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« Incontri ravvicinati di ...“Andiamo… racconta!” »

Incontri ravvicinati di un certo tipo (ultima parte)

Post n°13 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da Pamfile

“Ciao  Leo” .

Claire si tende verso di lui e gli stampa una bacio sulla guancia.

“Ciao Claire. Come stai?”.

“Bene, grazie. Tu?”

“Non mi lamento. Che si dice della festa?”. Dice guardandosi intorno come a volersi sincerare della situazione.

“Uhm.. per ora niente di eccezionale. Credo che si debba ancora scaldare l’ambiente.”

“Perfetto, allora siamo arrivati al momento giusto. A proposito, lui è Aidan”.

 Aidan.  Allora è così che ti chiami.

 “Ciao Aidan, io sono Claire e lei è Meroe”.

I nostri occhi si incontrano ancora una volta e ancora una volta gli stessi brividi provati solo qualche minuto prima.

“Roe” gli dico stringendogli la mano. La sua pelle è morbida al tatto e la sua mano si incastra perfettamente con la mia.

“Ciao”. 

Non mi sono sbagliata. La stessa voce calda e sensuale ascoltata qualche giorno prima. Osservo Claire parlare con Leo. E’ sicura, calma. Non sembra neppure lei e credo che in parte sia dovuto al terzo Cosmopolitan che tiene in mano.

“Ci sediamo a un tavolo?” propone Claire strizzandomi l’occhio e voltandosi verso Aidan.

Capisco immediatamente che cosa abbia in mente e la cosa non mi piace molto. Ho capito ormai da tempo che quando si mette in mente una cosa è veramente difficile farle cambiare idea; e ciò che ha in testa stasera è gettare le basi per una prossima uscita. A quattro, ovviamente. Ci sediamo e mi rendo subito conto che lo spazio è ridotto. Le nostre gambe si toccano involontariamente sotto il tavolo e quando accade, mi guarda spogliando le mia anima con gli occhi. Da così vicino riesco solo a sentire il suo profumo. Le mie narici si tuffano completamente in quella fragranza fresca e legnosa che nasconde note di mandarino, zafferano, cedro, e ambra. Non sento nessuno dei discorsi di Claire e Leo, né la musica in sottofondo. Non riesco a concentrarmi su nulla che non sia lui. Sui suoi capelli, i suoi occhi grandi, le sue labbra carnose  e perfettamente delineate che si aprono come un sipario e lasciano intravedere  i denti bianchi quando sorride, sulla pelle che spunta dal colletto della camicia, sulle sue mani dalle dita lunghe e affusolate. Lo osservo parlare e bere e non posso non notare la sicurezza che emana mentre trattiene il bicchiere tra le dita e gesticola. Mentre mi parla, mi rendo conto che spesso i suoi occhi si perdono nei miei per poi soffermarsi veloci sulle mie labbra e lì rimanere.

“Noi ci buttiamo nella mischia, voi che fate?” chiede Claire guardando entrambi con curiosità.

Rispondo d’istinto senza neppure aspettare di sentire ciò che Aidan sta per dire.

“Io passo”.

E poi lo sento dire che anche lui aspetta il prossimo giro e che andrà a fumarsi una sigaretta in terrazza.

Osservo Claire e Leo allontanarsi e gettarsi in mezzo alla folla festante. Aspetto che sia lui a dire qualcosa, sicura che stia solo cercando il modo migliore per chiederlo. E poi, all’improvviso le sue parole arrivano dritte come una freccia.

“Io salgo a fumare una sigaretta.. ti va di farmi compagnia?”.

Aspetto qualche secondo prima di rispondere.

“Volentieri” rispondo alzandomi a dirigendomi verso le scale che portano all’esterno.

Salgo i gradini molto lentamente e uno alla volta lasciando scorrere le mie dita sul ferro freddo del passamano. Lui è dietro di  me e anche di spalle riesco a percepire il suo sguardo che passa leggero dalle mie mani al mio corpo. La terrazza all’esterno è deserta a causa del freddo pungente e illuminata dalla luce di piccole candele posizionate a terra come ad indicare un percorso segreto. Lo vedo alzarsi il bavero della giacca per coprirsi il collo e portarsi le mani davanti alla bocca come a volersele scaldare con il respiro. In realtà sta solo cercando di accendersi la sigaretta che tiene racchiusa tra le dita. Come per magia, tra le sua mani appare un puntino di luce rosso fuoco e una nuvola di fumo si alza leggera verso l’alto. Lo osservo attentamente mentre si riempie la bocca del fumo caldo della sigaretta e alza impercettibilmente il viso verso l’alto come a volerlo indirizzare esattamente dove vuole lui. Non posso non notare che, anche attraverso la cortina di fumo che ci circonda temporaneamente, i suoi occhi sono ancora puntati su di me e osservano ogni mio movimento o espressione del viso.

“Non hai freddo?” mi chiede appoggiandosi alla ringhiera della terrazza.

“No, sono abituata a ben altro freddo, credimi!”.

“Da dove vieni esattamente?”.

Forse scapperesti a gambe levate se ti dicessi davvero da dove provengo ma credo che sia  ancora presto per farti andare via così, penso tra me.

“Ho origini irlandesi. Mia madre è nata e cresciuta in Irlanda. C’è rimasta fino alla mia nascita, dopodiché ci siamo trasferite per un po’ in Inghilterra”.

Solo qualche secolo.

“Bello! Quindi hai cominciato molto presto a viaggiare. Ti piace?”.

“Si, non mi dispiace.. ma credimi, non è sempre bello doversi spostare da un posto all’altro del mondo”.

“Del mondo?! Passare dall’Irlanda all’ Inghilterra non è il viaggio intorno al mondo…”

“In effetti no. Ma se consideri anche la Finlandia, la Svezia e la Norvegia e poi l’Italia, ma la prima volta solo di passaggio verso la Grecia, e ancora Africa, Sud America, e Australia…”

Adesso mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite. Forse dovevo tralasciare qualche passaggio  rispetto a quelli volutamente non citati.

“Hai visto tutti questi posti?”.

Molti di più e più di una volta, credimi! Ma evito di dirglielo.

“Mia madre era un tipo un po’ strano, in effetti. Quando si stancava di un posto, le piaceva cambiare. E capitava molto spesso”.

“Cavoli!! Bellissimo… Chissà quanto avrai imparato da tutto ciò che hai visto. Sono convinto che non ci sia niente di più bello che viaggiare e conoscere nuove culture e stili diversi di vita”.

“Si. E’ vero. Lo penso anch’io”.

E’ sceso il silenzio, dopo. Ha continuato a guardare fisso davanti a se come se stesse cercando qualcosa oltre tutto quel buio. Poi inaspettatamente mi ha preso la mano nella sua e ha cominciato ad accarezzarla piano, tracciando con le sue dita un percorso immaginario. Ci siamo seduti su un divano di vimini nell’angolo della terrazza ed è successo tutto così velocemente da non rendermi effettivamente conto di ciò che stava per accadere. O forse, si. Le nostre bocche si sono sfiorate e fuse in un bacio caldo e carico di desiderio. Le lingue giocavano a rincorrersi, incontrandosi e scontrandosi come in una danza propiziatoria. Entrambi sentivamo il desiderio salire lento sulla pelle, nelle mani che si cercavano e si spogliavano freneticamente. Con un solo gesto mi ha preso per i fianchi e portata sopra di lui; adesso il suo profumo era mischiato con quello della sua pelle e la mia lingua non poteva fare altro che saziarsi di quell’essenza come fosse una droga irresistibile. Il cuore ha accelerato il suo normale battito, il respiro si è fatto improvvisamente più intenso e nel silenzio tutto intorno si udivano solo i nostri sospiri frenetici e avidi di desiderio. Ho preso il suo viso tra le mani come fosse una sfera preziosa e le mie dita hanno giocato con la sua e la mia lingua per un tempo infinito. Ho sentito le sue mani posarsi sul seno e cercare di farsi strada tra il vestito alla ricerca spasmodica dei miei capezzoli, diventati turgidi al suo primo tocco. Ho avvertito la sua bocca calda appoggiarsi sulla pelle e succhiarli entrambi avidamente, le sue dita farsi strada sulle mie gambe nude e finire la loro ricerca affannosa sul pizzo della biancheria intima. Ricordo di aver pensato al fatto che chiunque poteva sentire le nostre grida di piacere nonostante la musica al piano di sotto; l’ultimo sprazzo di razionalità prima di cedere definitivamente e inesorabilmente verso il piacere più intenso che avessi mai provato.

 
 
 
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Un blog di: Pamfile
Data di creazione: 12/11/2010
 

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