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« PSICOUTOPIAMessaggio #3 »

Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 17 Luglio 2008 da prupittog
 

MATTEUCCI NICOLA,SUL
SESSANTOTTO,EDIZIONE RUBBETTINO 2008





Complessivamente la interpretazione
della insorgenza populista sessantottina non si discosta da quella di
Romeo e di Montanelli se non per alcuni tratti assolutamente
specifici quali, ad esempio, l'accentuazione della dimensione
filosofica e una moderazione maggiore nelle osservazioni critiche.Ma
vediamo di procedere nel dettaglio.In primo luogo, amche
l'autore-come Montanelli e Romeo-osservo' l'assoluta incapacita'
politica della classe dirigente nel riuscire a dare un assetto
giuridicamente moderno all'universita';in secondo luogo ,pur
riconoscendo la necessita' di un confronto con la generazione
contestataria, osservava sia l'ambiguita' tattica del movimento
studentesco -agire attraverso una rivoluzione politica tutta interna
alla universita' o agire prendendo spunto da quella vietcong?-che
quella politica-movimento rivoluzionario o socialdemocratico?In terzo
luogo,l'autore aveva ben chiaro il gioco ambiguo promosso dal Pci:da
un lato una critica severa al movimento dall'altro lato la volonta'
di riassorbirlo.Analizzando poi il linguaggio e i referenti
teorici,l'autore non poteve sottarsi dal rilevare come il lessico
fosse denso di demagogia e come la lettura di Marx,Lenin e Sorel
fosse stata compiuta in modo superficiale poiche' finalizzata alla
ricerca di slogan piu' che di un quadro teorico in grado di
interpretare la realta' storica,D'altra parte, le stessi
interpretazioni formulatre dai sedicenti esperti sociologi non si
discostarono molto dalla vuotezza teorica rilevabile nei documenti
del movimento.Ad ogni modo,l'elemento che emerge con forza dalla
lettura fatta da Matteucci si puo' agevolmente sintetizzare nella
dicotomia realta'/utopia e nelle coppie dialettiche
autorita'/liberta,ragione/istinto.Ebbene, se per Matteucci la visione
palingenetica della rivoluzione era degna solo di commiserazione e le
dicotomie etiche sopra indicate erano tali solo per chi ignorava una
visione dialettica della storia di cui l'auote fu un insigne
esponente.


Che poi proprio nelle facolta'
umanistiche fosse sorta la protesta e si fosse difffusa, cio' non
rappresento' certo una coincidenza fortuita dal momento che il futuro
professionale al quale facevano riferimento- era ed e-' avvolto da
una fitta nebbia! Particolarmente vibrante fu la sottolineatura
fatta dall'autore a proprosito della costante esaltazione della
violenza che ricordava un Marinetti e un Sorel assimilati male e che
proprio per questo poteva essere foriera di conseguenze
drammatiche.,conseguenze che puntualmente si verificarono con il
settantasette.Quanto ai superstiti questi o annegarano nella massa o
si adeguarono alle regole del gioco politico che avevano disprezzato
fino al giorno precedente.Infine,con grande lungimiranza -frutto
della conoscenza della storia del nostro paese-Matteucci formulera'
una previsione che non tardera' a concretizzarsi:la democratizzazione
dell'Universita' si sarebbe conclusa -cosi' commentava l'autore-nella
distruzione sistematica di ogni meritocrazia che avrebbe consentito
la promozione non dei meritevoli ma dei soliti furbi che si
sarebbero serviti di partiti e sindacati per il loro
tornaconto.Insomma, una rivoluzione che partita da Che Guevara si
concluse o negli scranni parlamentari o nel sottobosco del parastato.

 
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