Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.

Area personale

 

...si avvicinano le elezioni

 

...le elezioni sono sempre più vicine

 

Contatta l'autore

Nickname: diefrogdie
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 47
Prov: PS
 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

Ultime visite al Blog

cianchonicolettipaolo74eracristianaajdgl7pillipilli0bock0oldanianiellovittosp89alfar0elubinmdfacsmenevadoalmareadrogenfedericosimpatiavitolopez
 

Ultimi commenti

Thanks for taking this opportunity to discuss this, I feel...
Inviato da: Nicole
il 10/05/2011 alle 21:04
 
C'è una cosa che, soprattutto, mi ronza in testa e...
Inviato da: claudio
il 02/03/2011 alle 16:36
 
immigrati maledetti pezzenti, ladri e scrocconi... si stava...
Inviato da: Antonio
il 14/01/2011 alle 23:28
 
FREE ASIA BIBI! luca
Inviato da: luca
il 16/11/2010 alle 21:59
 
Condivido in toto ed auspico che, ammanaite le bandiere di...
Inviato da: luca
il 26/10/2010 alle 17:24
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« I PIU' PERSEGUITATIMEGLIO UNA PARETE BIANCA...? »

Le pozzanghere del pettegolezzo e la pietà

Post n°133 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da diefrogdie
 

LE POZZANGHERE DEL PETTEGOLEZZO E LA PIETA'

 

Per commentare le recenti vicende politico-sessuali-gossip (che brutto neologismo!), mi avvalgo innanzi tutto delle lucide osservazioni di Annalena Benini [www.ilfoglio.it ] 

“Un attacco centrato sui sanitari del cesso è la definizione geniale di Marco D’Eramo [Il Manifesto] per le vicende erotiche utilizzate come arma politica.
Le foto scattate in bagno col telefonino da un paio di ragazze sono state sui giornali per mesi, in effetti, corredate da pensosi commenti. Tutti chiamati a discutere di puttane, di morale e adesso di viados e di Tor di Quinto. Con un’esaltazione sospetta, tra l’altro. Il fatto è che la lotta nel fango è irresistibile: segreti da svelare, vizi di cui adesso ci si vergogna meno se sono anche quelli di tizi importanti, nuovi nomi che sbucano all’improvviso, meschinerie totali, scandali all’ombra, l’improvvisa e spontanea riabilitazione della banalissima amante.
Siamo tutti servette, adoriamo rotolarci nei pettegolezzi, sbaviamo per un segreto.

Siamo tutti servette ma questo è fango da rotocalco, non da discorso politico.
Ci divertiamo e allo stesso tempo ci vergogniamo
,
e lo si può fare da sincere servette, senza contaminare la discussione pubblica, scegliendoci luoghi adeguati, pause pranzo, cene con altre servette, fino a che anche la pozzanghera verrà a noia. Ma elevare a cose serie i sanitari del cesso, quello no.
Fingere che sia necessario intervistare le escort per avere un governo migliore, o inseguire un viados e farsi raccontare le abitudini dei vip per fare chiarezza sull’amministrazione della regione Lazio, è ridicolo. Anche moralizzare sui corpi in vendita è da servette. La differenza fra i due tipi di pozzanghere è la consapevolezza o meno di sguazzarci dentro.”


Forse dobbiamo svolgere riflessioni serie sulla questione morale (caso Marrazzo, caso Berlusconi, ma anche noi uomini e donne) ed esaminare tutto sotto la lente della pietà, intesa nel senso più autentico e nobile dell’espressione. La pietà del Vangelo, la pietà dei romanzi di Dostojvseki.

Davide Rondoni, in un bellissimo pezzo su
www.avvenire.it, scrive:

 […] E io vorrei tenermi lontano dal guazzabuglio delle reazioni di parte e ancor di più dal greve gioco al massacro che s’è subito aperto. Perché è legittimo stigmatizzare le debolezze di un uomo pubblico – e trarne, sul piano politico e morale, le inevitabili conseguenze – ma non può diventare motivo per massacrare la dignità sua e la sensibilità di coloro che lo amano o che gli sono legati.

Che questa sia, piuttosto, l’occasione per una riflessione seria, dura e al tempo stesso pietosa (sì usiamolo questo aggettivo, senza il quale ogni società umana decade, poiché senza pietà ogni umano consorzio si disfa e si insanguina). Perché si tratta di considerare una cosa: nel cuore di un uomo può agire la spinta ideale, buona e costruttiva a darsi da fare, a impegnarsi bene, e anche, contemporaneamente, agire la spinta a buttarsi via, a obnubilarsi in un oscuro dispendio di se stesso, del proprio corpo, della propria energia. Costruzione e dispendio. Fare del bene e buttarsi via. Questo può succedere, e non di rado.

Succede perché l’uomo è anche fatto così.
Non è un meccanismo dove al bene si attacca e consegue per forza il bene. Possono convivere male e bene, alternarsi. Succedere l’uno all’altro. Non ce ne dovremmo stupire, se ci conosciamo almeno un poco. Lo diceva anche san Paolo di se stesso, figurati se non vale per ognuno di noi poveracci. I cristiani iniziano il momento più importante per loro, la Messa, battendosi il petto. L’ultimo peccatore come il Papa.

[…] Eppure il caso Marrazzo mi suscita infinita pena. Dello stesso tipo di pena che ho verso me stesso, la medesima abbandonata e irrimediabile pena.

Se davvero la "questione morale" fosse un momento per guardarsi in faccia, anche con le proprie debolezze, allora forse la politica e i suoi teatri ne riceverebbero una nuova tensione positiva, e un’aria meno ammalata. Se davvero fosse un’occasione per parlare tra uomini in carne e ossa, preoccupati per il decadere delle istituzioni politiche e di garanzia; insomma,
se il disastro umano di questo o quel caso noto servisse per uscire un attimo dal teatro di "bambocci" (cioè di pupi, d’uomini finti) a cui sembra ridursi spesso la politica italiana, allora penso che ne verrebbe un guadagno per tutti. Ridiscutendo di cosa sia la morale, che tensione sia, che necessità ci sia di non fissarsela da soli, di non rispondere soltanto – senza stile e senza sobrietà – alla propria immagine di potere o di pensiero.

Una vera questione morale sarebbe il tratto di un’epoca di agire retto e dove non si usa la comune debolezza umana come clava gli uni contro gli altri. Dove politici, uomini dello Stato e mass media non lavorano per sfasciare la gente. E per prenderla per il naso. Sarebbe una stagione meno farisaica e scandalistica, più pulita e di maggior tensione al bene comune.
Se no, ne verrà solo altro avvilimento, e incattivimento. Proseguendo un periodo cupo e pazzo in cui in nome della morale fai-da-te o improvvisamente riscoperta si distoglie amoralmente lo sguardo dai problemi veri della gente vera e si aprono le porte ai modi più feroci e distruttivi di lotta.
 
 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Politikskorretta/trackback.php?msg=7911368

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
>> Marrazzo su © BLOGGO NOTES
Ricevuto in data 30/10/09 @ 10:46
si chiude in convento. Ormai e' l'unico posto dove puo' prendere i voti. (continua)
 
Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Francesco Davarese il 02/11/09 alle 13:09 via WEB
Penso che sia necessario riaprire un discorso lucido e sincero su quelle che un tempo erano chiamate "psicopatologie sessuali". Come tutte le altre patologie, anche queste hanno un rilievo non solo medico, ma antropologico e creano intricati problemi non solo epistemologici, ma anche etici. Una volta riconfermato il principio liberale dell’irrilevanza politica dei comportamenti privati (purché ovviamente non criminosi né dannosi per chicchessia), è indispensabile mostrarne il limite insuperabile: confinare i problemi della sessualità nell’ambito di un privato insindacabile impoverisce la riflessione antropologica e contribuisce alla corrosione dell’identità dell’uomo moderno. Non riusciremo mai a convincere i nostri governanti che uno stile di vita austero è un valore non solo privato, ma anche pubblico, se continueremo ad aver paura di parlare dell’identità sessuale dell’uomo come costituiva della sua "natura". E se non insisteremo nel ricordare ciò che ai moralisti "classici" (almeno fino a Kant) era evidente: accanto ai doveri che abbiamo verso gli altri esistono i doveri che abbiamo verso noi stessi e verso le nostre inclinazioni, ivi comprese quelle sessuali. Non è un discorso arcaico: come mostrano le vicende di questi giorni è attuale, anzi attualissimo. Francesco
(Rispondi)
 
 
diefrogdie
diefrogdie il 05/11/09 alle 11:23 via WEB
Caro Francesco, il tuo intervento pacato e sofisticato, mi è piaciuto. Fermo restando che nessuno può arrogarsi il diritto di criticare e giudicare gli altri, penso che sia doveroso porre dei paletti, senza i quali il relativismo valoriale e l'indifferentismo - brutto neologismo, ma efficace - dei comportamenti sessuali porterebbe ad una vera e propria anarchia o, comunque, ad uno stravolgimento della morale naturale. La sfacciata proclamazione di presunti «nuovi diritti» in ambito sessuale (anzitutto, quelli degli omosessuali e dei transessuali) con conseguente presunzione a non essere oggetto di giudizi critici o tali da mettere in dubbio comportamenti qualificabili come vere e proprie patologie, come tu dici, non mi pare sia il modo corretto per affrontare la questione con realismo e secondo quella "pietà", cui facevo riferimento nel post. Tutelando gli omosessuali non solo – il che sarebbe ovvio e condivisibile – da violenze fisiche, ma da qualunque giudizio ritenuto discriminante ed etichettato come «omofobia», le istituzioni europee fra l'altro creano il solito razzismo al contrario, impedendo fatalmente la libertà di critica e di pensiero di tutte quelle comunità religiose e civili, le quali hanno come parte normale del loro insegnamento morale la tesi secondo cui la pratica omosessuale è un disordine oggettivo e uno Stato bene ordinato non può mettere sullo stesso piano le unioni omosessuali e il matrimonio eterosessuale. Questa non è omofobia, ma semplicemente riconoscimento di doveri accanto a diritti. "Doveri che abbiamo verso noi stessi e verso le nostre inclinazioni, ivi comprese quelle sessuali", come tu dici. Ciao. Luca
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963