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NESSUNA SCONFITTA, SOLO VILIPENDIO DI CADAVERE

Post n°187 pubblicato il 14 Giugno 2011 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006


L’anziano despota ha appena conchiuso l’importante vertice bilaterale col primo ministro rumeno, quando gli giunge la ferale notizia. Il secondo, a distanza ravvicinatissima, bungabunga elettorale condotto come capotreno. Ancora vittima della sodomizzante furia dell’elettorato italiano, svegliatosi d’incanto, in questa gioiosa primavera di rinascita. Quorum raggiunto in modo straordinario e “Sì” che piovevano come grandine di liberazione. Ello fa spallucce, lasciandosi andare solo ad un commento britannicamente distaccato e pieno di moderazione. Scende dalla macchina e procede con passo giovanile. Incespica, rischia di cadere come un normale cliente della bocciofila, in quell’incedere forzatamente impettito e giovanilistico. Innanzi al palazzo c’è una 93enne fan morta da due anni con un cartello d’incoraggiamento: “SILVIO RESISTI, CONTRO TUTTE LE INVIDIE”. Qualche metro distanti, un drappello di cittadini lo accoglie con feroci salve di fischi. Il Benetti, 76enne con quattro bypass e centodue malattie, dopo dodici anni di astensionismo avvilito ed impotente, stavolta è andato al seggio. Solo per dare un calcio in culo a quel criminale “busciardo” che ci sta riducendo sul lastrico. Non voleva perdersi questa occasione, ed il giorno dopo era felice come un bambino che sta respirando la libertà.
Come se nulla fosse, il monarca sorride. Un sorriso di cemento su un viso di plastificata giovinezze e due occhietti morti. Ha gli occhi morti. Fa quasi pena, in ultima istanza. Attorno a lui quattro infermieri ed il dottore personale, abilmente mescolatisi alle guardie del corpo, non lo perdono di vista. Assicuratosi d’esser ripreso dalle telecamere entra in una lussuosa gioielleria. Compera una mezza quintalata di collanine, monili e farfalline. Va matto per le farfalline. La gente ed i cronisti lo guardano sgomenti. Anche i servi del suo partito sembrano non volerci credere. Passano di microfono in microfono e con piroettate menzogne dense di patetismo, provano a giustificare il terrificante uppercut elettorale. Lui, beato, compera chincaglierie e farfalline da donare alle ancelle che in serata parteciperanno all’elegante bungabunga. Esce, e con la faccia da pazzo saluta ancora il suo popolo immaginario. E’ la tristissima ed angosciante istantanea di un uomo folle e privo di ogni controllo su se stesso. Per quasi due decenni chiamato a dirigere addirittura un paese intero. Quest’omino surreale a forma di marionetta malferma è un morto goffamente deambulante, ma non riesce a capirlo. Non può capirlo, divorato com’è dal morbo di un’egocentria tirannicamente folle e dalla satiriasi causata dalle mortali dosi di medicinali assunti. E’ talmente innamorato di se stesso da credere alle proprie menzogne vaneggianti. Si avvia verso una triste fine, senza volerlo sapere. Come tutti i dittatori.
Il sultano morto ha indetto uno speciale Bungaparty a Villa Certosa. Una specie di distensiva cena-lavoro nella quale discutere del risultato elettorale con la servile manovalanza del partito (ho in mente l’evolversi della cena ma ne narrerò in altro momento, perché mi sono stracciato il cazzo di scrivere oggi). Si dirige per allestire i preparativi, accompagnato dagli apprensivi infermieri, mentre i servi si susseguono nei vari canali della tv. Una mezz’ora frenetica in cui giro tutti i tg per ascoltare le loro parole. Sono momenti imperdibili, indimenticabili. Mi viene l’impulso estremo di masturbarmi nel guardarli così mesti, sconfitti, smarriti nella loro essenza di nulla maleodorante. Il neo segretario Alfano ammicca suadente, poi precisa: “I referendum non si fanno contro il governo. Non è una sconfitta del governo…”. Non fa una grinza. Si fanno solo contro le leggi, di un governo. E da oltre sedici anni non si aveva una simile fiumana di gente al seggio, mai un plebiscito più chiaro e netto come mannaia. La Russa ha assunto un colorito blunotte/nero di seppia. Vorrebbe picchiare qualche giornalista non allineato ma non potendolo fare, per ragioni di opportunità, s’è accanito sul suo cane Galeazzo.
Poi ecco arrivare Gasparri, tutto gobbo e di una bruttezza raccapricciante. E' così nervoso che fatica a tenere a bada la zeppola: “Il quorum è stato raggiunto grazie al popolo di destra. Andiamo avanti nelle riforme.”. Verità vera, alcuni elettori delle destre hanno votato. Ed hanno anche voluto ribadire quanto il despota meriti d’esser sottoposto alle leggi dei mortali. Non una sconfitta, insomma. Nemmeno un omicidio. Ma vilipendio di cadavere ad opera anche dei propri elettori. Qualcosa di più grave di una sconfitta, quasi un dileggio post sberla mortale. Ma cosa vuoi che possano dire questi professionisti della menzogna demagogica. Gli appartenenti alla Pdl sono andati al seggio malgrado il duo della mutua B&B faceva pernacchie sbiascicate o invitava la gente a disertare le urne. Minzolini li esortava implorante alla scampagnata in camporella mostrando scenari smeriglianti ed assolati, mentre Fede e gli altri si interrogavano su una questione di primaria importanza per il paese: “quest’anno, va di moda il caschetto?”. Dei referendum nulla. Silenzio del più bieco regime bulgaro. L’insetto Vespa, per non saper leggere ne scrivere, dedica una mega-seratona ai più divertenti delitti degli ultimi mesi. Si va dall’avvincente delitto dei mostri di Avetrana all’efferato omicidio truculento della povera Melania Rea. Fino ad altri elettrizzanti sgozzamenti a sangue freddo.
Il plebiscito dei "Sì" però, non è una sconfitta del governo e di chi ci gira attorno. Solo un fazioso potrebbe pensarlo. Ci tengono a precisarlo. Capezzone ha la faccia allibita e sdegnata. “E’ indecente la sinistra che vuole assumersi i meriti della vittoria referendaria. Non si sopporta questa idea demagogica…”. Il quorum è stato raggiunto malgrado il governo abbia tentato tutti i metodi leciti ed illeciti, per ostacolarli. Non solo l’informazione più sfacciatamente asservita al regime, ma anche il decreto “omnibus” per stopparlo, fino ai ricorsi al Csm, il papocchio dei voti all’estero. Il presidente del consiglio che invita a disertare le urne ed un ministro che a seggi ancora aperti dichiara il “quourm raggiunto”. Reati così banditeschi costeggianti la sciente presa in giro, e che in un paese civile sarebbero valsi le immediate dimissioni ed una denuncia immediata, dopo cinque minuti. Ma per carità, solo qualcuno in mala fede può pensare che il governo non volesse il raggiungimento degli obiettivi referendari. Inaudito il sol pensiero di un governo sconfitto. La Saltamiquì raggiunge il picco dell’eccellenza di pensiero, in tal senso. Un poco stizzita tiene a precisare che il Presidente non è malato, che lei non lo ha mai detto in quelle intercettazioni criminosamente pubblicate. Poi si addentra in una profonda analisi del voto: “Il no al nucleare è un successo del governo, che già aveva provveduto col decreto omnibus”. Sbatte i tacchi e se ne va, tra l’incredulità generale. E chi mai potrebbe pensare al governo sconfitto. Il compagno Sallusti, cogitante e di una bellezza ancor più stordente mentre prova a dare una spiegazione illuminante, conclude che “I referendum sono una sconfitta della democrazia.”. Poi argomenta amabilmente. Insomma, ha mica perso il governo, ma è stata colpita a morte la democraticità del Parlamento nel suo diritto di fare leggi inviolabili dalla plebe. Democrazia uccisa da queste pretese di antidemocraticità popolare della suburra. Nemmeno Hitler si era spinto a tanto.
Perché diamine volersi convincere che il Governo ha perso? Il Governo dell’invincibile non conosce sconfitta. Giammai. I topi continuano così mentre si preparano, in gran segreto, ad abbandonare la nave che affonda come i topi nella stiva. Fanno molta più pena del sultano morto e pronto solo per un mausoleo da costruire ad Arcore. Ciò che l’attempato tiranno non riesce a comprendere è come il declino fosse inevitabile. Non ha compreso quanto le tv ormai contano nulla. I miserabili servi della gleba non spostano nulla, anzi indispongono ed indignano, talmente sono sfacciati. Il regno delle tv gli ha garantito il potere per quasi un ventennio, ma ora è spazzato via dalla nuova ondata. La rete, i social network,i giovani che non vogliono più farsi fregare. Ed a loro si sono uniti anche quelli che ormai non possono non comprendere l’intima natura delinquenziale ed inetta del regno di mondezza che ha creato il tiranno. Cosa vuoi che possa capire il pover’ometto pazzo di quasi ottant’anni e quegli escrementi senza cervello e pensiero autonomo di cui s’è circondato. E’ rimasto ancora all’era del mangianastri e delle cassette, ignorando il cd. Parla di “gogòl” e di “internèt” con quella sinistra pronuncia tipica degli anziani che non conoscono qualcosa, come mia nonna che ora avrebbe 92 anni e parlava di “motogrossa” per indicare la motocross. La miserabile cariatide ha fatto il suo tempo, ma non può accorgersene. Rimarrà lì, attaccato alle ultime risorse vaneggianti prolungando un’agonia insostenibile. Ma è già morto e non lo sa.

 
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