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« Messaggio #35Felice 2009 a tutti voi »

Buon Natale

Post n°36 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da perestico

Amici carissimi,

oggi è la vigilia di Natale, quest'anno, come tutti gli anni, ho avuto parecchio da fare, tra clienti e amici a cui fare gli auguri.  Ho voluto inserire questo post, perchè voi fate parte della mia vita e ne fate parte principalmente attraverso questo strumento.

Vi Auguro il Natale migliore che potete immaginare, ricco d'amore, gioia e serenità.

All'amore della mia vita va un augurio speciale, che questa Notte di Vigilia porti con se la magia del nostro sentimento.

Perestico

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Commenti al Post:
sonoquiperte_f
sonoquiperte_f il 29/12/08 alle 14:15 via WEB
Natale è già passato...quindi niente auguri(ce li siamo già fatti)...questo post non avrebbe bisogno di nessun commento perchè le tue parole dicono tutto...t.v.b.
 
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Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi? 

 

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno. 

 

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno. 

 

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi? 

 

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore. 

 

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

 

 
 
 

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