Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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« Ancora Lei .... e sempre...La vita di Jim Morrison »

Il Mare ha ingoiato il Sole, ovvero L'uomo che camminava sull'acqua

Post n°38 pubblicato il 31 Dicembre 2011 da IOeMR.PARKINSON
 
Tag: Varie
Foto di IOeMR.PARKINSON

Viviamo in una società dove ogni cosa deve essere programmata e si cerca di non lasciare niente al caso.Non accettiamo più gli imprevisti che consideriamo sempre degli eventi negativi se sono in contrasto con i gli impegni che abbiamo in agenda. Riteniamo che i condizionamenti siano una male necessario, un tributo che dobbiamo pagare in cambio del raggiungimento dei nostri obiettivi materiali!

UN ESEMPIO DI CIO CHE POTREBBE CAPITARCI

Se ci troviamo con la macchina in panne parcheggiata su una strada che fiancheggia il litorale di una spiaggia, in attesa che arrivi il carro attrezzi a risolverci il problema, e ci capita di assistere al tramonto del sole che scompare dietro la linea dell'orizzonte, diamo una occhiata distratta e la prima cosa che istintivamente pensiamo è che si è fatto tardi, il carro attrezzi non arriva, che salterà l'appuntamento d'affari con il tale che non possiamo neanche avvisare perché il telefonino ha le batterie scariche, che .."cazzo tutte a me debbono capitare" e bla, bla...bla! Poi una volta esaurita tutta la serie di imprecazioni che possediamo nel nostro bagaglio culturale, se ci capita di riguardare la linea dell'orizzonte e ci accorgiamo che nel frattempo il sole non si vede più, pensiamo: "addio appuntamento"! Che peccato, non siamo riusciti a trasformare un piccolo incidente di percorso in una occasione che la nostra buona sorte ci aveva regalato per permetterci di godere di uno degli spettacoli più emozionanti che che la natura ci offre: un tramonto!

COME AVREMMO POTUTO AFFRONTARE LO STESSO EVENTO

Immaginate adesso per un attimo come avremmo potuto vivere la nostra piccola disavventura se non fossimo stati condizionati dal fatto di essere figli del nostro tempo.Siamo in macchina e percorriamo una strada che fiancheggia il litorale di una spiaggia, abbiamo un appuntamento d'affari e non vogliamo arrivare in ritardo, neanche uno sguardo al mare che si srotola alla nostra sinistra, ma... un ronzio sordo e poi la macchina si ferma! Proviamo a riavviarla, niente da fare. Chiamiamo il carro a attrezzi e ci accorgiamo che che anche la batteria del nostro telefonino ha esalato l'ultimo respiro. Pazienza, siamo isolati, che fare?Finalmente ci accorgiamo che a poche centinaia di metri c'è un accesso al litorale sabbioso. Dimenticandoci l'appuntamento, il carro attrezzi che tarda, il telefonino muto, raggiungiamo la spiaggia, ci togliamo le scarpe e ci avviciniamo verso il mare. Che fortuna, il sole sta per tramontare, finalmente dopo tanti anni (ci ricordiamo dell'infanzia) possiamo goderci un tramonto in santa pace (speriamo che il carro attrezzi ritardi). Ci sediamo in posizione gambe incrociate e, unici spettatori, assistiamo alla magia del sole che tramonta! Man mano che il sole si abbassa sull'orizzonte il mare cambia colore e si tinge di mille riflessi, dal giallo a tutte le sfumature del rosso, fino a quando il sole scompare lasciando un sottile linea rossa! Vi siete dimenticati di tutto, della macchina in panne, dell'appuntamento e del carro attrezzi... che non si è dimenticato di voi!La voce del meccanico vi scuote dal vostro incanto: "Mi dispiace signore, sono in ritardo!"Voi lo guardate, gli sorridete e poi ancora emozionati gli dite, balbettando:

" IL MARE HA INGOIATO IL SOLE"

Questa è una storia dei nostri tempi, ma anche in passato non è che le cose andassero molto diversamente. L'uomo ha spesso creduto che per raggiungere i propri obiettivi (nella storiella che segue, obiettivi spirituali) fosse necessario sacrificare la possibilità di accostarsi alla vita con umiltà e semplicità.

Una storia della tradizione Sufi:L'uomo che camminavasull' acqua

Un giorno un derviscio dalla mentalità convenzionale, prodotto di un'austera scuola religiosa, stava passeggiando lungo un corso d'acqua, completamente assorto in problemi teologici e morali, perché quella era la forma che l'insegnamento sufi aveva assunto nella comunità cui apparteneva. Per lui la religione emotiva corrispondeva alla ricerca della Verità Suprema.All'improvviso il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un forte grido: qualcuno stava ripetendo l'invocazione derviscia. "Non serve a niente", si disse, "perché quell'uomo pronuncia male le sillabe. Anziché salmodiare YA HU, dice U YA HU ...".Il derviscio ritenne allora che fosse suo dovere - lui che aveva studiato con tanto zelo - correggere quel poveretto che sicuramente non aveva avuto l'opportunità di essere guidato nel modo giusto, e che probabilmente faceva solo del suo meglio per entrare in armonia con l'idea sottesa nei suoni.Noleggiata una barca, remò in direzione dell'isola donde sembrava provenire la voce.In una capanna di canne scorse, seduto per terra, un uomo vestito da derviscio che si dondolava al ritmo della ripetizione della formula iniziatica. "Amico mio", gli disse, "la tua pronuncia è sbagliata. Mi incombe dirtelo perché è meritevole dare consigli e altrettanto meritevole accettarli. Ecco come devi pronunciare". E glielo spiegò."Grazie", disse l'altro con umiltà.Il primo derviscio risalì in barca, molto soddisfatto di aver compiuto una buona azione. Dopo tutto, non è detto che colui che riesce a ripetere correttamente la formula sacra possiede anche il potere di camminare sulle acque? Il derviscio non aveva mai visto nessuno compiere un simile prodigio, ma aveva sempre sperato, per qualche ragione, di riuscirci prima o poi.Dalla capanna non arrivava più alcun suono; tuttavia, era convinto che la lezione aveva dato i suoi frutti.Fu allora che udì un U YA pronunciato con esitazione: il derviscio dell'isola si era messo nuovamente a pronunciare la formula a modo suo ...Mentre il primo derviscio era assorto nelle sue riflessioni, meditando sulla perversità degli uomini e sulla loro cocciutaggine nel perseverare nell'errore, i suoi occhi scorsero uno strano spettacolo: il derviscio della capanna aveva lasciato la sua isola e stava venendo verso di lui camminando sulla superficie dell'acqua ...Stupefatto, smise di remare. L'altro lo raggiunse e si rivolse a lui con queste parole: "Fratello, perdonami se ti importuno, ma sono venuto a pregarti di insegnarmi ancora una volta il modo corretto di ripetere l'invocazione, perché ho difficoltà a ricordarlo".* * *

http://www.sufi.it/sufismo/Mulla_Nasruddin/camminava_acqua.htm

 
 
 
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