dal parlamento fascista contro le opposizioni, Gramsci viene arrestato e condotto a Regina Cœli. Condannato a cinque anni di confino sull’isola di Ustica, vi passerà solo sei settimane. Ciò nonostante riesce a organizzare sull’isola siciliana una scuola per i rifugiati politici, in cui gli studenti vengono divisi secondo il loro livello di preparazione. Trasferito a San Vittore, comincia a preparare un ampio studio sugli intellettuali italiani. Come scrive nelle lettere indirizzate alla sua vecchia scuola di Ustica, si vuole concentrare soprattutto sul teatro pirandelliano. Alla fine di maggio del 1928 viene condannato a vent’anni quattro mesi e cinque giorni di reclusione. Nel luglio del 1929 viene trasferito nella colonia penale di Turi, nei pressi di Bari, per motivi di salute. Qui divide la cella con altri cinque detenuti politici. Nel 1929 ottiene il permesso di scrivere in cella e inizia la stesura dei Quaderni dal carcere. Intanto comincia a sostenere posizioni lontane da quelle dell’Internazionale, inimicandosi i detenuti comunisti. Il 1931 è l’anno in cui le condizioni di Gramsci cominciano a peggiorare in maniera precipitosa e inarrestabile. Inizialmente viene trasferito in una cella individuale dove si dedica allo studio e al mantenimento dei contatti con parenti e amici. Ad agosto sarà vittima di una grave emorragia. Due anni dopo, per un ulteriore aggravarsi delle sue condizioni, viene trasferito nell’infermeria di Regina Cœli, e poi da qui in una clinica. Intanto falliscono i tentativi diplomatici fatti da Mosca per ottenere la sua liberazione. La vita in carcere è ulteriormente amareggiata dal deteriorarsi dei rapporti con il Pcd’I. Per questo motivo si trova totalmente isolato. Scrive in questo periodo: «Io sono stato abituato dalla vita isolata, che ho vissuto fino dalla fanciullezza, a nascondere i miei stati d'animo dietro una maschera di durezza o dietro un sorriso ironico». Nel 1934 ottiene la libertà condizionata per motivi di salute. Quando però consegue la scarcerazione definitiva, nel 1937, le sue condizioni fisiche sono troppo compromesse. Morirà in un letto d’ospedale il 27 aprile dello stesso anno. Le sue ceneri sono conservate al Cimitero degli Inglesi, a Roma. Alla sua morte Gramsci ci lascia innumerevoli scritti, di argomento sia politico che culturale. Questi vengono considerati con grande attenzione dagli intellettuali italiani appartenenti ad ogni corrente. I brani considerati più importanti sono quelli prodotti durante la prigionia. L’opera Quaderni dal carcere è una raccolta delle pagine scritte dal 1929 al 1935, pubblicate postume con i titoli: Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce; Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura; Il Risorgimento; Note su Machiavelli, la politica e lo Stato moderno; Letteratura e vita nazionale. Accanto a questi troviamo un’altra raccolta, quella delle Lettere dal carcere. Anche il fitto epistolario viene pubblicato postumo. Nelle sue lettere ad amici e parenti possiamo comprendere la parte più privata del pensiero gramsciano, la sua lotta contro l’abbandono del carcere e il suo desiderio di stare vicino alla famiglia. Oltre a queste due raccolte troviamo una miriade di altri suoi scritti, alcune lettere, diversi articoli di giornale e un’intera rivista chiamata «La città futura», che sono stati minuziosamente raccolti e ripubblicati in volumi dopo la caduta del fascismo.
Post n°858 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da casilli2010 Tag: art.18monti, cisl, discriminazioni, forner, GOVERNO, lega, MANOVRA, PALAZZO CHIGI, PALAZZO MADAMA, PD, PDL, posto fisso, precari, premesse, salva crisi, scioperi, TASSE
ROMA - "Siamo totalmente d'accordo con quello che ha detto ieri il premier Monti, l'articolo 18 non deve essere più un tabù, crea una dicotomia drammatica, pesantissima all'interno del mercato del lavoro. Quindi questo tema è posto, è sul tavolo, noi lo sosteniamo". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia 'IPOTESI NO ART.18 CON CRISI AZIENDA' "Il ministro Fornero ha parlato di licenziamenti per motivi economici, senza il tema del reintegro ma solo con l'indennità di licenziamento. Il tema è sul tavolo": lo ha riferito il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del lavoro
'ART.18 SOLO PER DISCRIMINAZIONI' - "Vorremmo che si arrivasse a questa formulazione: reintegro per tutti i casi di licenziamento discriminatorio, negli altri casi ci deve essere una indennità di licenziamento". Lo ha detto la leader di Confindustria, Emma Marcegaglia 'OGGI POSTO FISSO NON C'E' PIU'' - "Nella situazione in cui siamo - ha detto Marcegaglia - il posto fisso, come tale, non c'é più, dobbiamo prendere atto di questo". GOVERNO ACCELERA - La riforma del mercato del lavoro "il governo la farà con o senza accordo". Lo ha chiarito il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali, nel corso del tavolo a Palazzo Chigi, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti. Con le parti sociali c'é "un dialogo" in corso, ma "il governo sa e farà di tutto per prendere il treno. E se lo facciamo insieme siamo contenti altrimenti il governo cercherà comunque di farlo", ha detto Fornero. All'incontro sono presenti il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il viceministro Michel Martone, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Per le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese, ci sono i leader di Cgil, Cisl e Confindustria, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni ed Emma Marcegaglia, insieme al direttore generale Giampaolo Galli. Assente il vicepresidente per le relazioni industriali, Alberto Bombassei, impegnato in un giro di incontri in vista della successione alla presidenza di Confindustria. Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, è in arrivo da Torino, dove ieri ha partecipato all'incontro con l'ad della Fiat. Per Rete Imprese Italia partecipa il presidente di turno, Marco Venturi; per l'Alleanza delle cooperative, il presidente Luigi Marino; per l'Ugl il segretario generale, Giovanni Centrella. PD ATTACCA MONTI: "E'stata una delle peggiori performance televisive del presidente del Consiglio Monti, lo dico col rispetto dovuto. Teorizzare che la società non è dinamica perché c'è l'articolo18, perché c'è il posto fisso è una sciocchezza. Teorizzare che il posto fisso è noioso credo sia discutibile e io non la penso proprio così". Lo ha detto Nicola Latorre, vicepresidente gruppo Pd al Senato, ospite di Agorà su Rai Tre. Critico anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: ''Il posto fisso diventa monotono quando uno ce l'ha e si può guardare intorno. Quando uno un posto fisso non ce l'ha, è desiderabile". PASSERA, ART. 18 TRA TEMI, NON UNICO - L'articolo 18 sarà "uno dei temi, non l'unico" dell'incontro di oggi tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, nel corso della Telefonata con Maurizio Belpietro. "L'obiettivo - ha proseguito ritornando sulle parole pronunciate ieri dal premier Mario Monti - è quello di creare posti di lavoro", ma "il mondo non è più fatto di cose a lungo termine, bisogna riprepararsi a nuovi lavori e occasioni" FORNERO BATTEZZA RIFORMA, 'RESTA E CRESCI IN ITALIA' - Dopo gli interventi del governo 'Salva Italia' e 'Cresci Italia', il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, propone di chiamare la riforma del mercato del lavoro 'Resta e cresci in Italia'. Lo riferiscono alcuni partecipanti al tavolo in corso a Palazzo Chigi. BONANNI, PREMESSE MIGLIORI RISPETTO A PRIMO INCONTRO - "Le premesse sono migliori di quelle dell'altra volta". Lo dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dopo l'incontro a Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del Lavoro. Sono "piu chiari" i temi sul tavolo, spiega. "Ora si capisce qual è il problema". Mentre sul metodo "ci sarà una discussione che continuerà per circa un mese, probabilmente la prossima settimana ci si vede di nuovo con il governo. Intanto le parti sociali potranno tentare di organizzare proposte, risposte, soluzioni". 'GOVERNO SIA COERENTE SU COSTO FLESSIBILITA'' - "Abbiamo apprezzato molto e spero che su questo il governo sia davvero coerente, la volontà di far pagare di più la flessibilità" e di "contrastare la flessibilità cattiva". Lo ha sottolineato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, al termine del tavolo con il governo sulla riforma del mercato del lavoro, sottolineando che "non è la flessibilità che ci preoccupa, ma quella usata in modo fraudolento", come le "false partite Iva". Bonanni ha inoltre affermato che l'apprendistato è "l'elemento di maggiore convinzione" per aiutare i giovani ad entrare "più speditamente" nel mercato del lavoro e la necessità di "rafforzare gli incentivi". E ha evidenziato l'importanza anche di agire sui "contratti di reinserimento".
Post n°857 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da casilli2010 Tag: 18 miloni, abbuono, affare, CAPITALE, CATA, compra vendita immobilaretruffa, copratore, empap, enti di previdenza, EURO, GUADAGNI, immobile, ITALIA, POLITICI, ROMA, societa', soldi, venditore
L'affare dell'anno, forse. O forse c'è altro. Perchè la compravendita con cui Riccardo Conti, senatore del Pdl, ha realizzato un guadagno record di 18 milioni in mezzo pomeriggio non sembra proprio un episodio normale del mercato immobiliare... E' accaduto tutto in meno di tre ore il 31 gennaio 2010, ma ora viene alla luce: Conti acquista un intero palazzo in via della Stamperia a Roma, cinque piani a seimila euro al metro quadro e lo rivende subito dopo all'Empap (l'ente nazionale di Previdenza e assistenza degli psicologi) a più di tredicimila euro al metro quadro!! Il prezzo complessivo cresce in poche ore di 18 milioni di euro arrivando a una cifra francamente spropositata per l'immobile. Ma soprattutto come ha fatto Conti a trovare un nuovo compratore in due ore, fiuto o che cosa? Erano già d'accordo!? E l'Empap non sapeva che c'era questo immobile in vendita al centro di Roma, lo ha saputo nelle due ore successive? Appare molto improbabile. E allora perchè ha aspettato che lo acquistasse Conti per poi ricomprarglielo subito dopo con 18 milioni di euro di "abbuono"??? La società immobiliare di Conti, circa 70mila euro di capitale, mai avrebbe potuto realizzare l'acquisto e Conti stesso non versa un euro alla stipula del compromesso ma comincia a farlo solo quando riceve i soldi dal nuovo acquirente, trattenendo l'enorme disavanzo. Insomma si arricchisce facendo affari con soldi altrui. Troppe stranezze che fanno sorgere altre domande sui rapporti tra la Casta dei politici e quella degli enti di previdenza
Post n°856 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da casilli2010 Tag: BERLUSCONI, DISOCCUPAZIONE, figli di papa', GIOVANI, ITALIA, LOMBARDIA, manager, melchiorre, precari, renzo bossi, trota
A dicembre, per il terzo mese consecutivo, la disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia è stata superiore al 30%. Un giovane su tre è disoccupato, il tre per cento in più del dicembre dell'anno prima. L'unica "ricetta" proposta dal governo "prevede" il licenziamento facile di chi è già a lavorare, ma così il reddito delle famiglie sempre a terra rimane! Mentre l'aumento dell'età pensionistica di sicuro non aumenta i posti di lavoro disponibili, anzi...
Ma mentre i giovani normali non trovano lavoro per i figli di papà la crisi non arriva mai! Ne stiliamo una prima temporanea classifica:
Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi: I primi due sono già ai vertici dell'impero di Mediaset (Piersilvio presidente Mediaset, Barbara presidente Fininvest e Mondadori) la terza è nel consiglio di amministrazione del Milan Calcio, futura presidente. Per gli altri due presto in arrivo cariche equivalenti. Difficile negare l'effetto dello strapotere politico di papà sulle ricchezze ereditate... Consideriamoli in rappresentanza di tutti i "figli di" dei grandi poteri economici. A scriverli per intero non basterebbe un volume.
Renzo Bossi detto "il trota": tre volte bocciato all'esame di maturità è consigliere regionale della Lombardia a oltre diecimila euro al mese e prossimo parlamentare europeo...
Michel Martone: ormai conosciamo tutti la storia del più giovane sottosegretario del governo Monti che ha definito "sfigati" gli studenti universitari in ritardo con gli studi. Il figlio di Antonio Martone, avvocato generale in Cassazione ed ex-presidente dell'associazione nazionale magistrati. Il potentissimo papà chiamò nientemeno che Dell'Utri per trovare una sistemazione al figlio. Et voilà!
Mario Vattani, in arte "Katanga": figlio di Umberto, uno dei diplomatici più potenti d'Italia. Già un anno dopo la laurea Mario era inserito nella carriera diplomatica per diventare giovanissimo console generale dell'Italia in Giappone. Purtroppo (per lui) il disprezzo fascista per la democrazia gridato a ogni esibizione musicale della sua doppia vita di naziskin ne ha improvvisamente interrotto la carriera. Richiamato in patria, ma vedrete che il papà rimetterà in moto le sue leve...
Cristiano Di Pietro: il figlio del leader dell'Idv, un parvenu della politica è stato candidato ed eletto alle elezioni regionali del Molise. Ma secondo Di Pietro senior "non è un trota"...
Cossiga Giuseppe: figlio di Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica. Giuseppe è stato vice coordinatore sardo di Forza Italia e la scorsa legislatura faceva parte della commissione Difesa della Camera.
Elisabetta Fatuzzo: figlia di Carlo Fatuzzo, fondatore del mitico "partito dei pensionati", che l'ha fatta eleggere consigliere regionale della Lombardia
Umberto Previti: figlio di Cesarone, custode di molti dei segreti più inconfessabili di Silvio Berlusconi. Umberto gioca a calcio e Cesare penso bene di raccomandarlo a Lotito. In una telefonata intercettata nel 2006 sul figlio giovanissimo Previti rinfaccia a Lotito "Claudio, io so' stato sempre 'na persona seria, 'na persona perbene, lo sai, non ti ho mai detto niente de mi fijo, ma che mi fijo venga discriminato e trattato a carci in culo da gentarella da quattro sordi che hai messo a rappresentà 'a gloriosa maglia biancoceleste, io questo proprio non te lo consento proprio, io faccio un casino". Detto fatto, Umberto diventò titolare delle giovanili dela Lazio..!
Giuseppe De Mita: nipote di Ciriaco De Mita. E che te lo dico a fare: attuale vicepresidente della giunta regionale della Campania
Geronimo La Russa: a soli 31 anni il figlio dell'ex-ministro della Difesa e post-fascista La Russa ha accumulato una quantità impressionante di incarichi e consulenze. Per la gran parte nelle società del gruppo Ligresti sodale del padre: ad esempio i posti del cda di Premafin, Finadin, Immobiliare Lombarda e della International strategy srl. Ma anche cariche elettiva come quella di vicepresidente dell'automobile club di Milano in quota al ministro Brambilla sempre durante il governo Berlusconi. Ma si potrebbe continuare...
Pietro Sbardella: figlio di Vittorio, famoso "squalo" della Dc. Entrato nel consiglio regionale del Lazio nelle file dell'Udc
Maura Cossutta: figlia di Armando, storico leader del pci di orientamento stalinista. Più volte eletta alla Camera dei Deputati prima con Rifondazione e poi con i Comunisti italiani. Finchè il padre non fu scalzato dal "trono" da Oliviero Diliberto
Alessandra Mussolini: difficile immaginare una carriera politica per Alessandra se non si fosse presentata come la "nipote del duce"....
Melchiorre Daniela: figlia del Generale della Guardia di Finanza Melchiorre e nipote del Cardinale Bovone. Prima avvocato e dopo magistrato militare, ha ricoperto la carica di vicesegretario regionale della Margherita in Lombardia. nel 2006 è stata nominata sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi.
Pili Mauro: figlio di Domenico Pili, pezzo da '90 del PSI in Sardegna. Giornalista, è stato presidente della Regione Sardegna (famoso il suo discorso d’insediamento in cui citava cifre e dati relativi alla Lombardia...).
Ludovica Casellati: figlia di Elisabetta Casellati. Che appena nominata sottosegretario del governo Berlusconi la assunse direttamente al ministero come portaborse. Cuore di mamma
Leonardo Impegno: figlio di Berardo potentissimo segretario cittadino del Pci di Napoli alla fine degli anni '70. Leonardo ne ha "ereditato" i voti diventando già nel 2006 il più giovane presidente del consiglio comunale di Napoli.
Piero Marrazzo: figlio di Joe Marrazzo, storico giornalista Rai. Appena laureato entra in Rai, in breve diventa conduttore del Tg2 e da lì il salto è breve verso diversi format di successo. Un trampolino fondamentale per la discesa nel campo della politica che ne farà il governatore della regione Lazio. Prima delle note vicende che lo hanno messo un pò ai margini dal potere che conta.
E potremmo continuare a lungo!
Poi ci meravigliamo che, secondo l'Isfol, un giovane su tre è alla ricerca di una raccomandazione come unica soluzione possibile!? Con questi esempi...
ps: l'elenco si limita ai "figli di" politici potenti e in un caso stranoto alla "nipote di". Per gli altri gradi di parentela come la "moglie di" (Fassino, Mastella) o il "marito di" o altri tipi di nepotismo (professori universitari, stelle dello spettacolo, magistrati, super-manager, alta burocrazia militare, chierici...)
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Inviato da: paperinopa_1974
il 10/08/2014 alle 02:06
Inviato da: ormalibera
il 03/07/2014 alle 18:29
Inviato da: ormalibera
il 03/07/2014 alle 09:19
Inviato da: casilli2010
il 03/07/2014 alle 07:12
Inviato da: cicciottabellina0
il 02/07/2014 alle 22:00