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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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ESPERIENZA MISTICA

Post n°1886 pubblicato il 12 Marzo 2013 da Praj
 

L'esperienza mistica è l'esperienza dell'unità di forma e vuoto, della propria identità con la Realtà Prima. Tale livello di coscienza è la meta della vita spirituale. Questa coscienza è l'esperienza mistica e colui al quale accade diventa un altro. Le sue concezioni religiose si trasformano. Compiere questo passo significa, in un certo senso, morire; perciò nella tradizioni mistica tale esperienza viene descritta come la "morte dell'Io".
Per la mistica non si tratta, comunque, di eliminare l'io o di combatterlo. Si tratta semplicemente di rimetterlo al proprio posto e di ridargli il peso che gli spetta. Ecco perché ci si sforza di riconoscere l'io per quello che è effettivamente: un centro organizzativo per la struttura personale dei singoli individui. Questo centro organizzativo ha un valore irrinunciabile per la nostra vita. È quanto ci rende umani. Questo è ovvio per la mistica. L'esperienza mistica, però, porta a l'uomo a non identificarsi più in prima istanza con questo Io palese, liberandolo ed aprendolo ad una realtà nella quale l'Io non è più predominante.
Nel cogliersi come realtà superiore, l'ego non diventa "meno ego", ma "più ego". Ecco perché i mistici non provano un senso di perdita quando l'Io si tira indietro. Fanno esperienza di qualcosa di molto più prezioso, che non lascia nemmeno affiorare l'idea di una perdita. Di conseguenza, sono quasi sempre delle personalità forti. Molti mistici del passato avevano un Io così marcato, che hanno preferito finire sul rogo, piuttosto che tradire la propria convinzione. Per la mistica, nella vita non contano né la giustificazione, né l'appagamento dell'Io, né l'autorealizzazione.
Si tratta esclusivamente di smascherare tutti i progetti dell'ego - anche o proprio soprattutto quelli religiosi - come transitori. Nella pratica contemplativa, quello che conta è ridurre anche la volontà, quand'anche si tratti di buona volontà.
(WILLIGIS JÄGER)
 
tratto da: http://www.mistica.info/


 
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