PRESENZA

IL TEMPO

Si ricomincia con un nuovo anno. Di inizio in inizio camminiamo mendicando la felicità. Il tempo che diventa domanda. Il tempo scandito dalla domanda dell'io. Il tempo che ha bisogno di consistere. Il tempo è favorevole al mendicante. Il mendicante è l'uomo libero che non ha niente e possiede tutto. Siamo così di fronte al nuovo anno. Siamo protesi alla domanda con tutti i nostri limiti. Per chiedere non devi essere "coerente". Per chiedere basta poco. Per chiedere basta chinare il capo e metterti in ginocchio. Per chiedere possiamo fare a meno anche delle parole. Basta il respiro e il volto proteso a Chi può abbracciarti. Pieni di limiti, bestiali come sempre, carnali, normalmente istintivi, eppure sempre in corsa con la domanda di essere. Sempre in ripresa con la domanda di felicità. Desideriamo una Presenza, desideriamo un avvenimento che non è dipendente dalle nostre mancanze. Desideriamo un avvenimento che non dipende dalle nostre capacità. Ricominciamo l'anno con la consapevolezza di aver bisogno di questa appartenenza. Io non mi dò l'essere. Io non mi faccio da me, non sto facendomi da me. E' liberante questa prospettiva. Ricominciamo a lavorare senza tanti fardelli. C'è Qualcosa d'altro che è più di me, e da cui vengo fatto. Quest'anno è come se dovessimo fissare lo sguardo su questo Qualcosa d'altro. Il vivere, l'alzarsi, il lavorare, lo scrivere devono essere contagiati da questa Presenza. Questo è l'unico avvenimento di novità che rimette in moto l'io. Il nostro povero io impastato d'Infinito. Il nostro povero io che vive sotto il peso dell'Eterno.