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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 18 Gennaio 2006 da LaPanceraRosa
Foto di LaPanceraRosa

Il Cinema Orientale è sogno o realtà?

Dunque...per cominciare, ringrazio le persone che hanno fatto una capatina nel mio blog!!! Avrebbero fatto meglio a impiegare più saggiamente il loro tempo ma...ormai è fatta!!! Scherzi a parte, siete stati gentili, anche nei messaggi.

So che la mia passione per il Cinema d'epoca a volte può generare perplessità. Ma quello che io scrivo qui è frutto del mio grande amore sia per il cinema che per le arti visive in genere.

Anche se i puristi dell'Arte a questo punto si metteranno le mani nei capelli, posso dire che un Picasso non mi da le stesse emozioni di un Caravaggio; o almeno, me ne da di differenti.

Non affermo certo che Picasso non sia un grandissimo pittore, lungi da me ma, dovendo scegliere... regalatemi un Caravaggio!

Evidentemente, è una mia mancanza. Ma, in un'epoca di incertezze come la nostra, mi conforta averne almeno 2 o 3, siano pure esse errate.

Il Cinema d'epoca mi piace, mi da emozioni grandi. Il Cinema moderno, poche.

Mi riferisco al cinema statunitense, in particolare. Lo strapotere di Hollywood è evidente.

Quando uscì qui in Italia  “Hero” di Zhang Yimou, mi sconvolse vedere che, sulla locandina, la frase iniziale, a lettere cubitali, diceva: TARANTINO PRESENTA....

Dal momento che il film avrebbe avuto difficoltà ad essere “accettato” dal pubblico americano, Tarantino scese in campo e fece pressione fino alla sua distribuzione.

Ora, pur non avendocela troppo con Tarantino, mi sconvolse pensare che ci si riallacciava al suo successo con “Kill Bill”, per promuovere un film come “Hero”, di un regista premiatissimo come Yimou (Orso d'oro a Berlino per "Sorgo rosso", Oscar, David di Donatello e Leone d'argento per "Lanterne rosse", Leone d'oro e Coppa Volpi a Gong Li per "La storia di Qiu Ju", premio speciale della giuria di Cannes per "Vivere!", Leone d’oro a Venezia per “Non uno di meno” tanto per citare i più noti) .

E se qualcuno avesse mai a dire che un film come Kill Bill possa anche lontanamente aver a che spartire con il geniale Hero, sappia che potrei anche diventare violenta…

Ecco, Hero è, ad esempio, un film “moderno”. Ma non a caso, non è statunitense. Il cinema orientale, anche negli esempi più recenti, lo trovo interessantissimo.

Accennerò solo a “La tigre e il dragone”, pellicola troppo americanizzata, nonostante un disegno orientale di fondo. Non nego un suo certo valore (i suoi 4 Oscar nel 2000, dimostrano solo che negli USA si premiano più spesso film “a misura di pubblico americano”), ma Ang Lee è troppo influenzato dalla sua permanenza negli USA. Il suo “Wu-Xian” pur mantenendo le sue basi orientali, è più simile a “Matrix” dei “fratellini prodigio” Wachowski (non a caso i due film sono dello stesso coreografo di duelli, Yuen Woo Ping) che ai classici Wuxiapian di Hong Kong (ad esempio “La fanciulla cavaliere errante” del ’72 di King Hu o il più recente “Storia di fantasmi cinesi” del 1987 di Ching-Siu Tung, solo per citare a caso). Il filo diretto che lega il wu-xian alle filosofie orientali (allo Zen in particolare) nel film di Ang Lee si sfilaccia parecchio, a favore di una pura spettacolarizzazione.

Sarebbe un po’ come paragonare i duelli e le giostre sapientemente coreografati di “Ivanhoe” o “l’Arciere del re” con la cappa e spada ridanciana e improbabile di “Toto’ contro il pirata Nero”.  Entusiasmanti le prime, divertente, rumorosa e disarticolata la seconda.

Tornando ad “Hero”, confesso che alla sua uscita sono andata a vederlo con l’amaro in bocca di quel “Quentin Tarantino presenta…un film di Zhang Yimou”; la Thurman che brandisce la sua katana mi rimbalzava fastidiosamente nella mente ma, dalla prima scena, il tocco delicato e profondo del fine cineasta cinese, mi ha cancellato immediatamente quell’immagine dalla testa.

Il film è permeato di un fascino totalmente orientale, con un sapientissimo uso dei silenzi, degli spazi vuoti, delle pause nell’azione.

Yimou (come sempre nei suoi film) utilizza con rara maestria il colore: elaborato non solo a fini puramente estetici, bensì come elemento fondamentale nella trama. I colori puri, perfetti, divengono essi stessi narrazione, determinando non solo gli stati d’animo ma sospendendo la narrazione stessa in un attimo puramente infinito.

In alcune scene in particolare l’uso diegetico del colore sembra evidente: il duello tra Neve che vola e Luna, nel quale le foglie gialle sugli alberi e sul terreno (la rabbia, la gelosia e il risentimento), come la singola goccia di sangue che sgorga dalla ferita, si trasformano in rosse (la passione, la ferocia). O il duello tra Spada Spezzata e l’Imperatore, in cui i teli verdi che si frappongono tra i due duellanti, sembrano rappresentare l’odio fra i due ma, più genericamente, tutto l’astio accumulato da una intera nazione contro un Imperatore i cui scopi non vengono compresi.

E quando Neve che vola decide di immolarsi per permettere a Senza Nome di raggiungere l’Imperatore, il suo abito è bianco, vittima sacrificale per un’intera Nazione.

Ma sono solo alcuni esempi, perché la pellicola è una fucina continua di idee, di sensazioni: colma la vista e i sensi dello spettatore.

Più volte, gli addetti ai lavori, hanno sottolineato la sottile linea che collega il film di Yimou al “Rashomon” di Kurosawa: ma personalmente, lo vedo forse più collegato al “Ran” dello stesso autore nipponico, non foss’altro che per l’uso dei colori, netti, taglienti.

Spesso ho sentito definire il film di Yimou con termini quali lento, lentissimo, pesante, onirico, incomprensibile per gli occidentali: e forse lo è. Ma ben venga la lentezza, se questa lentezza porta con se una sì rara poesia. Se nel nostro occidentale e caoticissimo mondo, sempre più pressante pare la necessità di velocità, a volte un poco di lentezza, di indugio – di quell’indugio sognante che avvertiamo proprio in “Hero” – sarebbe da ricercare. Forse proprio come Spada Spezzata, che traccia per ore caratteri nella sabbia, alla ricerca della perfezione grafica di una sola parola. Ma è un Sogno, dolcemente e dolorosamente impossibile.

 

Commento a Hero: ****Piccolo Capolavoro

 

 

 

 

 
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