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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Un nome spirituale... perchè no?

Post n°534 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da Praj
 

Si discuteva con amici in un Forum sull'importanza che poteva avere o meno un nome spirituale per un ricercatore. Ognuno esponeva la sua opinione. Al che , sommariamente, ho voluto esporre il mio tragitto rispetto ai nomi che hanno tracciato il mio cammino e ho usato come timone e bussola metafisica. A me è andata così. In estrema sintesi questi sono stati i passaggi che mi sono accaduti.
Sono stato discepolo di Osho e , ancora prima d'incontrarlo personalmente nel 1980, l'anno precedente avevo chiesto di diventare suo sannyasin per corrispondenza, dato che in quell'anno  non potevo andare in India a ricevere direttamente l'iniziazione.  Anche all'epoca rra possibile chiederla anche in questo modo, ma non era detto che si fosse accettati sempre e comunque. Mi fu dato il nome di Dhyan Claudio.
Passarono tre anni e maturai diverse e forti esperienze meditative, e sentii forte il bisogno di cambiare nome più consono alla mia crescente consapevolezza. Scrissi ad Osho che il mio ego, per motivi che adesso non sto a spiegare, voleva chiamarsi Dhyan Prajna. Mi rispose affermativamente e mi diede la Sua benedizione. Usai questo "trucco" del nuovo nome per lavorare su di me ancora per parecchi anni, fino a quando questi perse la sua funzione stimolatrice, di pungolo e richiamo.
Arrivai, dopo un rinnovato entusiasmo nella ricerca interiore, a scoprire il mondo neo Advaita... e  la mia ricerca attinse a nuove e più profonde risorse.
Si crearono nuove intuizioni e una Comprensione che mi condussero al Riconoscimento... dell'Essenza.
Spontaneamente mi sorse la voglia di darmi giocosamente un nome spirituale che sentivo come segno, suggello, di un naturale Compimento: ed ecco che mi chiamai Prajnaram.
Non c'è però più identificazione egoica in questo nome... semplicemente è accaduto! Non posso più essere identificato, ora, come potevo essere stato identificato in passato.
Tuttavia, alla luce della mia esperienza e osservazione delle cose, credo che avere un nome spirituale possa "servire": perchè il suo significato è una guida, un punto di riferimento, un anelito... una sorta di presenza che ci richiama ad un impegno assunto con  noi stessi, in modo particolare, intimo.
L'importante, per me, è non prendersi troppo sul serio, capire che il nome è solo un espediente, uno strumento evocativo, per "giocare" nel mondo spirituale; e che potrebbe essere lasciato tranquillamente quando si vuole e senza problemi. E' una specie di pelle psicologica, un vestito da Viaggio.
Poi capita che nella confidenzialità amicale si possa anche ridimensionare la eventuale pomposità di un nome altisonante: ecco che ci possiamo ritrovare con nick come Praj...
Se invece a qualcuno non interessa usare nessun nome va benissimo lo stesso, dato che è una faccenda, un espediente puramente soggettivo per caricarsi, per ricordarsi, per "divertirsi"... per ritrovarSi e ritornare a Casa.

 
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