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Post n°4 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da prositpress
 

 
 
 

CHRISTIAN JACQ. L'EGITTO DEI GRANDI FARAONI

Post n°3 pubblicato il 20 Aprile 2009 da prositpress
 

*L'immagine, libera rielaborazione della copertina originale del libro, è un'opera di MARCO GUGLIELMINO grafico della PrositPress

L’Egitto dei grandi faraoni. Christian Jacq. Edizione CDE spa –su licenza Arnoldo Mondadori Editor, Milano 1998. pp 316. Titolo originale L’Egypte des grandes Pharaons

Ottimo testo divulgativo, il volume è una galleria di ritratti dei più grandi faraoni della storia egizia. Essendo impossibile evocare le vicende di tutti i componenti delle trenta dinastie che hanno dato vita alla civiltà ieratica per eccellenza, l’autore sceglie solo quelli che per importanza storica, culturale o anche solo di  costume hanno lasciato un segno tangibile (è questo il caso di Tutankhamon famoso più per la sua funesta leggenda che non per l’effettivo contributo dato alla Storia). Sebbene frutto dell’ingegno di un grande studioso, tutto il testo sembra essere filtrato attraverso gli occhi dell’appassionato piuttosto che analizzato dalla mente dell’egittologo. Lo scritto si sviluppa, infatti, seguendo due binari paralleli, quasi fosse un testo redatto a quattro mani, un solo scrittore dalla doppia personalità: l’egittologo si occupa dei punti dove le interpretazioni sono storicamente attendibili, l’appassionato, invece, scrive delle leggende e dei miti tramandatici dai geroglifici a volte dimenticando (volutamente?) che questi avevano solo una funzione puramente propagandistica e simbolica. É in questi passi che ogni faraone ci viene descritto come potente, sommo, saggio, forte, invincibile, inumano. In una parole divino. Indubbiamente il libro ha un buon valore culturale, che diventa ottimo se lo si pensa rivolto a un pubblico di neofiti. Interessanti le due appendici: sia quella cronologica che illustra il succedersi storico dei sovrani e delle relative dinastie (successione a volte lacunosa a causa della difficile ricostruzione e interpretazione dei reperti), sia quella bibliografica (particolarmente abbondante soprattutto considerando il taglio divulgativo dell’opera). Volendo sarebbe stato utile aggiungerne una terza contenente l’elenco e la spiegazione dei molti termini tecnici usati che, all’interno del testo risultano spesso oscuri alla mente del profano. Carente il corredo fotografico che, almeno nell’edizione presa in esame,  risulta essere in b/n e alquanto scarno valutando l’enorme mole di reperti archeologici e opere citate. Nonostante un’attenta lettura, resta difficile capire quale taglio volesse imprimere Cristian Jacq al suo terzo libro. Il libro è senz’altro un’ottima occasione per chi, privo di qualche infarinatura sull’argomento ma estremamente curioso, vuole avvicinarsi alla storia dell’antico Egitto facendosi coinvolgere da uno stile romanzesco che non cade mai nel tecnicismo nozionistico da molti temuto.

ROSSANA PREZIOSO

 

 
 
 

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Post n°2 pubblicato il 23 Agosto 2008 da prositpress
 

LE BIBLIOTECHE E GLI ARCHIVI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.
IL CASO ITALIANO


  




Le biblioteche e gli archivi durante la seconda guerra mondiale.
Il caso italiano.
Atti del convegno Le biblioteche italiane
durante la seconda guerra mondiale a cura di Andrea Capaccioni,
Andrea Paoli e Ruggero Ranieri, Pendragon, Bologna 2007, pp 581. €
38,00


In occasione del 60esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, la Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello ha promosso un convegno dal titolo Le biblioteche italiane durante la seconda guerra mondiale ( svoltosi a Perugia nei giorni 1-3 dicembre del 2005) che raccoglie gli atti del convegno perugino. I saggi raccolti studiano le molteplici realtà che hanno coinvolto le istituzioni bibliotecarie nei giorni cruciali della seconda guerra mondiale, esaminando approfonditamente sia le politiche governative (avvisi e circolari ministeriali) sia i provvedimenti adottati a livello pratico. Da quest’ottica si sviluppano una serie di testi che illustrano le vicende dei libri e di chi era chiamato a difenderli. Tutto il testo risulta essere un attento esame, esauriente e globale dell’intero universo bibliografico nazionale nelle sue multiformi espressioni, dalle biblioteche governative a quelle comunali, gli archivi ecclesiastici e quelli privati. L'analisi delle fonti parte dalla Prima Guerra mondiale. In questa occasione non esisteva una vera e propria distinzione tra il patrimonio artistico e quello librario: sarà la Direzione generale per l’antichità e le belle arti della Pubblica Istruzione ad avviare le operazioni per la protezione dell’intero patrimonio nazionale, affidandole all’attivismo e alla sensibilità di singoli promotori come Corrado Ricci e Ugo Ojetti. È ad opera di quest’ultimo e della sua lungimiranza che sarà organizzato il primo, generico piano di protezione dei beni artistici con la messa a punto di alcuni punti cardine: rimuovere le opere da tutte le città considerabili obiettivo militare, catalogarle in base a un criterio di importanza storico-artistica (soluzione discutibile ma tristemente necessaria), distribuirle in ricoveri sicuri a seconda del loro grado d’importanza, organizzarne anzitempo il trasporto. Solo a partire dal 1934 l’autonomia e l’identità del settore librario sono pienamente riconosciute e questo status permetterà la stesura di un piano di mobilitazione per le biblioteche anche in previsione di potenziali attacchi aerei. In seguito a precise disposizioni, tutto il materiale bibliografico doveva essere diviso in 3 gruppi a seconda dell'importanza storico-culturale che rivestiva: il materiale appartenente al gruppo A andava trasferito in ricoveri scelti dal Ministero, quello del gruppo B andava protetto in loco e trasferito solo in mancanza di un luogo adatto, mentre quello del gruppo C doveva restare sul posto. Ma alla teoria non corrisponde la pratica. In realtà i ricoveri già da tempo individuati, spesso risultavano inadatti a causa dell’umidità o erano addirittura già occupati da altri enti. Il fil rouge che percorre tutto il testo è un’indagine dalla forte connotazione comparatistica il cui scopo è quello di evidenziare le discronie presenti sul territorio e le differenze di provvedimenti, difficili ma necessari, che in quei giorni critici fu inevitabile prendere nei confronti di uno sterminato patrimonio culturale difficilmente difendibile in toto. Ma è anche il ricordo degli atti a volte eroici che hanno per protagonisti figure spesso oscure alla maggioranza: è il caso tragico del direttore della biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, Lodovico Barbieri che morì in un bombardamento l’11 ottobre 1944 mentre stava organizzando il ritorno del materiale librario all’Archiginnasio in seguito alla dichiarazione di Bologna quale “città aperta”. Interessante risulta essere l'analisi dell'operato sia delle truppe tedesche che di quelle alleate che, nel corso della guerra hanno dovuto invertire i propri ruoli nel giro di pochi giorni; nel caos derivato dall’8 settembre, i responsabili delle truppe cobelligeranti come anche quelli delle milizie nemiche si sono a volte scoperti privi di conoscenze specifiche e sensibilità culturali assolutamente indispensabili per la salvaguardia di opere di inestimabile valore. In questo arco di tempo si possono, infatti, distinguere due fasi: fino al settembre ’43 il problema della tutela del patrimonio archivistico era rappresentato sostanzialmente dai bombardamenti, successivamente ad essere pericolosi sono i saccheggi compiuti sia dai tedeschi che, in qualità di ex alleati si preoccupavano di tornare in possesso di documenti compromettenti, sia dagli americani ansiosi di rintracciare gli archivi del governo fascista e il carteggio privato di Mussolini. In ultima analisi il libro Le biblioteche e gli archivi durante la seconda guerra mondiale. Il caso italiano, ricchissimo di stralci, aneddoti, esempi nonché di un ottimo apparato di note anche biografiche, è organizzato secondo un vero e proprio excursus cronologico che partendo dalle origini dei piani di protezione, traccia, alla luce di nuove ricerche archivistiche, un bilancio il più definitivo possibile di ciò che la guerra ha causato e inquadra, anche con la presenza di un interessante appendice fotografica, un periodo storico per certi versi ancora oscuro e dalle dinamiche a volte contraddittorie.

ROSSANA PREZIOSO

 
 
 











 

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