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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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L'autoesame

Post n°581 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da Praj
 

... pensare, nel senso di concettualizzare, non è la vera natura dell’uomo.
La comprensione vede che la natura della mente è concettuale.
Lottare contro l’ ”io”, è appunto ciò che l’ “io”, la mente, vuole. Non si può lottare contro la mente..
Non si può sopprimere l’io. Lottare, opporsi, controllare… sono azioni impossibili.
Si deve applicare un’azione passiva, femminile: cedere alle cose, vederle come sono.
Laddove la natura della mente è di gettarsi su una cosa e poi subito su un’altra.
Invece di lottare, scopri chi vuole conoscere, chi lo sta facendo, chi ne ha bisogno.
All’inizio è necessario porsi questa domanda, ma lo scopo non è trovare una risposta.
A volere una risposta è sempre la mente che solleva un problema e cerca di risolverlo; è la mente che razionalizza, la mente che gira sempre all’interno del suo stesso coinvolgimento.
Scopo dell’autoesame è spezzare il coinvolgimento: chi vuole conoscere?
E’ una sorta di bastonata mentale. In realtà è solo l’intelletto che continua a creare problemi. E così viene troncato.
E’ processo che va tenuto sempre attivo, senza smettere le tue normali attività.
Tra l’altro non puoi, perché devi guadagnarti da vivere.
E’ un processo che si potrebbe definire “negativo”, è la comprensione che non c’è nessuno che pone le domande. Basta un primo barlume di comprensione per troncare, almeno a un primo livello, il coinvolgimento.
Approfondendosi la comprensione, un pensiero viene reciso sempre più rapidamente, sempre più vicino al momento stesso della sua nascita.
Finchè, quando la comprensione è perfetta, il sorgere del pensiero e la sua recisione verticale, senza coinvolgimento orizzontale, diventa un evento spontaneo. Ci vuole un po’ di tempo.
Intanto, continua a porti la domanda o lascia semplicemente che la comprensione recida verticalmente il coinvolgimento orizzontale ogni volta che si presenta, riconoscendo che non è in tuo potere.
Riconoscere di non avere potere sulle cose è l’inizio della comprensione.
Questa comprensione è il testimoniare che recide verticalmente il coinvolgimento orizzontale.
E’ stupefacente con quanta rapidità si instauri questa comprensione, come diventi presto un modo di essere.
Il punto fondamentale del testimoniare è l’assenza di “io”.
Il testimoniare è verticale, in una dimensione totalmente diversa: perciò non ci può essere un “io” che testimonia. Nel testimoniare non ci sono pensieri come: ”Non avrei dovuto farmi coinvolgere”, non ci sono raffronti o paragoni. L’assenza di giudizi e paragoni è il criterio della vera testimonianza. I pensieri, semplicemente testimoniati, sono recisi per il semplice motivo che non scattano confronti, giudizi o scelte.

dal libro: "La Coscienza parla" di Ramesh Balsekar - Ed. Ubaldini

 
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