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Post n°1238 pubblicato il 24 Febbraio 2023 da sinaico
Gesù ha detto: “Quello a cui si perdona poco ama poco” (Lc 7,47). Che significa? La frase va letta come una lettura realistica di ciò che, di fatto, accade generalmente, e non come una legge spirituale che afferma che, a chi pecca poco, gli è perdonato poco e perciò ama necessariamente poco. Se un “giusto” ama poco, infatti, non è perché gli è stato perdonato poco, ma, viceversa, gli è perdonato poco perché ha amato poco, secondo le parole di Gesù: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato” (Lc 7,47): a colui che Dio perdona poco, non è tanto perché a lui Dio offre una minore grazia del perdono, ma perché si è “pentito poco” e poco ha avuto dolore per i suoi peccati, mentre colui a cui Dio perdona molto, è perché si è “pentito molto”, provando molto dolore per i suoi peccati. Dio, infatti, o poco o molto, perdona sempre con TUTTO l’amore a tutti coloro che si pentono di cuore sotto l’influsso della grazia, solo che l’efficacia del suo perdono è proporzionata all’amore dell’uomo e perciò al suo pentimento. Infatti nei giusti, come dimostrano Maria Vergine e tutti i santi che una volta pentiti non hanno commesso più peccati se non piccolissimi, la mancanza di peccato favorisce l’apertura alla grazia e l’accettazione della grazia. Non è infatti il peccato a originare la grazia e perciò il perdono, ma è la grazia del perdono divino a cancellare il peccato. Altrimenti la percezione del peccato è simile a quella di tanti non credenti, per i quali, per sapere cosa è il bene occorre prima sperimentare il male. Ma nessuno può avere coscienza del male più di Dio, che è il Sommo bene, solo che la coscienza che Dio ha del male è intellettiva e non dovuta all’esperienza. Anzi, l’esperienza diretta del peccato, ostacolando la conoscenza del bene sia a livello intellettivo che a livello di esperienza, tende a confondere il giudizio della coscienza. Perciò, se un peccatore pentito ama Dio di più di un “giusto”, è perché il “giusto” si è intiepidito, cosa che si verifica spesso (ma non per una legge spirituale), tanto che, di fatto, nei “giusti” il fervore verso Dio cala al calare delle prove e aumenta al loro aumentare. |
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NON AVERE ALTRI DEI DI FRONTE A ME (DT 5,7)
Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te... chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi; nè chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore tuo Dio (Dt 11,9-13)
Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che "svelino" l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza... (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2116).