Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Febbraio 2012

SERVIZIO E SERVITORE

Post n°1319 pubblicato il 10 Febbraio 2012 da Praj
 

Quando il Servitore è pronto il servizio appare.
(Andrè Luiz)

 

 
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VEDERE SENZ'OCCHI

Post n°1318 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da Praj
 

NEL SILENZIO DELLA MENTE GIUNGERETE A VEDERE SENZA OCCHI...


 

 
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CREARE DAL NULLA

Post n°1317 pubblicato il 08 Febbraio 2012 da Praj
 
Tag: Ikebana, Zen

Si narra che il maestro Zen, Rikyu, un giorno, ricevette un giovane monaco che gli portava in dono dei magnifici fiori. Proprio mentre i due entravano nella stanza del tè, i fiori sfuggirono di mano al giovane e, cadendo, lasciarono a terra tutti i meravigliosi petali e gli steli spogli.
Il monaco, addolorato, si scusava, ma Rikyu disse:” Entra nella stanza del tè”.
Davanti a quella nicchia destinata a quelle piante, Rikyu appoggiò un vaso di ikebana vuoto.
Vi immerse gli steli dei fiori e in terra, sul tatami, dispose armonicamente i petali. Tutto era bello, naturale, semplice. Disse allora al giovane monaco: “Quando mi hai portato questi fiori, erano Shiki. il fenomeno è fenomeno.

Cadendo, sono divenuti Ku, non c’erano più fiori. Il fenomeno è Nulla.
Secondo il senso comune, avrebbero potuto restare quali erano.
Il Nulla è “Nulla”. Ma ora abbelliscono la stanza. Ku Soku Ze Shik, Ku, Nulla è il fenomeno”.
Questo aneddoto riflette lo spirito insito nella cerimonia del tè.
Significa che lo Zen ci aiuta a comprendere che anche con ciò che sembra insignificante, l’esistenza può divenire stupenda.



 
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SPECIALMENTE ORDINARIO

Post n°1316 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da Praj
 

Ricordati che non sei il solo a ritenerti speciale. Tutti lo fanno. E’ l’idea più comune che esista.
Il tuo essere veramente speciale si mostra invece quando sei serenamente ordinario.


 
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NON SOLO DIETRO MA DENTRO

Post n°1315 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da Praj
 

Non solo dietro... ma soprattutto dentro un grande uomo c'è sempre anche una grande donna. Cosi come dentro una grande donna sempre c'è anche un grande uomo.


 
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INDIPENDENZA IMMAGINARIA

Post n°1314 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da Praj
 

Si nota spesso la pagliuzza negli occhi degli altri e non si ci accorge della trave nel nostro occhio. Parafrasando la metafora: si vede la dipendenza degli altri dai maestri e non ci si rende conto della nostra, del nostro coprirci dietro le loro espressioni camuffate da un non definirsi in tal senso.
Forse allora c'e meno ipocrisia in chi dichiara apertamente di seguire l'insegnamento di una scuola o di un maestro spirituale.
Tra l'altro, non posso che rilevare una contraddizione quando poi noto l'impellente bisogno di usare sempre risposte di autorevoli personaggi nel mondo del neoadvaitismo ai quali ci si appoggia per suffragare i limiti della propria realizzazione. Evidentemente, questa non ancora è ben metabolizzata in sè e trasformata in buon senso comunicativo per essere recepita come autentica. Se non si tiene presente questo rischio ci si può avvitare nello spirito settario, autoreferenziale, chiuso nel proprio piccolo orticello ideologico. Alla faccia dunque dello sbandierare l'indipendenza dai maestri, quando poi ci si propone, indirettamente e nascostamente come tali, solo in modo diverso.
Mi piace l'affermazione di un amico il quale scrive che ad un certo punto del cammino interiore si comprende che "non c'hai piu niente da cercare.. ma non da trovare..."
Ciò mi risuona come punto fondamentale, oltre che come esperienza diretta. Aggiunge anche questo aspetto basilare, che condivido, rispetto al comunicare presumendosi fonti d'impersonalità, perchè altrimenti "non vi è il completamento nel ridiscendere nell'incarnazione e nelle sue "imperfezioni" ma si rimane sospesi in quel credersi risvegliati pur spacciandolo un attimo dopo per nessuno che parla che vede.
E' questo paradosso stesso che li lascia vivere in questo limbo senza nessuna vera integrazione dell'Esperienza nella realtà relativa".





 
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NIENTE SUCCEDE PER CASO

Post n°1313 pubblicato il 04 Febbraio 2012 da Praj
 

E' stato affermato in un gruppo di discussione da un autorevole esponente del neo advaita contemporaneo: Nella realizzazione di ciò che si è non c'è più il senso di qualcuno che fa quello che si fa, quindi è chiaro che ogni azione che si svolge attraverso qualsiasi forma non può essere diversa da quello che è.
Nessun altra azione POTREBBE o PUO’ avvenire diversa da quello che ha fatto. Questo non è ciò che ciò che lui (Praj) vedeva e questo era chiaro dal modo da il modo in cui ha affermato quelo che ha detto come se QUALCUNO qui AVESSE POTUTO o AVREBBE DOVUTO dire quanto è stato detto in modo diverso.
Praj stesso non può dire nulla di diverso da ciò che dice, come non c'è nessuno in quella forma che dice nulla, l'azione che si manifesta come dire avviene attraverso quella forma come fa con tutte le sue forme. Si tratta di un atto della coscienza, l'azione impersonale che si manifesta.
 
***
 
L'unico punto in cui "dissento" è che la forma "Praj", o altre quando sono consapevoli (ovvero agiscono da un senso impersonale) possono far accadere cose, dare risposte diverse, che se fossero in uno stato di sonnambulismo coscienziale (stato egoico).
Certamente non possono attribuire alla loro personalità l'evento, ma la loro presenza nel ciò che è, nel ciò che sta accadendo, da luogo a varianti e possibilità che altrimenti non accadrebbero.
Quindi, qui non c'è qualcuno che rivendica paternità personali sull'agire, ma riconosce effetti di una co-creazione (determinata ovviamente dall'Unica Coscienza) dovuta all'essere semplicimente presenti all'accadere, al manifestarsi dei fenomeni dentro la Coscienza stessa.

Non penso che si possa dire, ad esempio, che la forma "Ramana Maharshi" esprima azioni come l'ultima delle forme inconsapevoli, pur essendo entrambe espressioni fenomeniche dello stesso Noumeno.
Lo so che anche questa differenziazione è volontà del Tutto, ma lo è pure l'aspirazione a far si che questo dislivello diminuisca, trovi una armonizzazione sempre più ampia. Se ciò non fosse non ci sarebbe interessee al confrontarsi, al trasformare in senso evolutivo.
Tutto questo chiaramente è ciò che deve Essere, è "Volontà Divina".



 
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E SE L'ANIMA GEMELLA FOSSE IN NOI?

Post n°1312 pubblicato il 03 Febbraio 2012 da Praj
 

Si crede, e la letteratura amorosa e spirituale da sempre ce ne parla, che l'anima gemella sia quella di un individuo del sesso opposto con il quale avremmo una affinità quasi assoluta e con la quale ci dovremmo incontrare per stare assieme per tutta la vita: la cosiddetta altra metà della mela.
Con questo mito nella testa e nel cuore, noi andiamo cercandola facendo tanti tentativi, spesso insoddisfacenti, sperando prima o poi di trovarla.
A volte capita che ci sembra di averla trovata... ma spesso, invece, quell'incontro dopo un po', nella realtà dei fatti, ci conferma che non era quello l'oggetto del nostro desiderio, aspirazione, del nostro sogno amoroso. E ricomincia la ricerca...
Io credo piuttosto che il mito, il simbolo, l'archetipo... dell'anima gemella consista piuttosto nel trovare dentro di noi la dimensione complementare necessaria alla nostra realizzazione affettiva e spirituale che andiamo cercando fuori.
Io penso che bisognerebbe riscoprire appieno l'aspetto femminile o maschile che soggiace nella nostra psiche e nell’anima e coniugarlo armonicamente con la parte evidente e manifesta di noi stessi. Fare poi di questo incontro un vero e proprio matrimonio alchemico.
Allora smetteremo di cercare infruttuosamente la nostra anima gemella fuori di noi perché sapremmo che le due anime divise stanno già dentro nel nostro cuore e da sempre si stanno cercando con l'anelito perenne della loro riunificazione.
Quando le nostre due anime gemelle si saranno incontrate in noi, saremo individui non più separati interiormente e sapremo riconoscere dalla loro indipendenza psicologica, dignità affettiva, questa riunificazione. Allora non andremo più cercando l’anima gemella esterna per completarci perché ci sentiremo completi. Allora sì che ci renderemo disponibili a condivisioni fatte su un piano di matura affettività, di voglia di donare sostenuta da un cuore non più bisognoso, sorretti da una consapevolezza che realmente sa accompagnare e farsi accompagnare liberamente, con Amore.



 
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LEZIONI DI SERENITA'

Post n°1311 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da Praj
 



La bontà non è una virtù, ma un vaso dilatatore...
(Silvano Agosti)


 
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TRASFORMAZIONE REALE

Post n°1310 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da Praj
 

Può sembrare inverosimile, ma il modo profondo per cambiare ciò che sta fuori di noi è prima comprendere, per poi trasformare, ciò che sta dentro di noi.
Nella misura in cui ciò accade, il cambiamento sarà reale e non un fenomeno effimero. Diversamente, ciò che non ci piace là fuori, assumerà solo nuove forme, una diversa apparenza, lasciando però la sostanza di ciò che rifiutiamo intatta.

 
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IL RISCHIO DEL SETTARISMO

Post n°1309 pubblicato il 01 Febbraio 2012 da Praj
 

Mi è stato chiesto: Se sei capace di rispondere onestamente (onorare quello che sorge come una risposta immediata ad una domanda) vedrai da te se o no la tua atffermazione viene da una immagine (ego) di te o da quel 'Uno che Veramente sei. La risposta allora alla tua affermazione sara' vista chiaramente come vera o falsa. Quale e' la tua immediata risposta?
***
La mia immediata risposta è che sono consapevole di quel che faccio e dico. Ciò non scaturisce da un immagine di me stesso (ego) ma da ciò che Sono. Naturalmente c'è anche la presenza a ciò che sorge spontaneo e fa sì che si che questa spontaneità si moduli e relazioni in modo comprensibile al contesto in cui questo fare va ad esprimersi, al gioco che è in atto. Trovo comunque il termine "onorare" fuori luogo e non pertinente al senso dell'azione spontanea e naturale.
Devo onestamente dire che non sono più interessato a dialogare con questa parolaia (e irresponsabile) pseudo impersonalità che va a rivestire, con toni da "possessori di verità ultime", banalizzazioni e ripetizioni distorte, insegnamenti ben più profondi. Trovo sinceramente in queste posizioni ancora quell'ego che ora, uscito dalla porta e rientrato dalla finestra, ha trovato nuova dimora in logiche non dualistiche addomesticate a proprio uso e consumo.
Ritengo queste frasette i "baci perugina" del neo advaitismo. Una ideologia che, portata avanti in questo modo superficiale, può portare molta confusione...
Quindi non vado ad alimentarla con inutili quanto sterili diatribe sullo stesso piano discorsivo e concettuale.
Capisco il modo di esprimersi, l'entusiasmo e il senso di comprensione che anima questi neo adepti del neo Advaita: ci sono passato anch'io. Poi però diviene importante riportare l'assoluto nel relativo, la non dualità nel gioco duale, senza però perdere ciò che si è svelato. Allora si sarà meno astratti, meno campati per aria con discorsi che possono essere recepiti solo dagli "addetti ai lavori". Non si può andare in giro e dire: il parlare accade, cosi come l'ascoltare, il camminare ecc..ecc.. Non so se mi piego. Quando sei fuori dalla cerchia di chi ha questo codice comunicativo, ti rendi subito conto che esprimersi in questa modalità non ha senso. Bisogna avere la consapevolezza del farsi "ponte" in modo adeguato, efficace... anche se so che ciò è più difficile. Altrimenti si va cercando dialoghi solo con chi è nel nostro trip, ed è così che si rischia di dare adito allo spirito settario.
Infatti, in questo spirito, c'è il rischio, l'ambiguità... del parlare solo con certe modalità. E parlare solo a chi e per chi non è in grado di comprenderne il senso ultimo, profondo di ciò che si vorrebbe trasmettere, comunicare... Si rischiano danni non da poco.
Ed è proprio per questo che una volta certe messaggi (esoterici) venivano rivelati solo a chi era maturo per farne un uso appropriato, corretto... diciamo "Divino".



 
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