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« E di altri quadrati.......Ancora !? »

La studiosa che ha sbagliato quadrato

Post n°23 pubblicato il 08 Giugno 2008 da lejaorgana
 

Quand'ero un adolescente, quindi eoni fa, un amico di famiglia mi regalò un libro, "La moglie che ha sbagliato cugino" di U. Domina. Io che sono sempre stata una lettrice accanita lo lessi tutto d'un fiato, esilarata dalle tragicomiche avventure del cugino creativo che, con la complicità  di sua moglie, viene perennemente fregato dall'altro cugino, suo omonimo, trafficone, arrivista e assolutamente privo di fantasia, e quella lettura mi rimase impressa per un episodio privato, che un giorno o l'altro vi racconterò, che fece entrare quel titolo nel mio lessico familiare e contribuì a farcelo rimanere stabilmente fino ad ora, assieme ad altre fulminanti battute contenute nel libro.
Questo episodio d'infanzia mi è tornato alla mente quando ho letto l'illustratissimo e patinato libro di M. G. Lopardi "Il quadrato magico del SATOR- Il segreto dei maestri costruttori" Roma 2006, perché il primo commento che mi è venuto spontaneo dopo la lettura dello stesso è stato proprio quello di parafrasare il titolo di quel libro letto tanto tempo fa, esclamando: "Questa è la studiosa che ha sbagliato quadrato !" La Lopardi mette in risalto l'importanza della grafica del quadrato, non dando alcun peso alle parole in esso contenute, che per quanto la riguarda potrebbero essere anche TRALLALLÀ, perché considera il quadrato solo una griglia su cui costruire i suoi funambolici giochi grafici. Questo andrebbe benissimo (dopo i matematici, vengono coinvolti anche gli studiosi di geometria, assieme al phi, alla sezione aurea, alla sequenza di Fibonacci, agli immancabili Templari e chi più ne ha più ne metta), se non fosse per un vizio di partenza: per ottenere la simmetria delle sue costruzioni la studiosa ha bisogno di un quadrato formato da un numero pari di quadretti (perché è molto più facile avere per centro un punto invece di un quadrato, nel nostro caso quello che contiene la N centrale), mentre il SATOR ne ha cinque per lato ed allora, arbitrariamente e senza dare spiegazione del perché si comporta così, invece di partire dai vertici esterni del quadrato, parte dall'incontro delle diagonali dei quadretti angolari e così ottiene un quadrato 4x4; ma non c'è bisogno di fare questo, bensì semplicemente di cambiare quadrato e prendere il quadrato ROMA/AMOR, che per esempio si inscrive perfettamente nel quadrato della figura 28 di pag.43. Inoltre, anche se in questo caso il contenuto è ininfluente, visto che si parla di architettura in generale e di architettura delle cattedrali in particolare, sembra molto più appropriato ed in tema l'uso della cosiddetta ROMA QUADRATA, piuttosto che del quadrato del SATOR. Io sono sicura che la studiosa è stata sfiorata dal dubbio (accenni si trovano alle pp.68-69, 111), ma anche in questo caso ha contribuito ad offuscare la capacità  che certamente possiede di usare il rasoio di Ockham la sua messianica convinzione di essere stata investita della missione di diffondere nel mondo la buona novella di aver finalmente risolto l'enigma del SATOR, ispirata da una specie di spirito guida, di nome Gabriella, che, ci racconta la studiosa, l'ha guidata nella miracolosa decifrazione del SATOR come il Feng Shui d'Occidente ! Lasciatemi dire, quanto a questa trepida e commossa gratitudine dell'autrice al pensiero divino che l'avrebbe ispirata, usando le parole di U. Domina, che "la fattispecie m'appare inaccoglibile", anzi che "m'appare inaccoglibile tutta quanta la fattispecie" ! Direi che il tutto non ha bisogno di ulteriori commenti !
L'orgia di grafica della pubblicazione mi ha aiutato però a formulare un'ipotesi su uno dei quadrati dell'Italia centrale di tipo ROTAS, quello che si trova nella chiesa di S. Maria Ester di Acquaviva Capocroce, in Molise. La caratteristica di questo quadrato, oltre al fatto di essere di tipo ROTAS, è di avere in basso e a destra l'aggiunta di 9 quadrati vuoti, in modo da risultare una griglia 6x6 (e non 8x8, come i quadrati della Lopardi), in cui la scritta risulta eccentrica e spostata in alto e a sinistra. Ma la cosa più interessante è che a p. 40 la figura 27 mostra l'intera pietra che di solito, nelle altre fotografie che centrano il quadrato, è tagliata a metà  e lascia fuori un interessante schizzo formato da 9 quadrati concentrici disposti a losanga con i vertici orientati ai quattro punti cardinali, che si trova a destra del quadrato magico. Questi nove quadrati concentrici si ottengono allargando ulteriormente la griglia 6x6 fino a portarla a 18x18, mantenendo il centro sul vertice in basso a destra della casella centrale, quella con la N, ed unendo tra loro le diagonali di tutti i quadretti così ottenuti. Questo secondo me è il tetativo di ricavare graficamente, partendo dal quadrato magico, le rotae celesti, che secondo il sistema geocentrico tolemaico costituivano l'universo con la Terra al centro e i 7 pianeti (cioè Luna, Sole + i cinque pianeti allora conosciuti) che le ruotavano attorno seguendo quest'ordine: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, il tutto circondato dal Cielo delle Stelle Fisse. Ricordo che, pur di mantenere le orbite perfettamente rotonde (la perfezione era data dal cechio, non certo dall'ellisse), ci si era inventati una serie di ingegnosi aggiustamenti, tipo gli epicicli e i deferenti, perché ci si era resi conto che la terra risultava leggermente eccentrica rispetto alla sua ideale posizione al centro dell'Universo. Da qui forse la giustificazione dell'uso eccentrico della griglia con le lettere magiche. Questa interpretazione è naturalmente solo un'ipotesi, che io non pretendo minimamente di aver formulato ispirata da non si sa quale divina scintilla, ma semplicemente guidata dal buonsenso, questo sì ispirato da una disamina il più possibile obiettiva di quanto i dati possono suggerire. Io mi chiedo continuamente con sgomento perché risulta così difficile, per esempio, ammettere che quella che viene chiamata con l'altisonante nome di triplice cinta e che spesso accompagna il SATOR, specialmente nei siti templari, non è altro che la griglia per il gioco del filetto, che i Templari, uomini d'azione condannati all'inattività, per esempio nelle prigioni, giocavano per ammazzare la noia, mentre siamo sempre anche troppo pronti a pensare che ci sia sotto un significato esoterico, un mistero, un qualche criptico messaggio sottinteso, mentre in fondo il vero segreto è proprio il GIOCO, il RISO, il secondo libro della Poetica di Aristotele, la battuta di spirito (in latino, guarda caso si chiama, urbanitas), l'autoironia, lo sberleffo, che rendono la vita degna di essere vissuta e restituiscono agli esseri umani il libero arbitrio, che è, lui sì, anche quando la speranza è volata via per sempre, l'ultimo dono rimasto in fondo al vaso di Pandora dell'esistenza !

 
 
 
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