Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Ma quale Segreto...?!La forza interiore »

Rinunciare, ritirarsi... è necessario ?

Post n°358 pubblicato il 12 Novembre 2007 da Praj
 

Molte volte si sente dire che un individuo inserito nella realtà mondana non può praticare una concreta ricerca interiore, perché è troppo occupato a far fronte a tanti impegni di vario genere che gli impediscono di dedicarsi a quello che, invece, chi si ritira in uno spazio consono, di tranquillità e di silenzio, può fare molto meglio. Come ad esempio: monasteri, ashrams, comunità spirituali...

Si crede che chi è oberato da molte incombenze non possa praticare un lavoro su se stesso, come chi invece ha preso la via della rinuncia al mondo, andando a vivere in realtà protette da molte situazioni ritenute disturbanti il proprio cammino. Si ritiene, erroneamente a mio avviso, che le interferenze dovute agli obblighi sociali o famigliari siano un problema, il quale offre scusanti per giustificarsi rispetto all'indisponibilità verso la propria evoluzioni spirituale. 
Invece vorrei dire che gli obblighi sociali e famigliari certamente possono interferire, interferiscono, ma sono proprio questi "ostacoli" che mettono in evidenza la qualità della nostra comprensione e crescita. Sono proprio le difficoltà del vivere nel mondo che ci mostrano quanto sia solida e non velleitaria la nostra maturità interiore.
Se non c'è questa continua verifica, il nostro sentirci spirituali è un fatto effimero, astratto, fumoso. La "fuga" dal mondo trasforma la ricerca in una specie di droga, in un bisogno di pace e tranquillità, senza le quali non siamo in contatto con l'essenza di noi stessi. Invece, per me è proprio nella routine, nella bagarre del mondo che va ritrovato il punto d'equilibrio e di serenità interna, comunque sia. Altrimenti ci stiamo raccontando delle balle. Abbiamo paure e desideri che non vogliamo vederci e con le quali non vogliamo confrontarci.
La crescita spirituale può benissimo accordarsi con la vita nel mondo materiale. Non c’è contraddizione. Bisognerebbe però tener presente una cosa: le problematiche materiali dovrebbero avere una funzione subordinata, e la crescita spirituale dovrebbe rimanere la priorità. Mai la crescita spirituale dovrebbe essere sacrificata alla dimensione materiale. In qualunque momento, qualora fosse necessario, l’aspetto materiale può essere sacrificato alla vita spirituale. Se questo è chiaro, non ci sono problemi. Il problema si presenta solo perché il lato materiale diventa il padrone, e nonostante ciò si desidera ancora la crescita spirituale. La spiritualità non può crescere come dimensione secondaria. Lo spirito non può essere un servitore del corpo. La spiritualità deve essere l’elemento primario, allora tutto può avere la funzione subordinata ed essere utile. Allora la vita materiale, con le sue difficoltà e pericoli, diventa una sadhana, una utile disciplina con cui fare i conti, una palestra che può aiutare la nostra evoluzione spirituale. Quindi ritengo che la rinuncia non debba essere connessa al rinunciare al mondo, ma a ciò che il mondo vorrebbe – con
 i suoi valori, i suoi beni - noi ci identificassimo, rinunciando a riscoprire la nostra Essenza, la nostra profonda natura spirituale.

 
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Commenti al Post:
sofiastrea
sofiastrea il 12/11/07 alle 11:15 via WEB
"La "fuga" dal mondo trasforma la ricerca in una specie di droga, in un bisogno di pace e tranquillità, senza le quali non siamo in contatto con l'essenza di noi stessi." Credo anch'io che questo sia il rischio, trovarsi a contatto ogni giorno, con il nostro angolo "di lavoro", quello che ci è destinato, avere rapporti con gli altri è una scuola a cui non possiamo sottrarci, è un dono stimolante, una miniera di stimoli e intuizioni. Ma credo che dicuterne non porti a nulla, forse non è che ognuno farà la sua strada? Alcuni saranno più stimolati ad andare nel fitto di un bosco o una montagna...ognuno ha la sua mappa :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 12/11/07 alle 11:57 via WEB
Alcuni saranno più stimolati ad andare nel fitto di un bosco o una montagna, certo... altri si giocheranno la partita stando nel mercato... Questo è vero. L'importante, io credo, è che la rinuncia al mondo, fatta come scelta di vivere una vita appartata, non sia una sorta di fuga... che poi diventi, trasformandosi nel tempo, in dipendenza da quella condizione... come tante volte capita, nonostante le buone intenzioni iniziali. Che si muti in incapacità o rifiuto di stare in mezzo agli altri, condividendo con loro l'affanno di stare con i problemi che la vita sociale ci impone. Ciao :-)
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stregabianca3
stregabianca3 il 12/11/07 alle 15:13 via WEB
come si può capire noi stessi e ciò che ci circonda, per quanto non sia reale o possa non esserlo, se ci si estranea completamente da esso? Noi viviamo Anche se tutto ciò che ci circonda fosse falso, potremmo dire lo stesso di coloro che ci circondano, delle emozioni che siamo in grado di provare? Per me no. Vibere nel mondo, ma essere in grado, di vederlo anche "dall'esterno" secondo me è più utile che andare sulla cima della montagna. Vedere il mondo dalla cima di un monte, forse se ne vedrebbe l'interezza, ma se ne capterebbe solo una parte. Sarebbe una visione fredda. (devo aver scritto un racconto su questo, ma gari un giorno lo pubblico) Namastè
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 12/11/07 alle 15:30 via WEB
Cara Strega, condivido quello che hai detto, perchè ritengo provenga da una visuale ampia delle cose e dell'essere. Certo, sarebbe interessante anche leggere il tuo racconto. Perchè no? Namastè e ciao! :-)
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stregabianca3
stregabianca3 il 13/11/07 alle 14:22 via WEB
ecco pubblicato il racconto. Non è il massimo, ma in definitiva non è male ;-)
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Praj
Praj il 13/11/07 alle 18:35 via WEB
Bene, ora vengo a leggerlo con curiosità. Grazie della segnalazione. Ciao! ;-)
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morbida1dgl
morbida1dgl il 12/11/07 alle 15:30 via WEB
Credo che confrontare la propria crescita interiore e la propria spiritualità con la quotidianità sia veramente una ricerca profonda. Quando tutto fuori di te ti dice il contrario di quello che "senti", lì misuri veramente la tua essenza. Saluti :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 12/11/07 alle 18:38 via WEB
Anch'io credo che la reale verifica sia lo specchiarsi del mondo. E' molto più facile essere in pace isolati dal trambusto, dalla conflittualità, dalla compentizione, dal disagio quotidiano che puoi avere, sia intorno che dentro di te, nello stare in mezzo gli altri, così come sono: amici-nemici-indifferenti... Un caro saluto :-)
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NowHere7
NowHere7 il 12/11/07 alle 16:49 via WEB
La "fuga" dal mondo trasforma la ricerca in una specie di droga, in un bisogno di pace e tranquillità, senza le quali non siamo in contatto con l'essenza di noi stessi.
E' totalmente vero! Io aggiungerei anche che non c'è proprio alcun lavoro da fare su se stessi, e che l'unica attenzione che dobbiamo dare è quella che ci è concessa da questo momento. Anche la distrazione, la negligenza, anche l'immoralità sono espressioni di quella Coscienza che sempre diversamente si dà...
In fondo non possiamo giudicare nulla, e a volte anche il nostro approccio verso la ricerca avviene con un pregiudizio giudicante...
Quindi ritengo che la rinuncia non debba essere connessa al rinunciare al mondo, ma a ciò che il mondo vorrebbe – con i suoi valori, i suoi beni - noi ci identificassimo, rinunciando a riscoprire la nostra Essenza, la nostra profonda natura spirituale.
Profondamente vero...

Mi fa molto piacere essere tornato sul tuo blog Praj! Io dal mio canto sento di non avere più nulla da dire, però mi fa molto piacere commentare i tuoi post illuminanti!
Un abbraccio forte, Stef

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Praj
Praj il 12/11/07 alle 18:52 via WEB
Mi trovo in completo accordo con il tuo pensiero, ancora una volta, caro Stefano. Il tuo spunto aggiuntivo non fa che ampliare al meglio ciò che volevo evidenziare. Per quanto riguarda il non avere più niente di nuovo da dire ti capisco... Anche la voglia di non dire più niente... a volte questa possibilità mi tenta, ma immancabilmente sorge ancora lo stimolo ad esprimermi in questo modo e in questo sapzio ... e allora lo lascio essere. Però lo faccio senza sforzo e senza reprimere una voglia giocosa di parlare, di scambiare naturalmente, senza pretese e aspettative... Finchè mi accade in questo modo spontaneo lo assecondo. Poi, giorno per giorno, vedo cosa succede. Grazie di esserci e di offrirmi il tuo prezioso ed apprezzato contributo. Ricambio il forte abbraccio. Ciao! :-)
(Rispondi)
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 13/11/07 alle 10:53 via WEB
posso intervenire? riguardo la voglia di non dire niente...credo che questa tentazione sia ancora una volta causata dalla raffinata trasformazione dell'ego che si adatta in maniera direi sublime al ciò che è...da servo a padrone, almeno ci prova. Credo che la mente abbia un estensione possibile di grandi proporzioni, mi chiedo chi asseconda chi? La sensazione di uscire dai confini ristretti di un utero per ritrovarsi in uno spazio libero, ma a sua volta ristretto nell'utero dell'univeso, forse ideale a ciò che il nostro ego ripropone e così via all'infinito e dicendo questo inevitabilmente mi affido al tempo per arrivare al "non tempo" ed è questa la molla che spinge sempre oltre, in fondo come il respiro è automatico e non puoi rinunciarci finchè il tuo corpo vive :-)
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 13/11/07 alle 12:02 via WEB
Certo che puoi intervenire, ci mancherebbe. Lo sai che mi piace leggere ciò che pensi.... Devo dire che è possibile che sia anche come ben dici. E su questo vale la pena di farne una buona riflessione. Poi, in realta, mi arrendo ad ogni possibilità che viene emergendo e che m'ispira... Ciao :-)
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 13/11/07 alle 13:02 via WEB
...hai ragione, in fondo è il momento dell'arresa quello più sublime, grazie ancora una volta del tuo commento :-)))
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 13/11/07 alle 13:48 via WEB
Grazie a Te, cara Paola. :-)))
(Rispondi)
JacuzziForYou
JacuzziForYou il 13/11/07 alle 20:48 via WEB
Ti confesso che questo post mi è arrivato dritto "in pancia",anche se ieri me lo son letto con leggerezza.. Dici "lo spirito non può essere un servitore del corpo".. ma se fosse il contrario sarebbe vero che ci si potrebbe ritirare tranquillamente in un eremo.. quindi è forse cercando di rendere spirituale ogni cosa del mondo,che si potrebbe vivere in esso senza bisogno di ritirarsi..?? Scusa per i quesiti pseudo intellettuali,ma al di là delle parole l'argomento è veramente "scottante"..Forse mi ci fascio troppo la testa,ma mi sembra che tra il leggerlo ed il viverselo,ci sia una diferenza che sto cercando di esaminare.. Una sadhana..?? Un caro saluto..:-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 13/11/07 alle 21:09 via WEB
Tu dici: " quindi è forse cercando di rendere spirituale ogni cosa del mondo,che si potrebbe vivere in esso senza bisogno di ritirarsi..?? " Ti rispondo: non è che voglio rendere spirituale ogni cosa del mondo, ma la mia visione e percezione delle cose del mondo. Allora ogni situazione mondana diventa occasione offerta dalla vita in virtù anche di un ampliamento della spiritualità che in noi vuole riemergere, riscoprirsi. Spiritualità però che non separa lo spirito dalla materia, ma integra e concilia entrambi questi aspetti armoniosamente e li cogli insieme come celebrazione dell'esistente, qui ed ora. Quindi non ritengo necessario ritirarsi dal mondo ma dall'attaccamento ad esso, che si dimostra anche fuggendolo. Un caro saluto anche a te, amico. :-)
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gardenparks il 01/06/12 alle 17:05 via WEB
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