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QUARANTA - Elle a été ici

Post n°41 pubblicato il 24 Giugno 2010 da passato_per_caso

Gli scappò di lato dalla bocca socchiusa, la mezza forma di un sorriso. Non una smorfia, no, non dico quella, piuttosto un’ombra, come di chi cerca guardare ma non mostrarsi.

Era un sorriso pallido e senza invadenza, ma apparve nel mentre in cui l’occhio vide appoggiato sopra la mensola del bagno quello spazzolino giallo che lei soleva usare ognuna di quelle volte in cui s’attardava in quella casa, o ci mangiava o lì si ritrovava la mattina presto quando alle prime luci, s’alzava per ritornar dentro al suo mondo. Quasi prima che il gallo potesse destarsi o cantare. Come se la notte appresso, trascorsa appena, fosse una parentesi o frutto d’un sogno. Un ectoplasma destinato a sciogliersi dentro la luce dell’incipiente manifestarsi del Sole.

Lo sfiorò d’istinto con la punta delle dita e poi presolo con più forza e convinzione, incominciò a giocherellarci girando fra l’indice ed il medio, saggiando coi polpastrelli la ruvida consistenza dell’impugnatura.

Guardò le setole con cura. Lì s’erano appoggiati i suoi denti e poi le sue gengive, là era stata la sua bocca, quella stessa che, molto più frequentemente, aveva potuto assaggiare lui, con quella sua, in baci a volte interminabili altri solo sfiorati.

Dov’erano quelle labbra allora? In quel preciso momento che sfumava nel successivo. Dov’erano?

Dentro al piccolo sgabuzzino sapeva che avrebbe trovato quelle pantofole indiane, le stesse che lei portava per sentirsi comoda fin dai primi caldi. Le stesse che alternava in inverno con altre chiuse e calde come un batuffolo. Le stesse che alternandosi alle prime, segnavano l’incedere del tempo, quel suo scorrere e trasformarsi mentre impavido resisteva quel sentimento fra di loro.

Dov’erano i suoi piedi, quelli stessi che l’aveva condotta prima a lui e poi portata via? Su quale selciato, o prato, o sabbia o pavimento? Dove sorreggevano in quel mentre le sue gambe e poi, molto più in alto il busto, la sua testa e il cuore?

Provò ad immaginarsi dove fosse in quel preciso momento il cuore di lei. Se lo ritrovò accanto, come spesso accade in quelle storie che dici di non volere e poi, ti accorgi che senza non puoi più nemmeno respirare.

Se lo trovò accanto perché per quanto la sua bocca non avrebbe più toccato quello spazzolino ed i suoi piedi mai più avrebbero calzato i sandali lasciati al buio a ritagliarsi un posto fra i ricordi, per quanto tutto questo fosse ormai intriso di passato, mai l’amore vero, profondo, unico dei loro cuori mai li avrebbe abbandonati.

Succede a volte che le anse della vita generino acqua stagnante ed in quella stessi affondino i sentimenti più alti. Succede che il tempo trascorso ad attendere il nuovo vortice d’una corrente e la sua possente spinta verso il mare, appaia, per un attimo, eterno, e in quella eternità si sciolga il limite d’un orizzonte fattosi infinito.

Succede che il caso tamponi l’emozione e la ragione colga la sua unica carta e divampi come fiamma fra le sterpaglie secche, bruciando nel mentre d’un secondo l’oasi di quel battere di cuore che sembrava infinito.

Succede.

Sotto la cenere dell’apparenza il sangue mormora ancora. E non importa se il tempo, o il gioco del caso han mescolato carte e fatto il cammino affinchè indietro nulla torni.

Resta ad ammantar ricordo la triste lontananza di ogni giorno ma più dentro, o sotto, a seconda di come uno guardi il verso e la sua prospettiva, l’amore resta intatto e disegnar contorni di quelle foto ritagliate coi bordi frastagliati a immaginare anse e vortici, salite e poi declivi lungo i quali, seguendo il ritmo d’un respiro, si perde il vento delle carezze andate e dei sospiri degli amanti immaginati immobili, abbracciati, in quell’istante dentro cui l’estasi toglie ogni ragione.

 

“Passa soltanto il tempo sopra l’immagine di un Amore, ma sono fiocchi e neve e sai che tutto sotto, pur tacendo, attende solo un refilo di vento, e Primavera inonda il cuore, come la marea sormonta quello scoglio e affonda l’anima, tornata a perdersi nella luce sottile della luna che svapora fra le stelle e qualche rada nube in cielo”.

 

Elle a été ici.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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