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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Giugno 2013
Possiamo vedere che non siamo il corpo, possiamo trascenderlo, trascendere l’identificazione col corpo, forse anche con la mente, l’ego, e tutto quello, ma anche quella non è una realizzazione completa. Non sei un corpo in particolare, sei tutti i corpi. Spero di riuscire a darvi un senso della natura inclusiva della Verità del nostro Essere. Quando ti risvegli e realizzi di essere questa specie di Spazio risvegliato trascendente, ma se rimani bloccato in questo, allora hai bisogno di un insegnamento che ti sblocchi, che ti porti al di là di questa fissazione e così via. Perché l’idea non è di andare da un’identità a una non-identità, non è questo il punto.
Un insegnamento può fare questo per portarti temporaneamente in quel punto, per risvegliarti da una fissazione, da un’identificazione, quindi potresti dover dire non sono questo ma quello, così che puoi rompere la tua identificazione, il tuo stato di trance. Ma poi dovrai tornare indietro e correggere la nuova identificazione. La realizzazione spirituale non è arrivare a nessuna identità fissa, o una fissa non-identità, è una cosa molto, molto fluida.
(Adyashanti)
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Il vero signore è simile a un arciere: se manca il bersaglio, ne cerca la causa in se stesso. (Confucio)
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Malgrado ciò, esiste qualcosa che devi riconoscere per smetter di essere quello che non sei. Indaga chi sei.
(Mooji)
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L'agitazione avviene quando cerchiamo qualcosa. E, quanto più intensa è questa ricerca, tanto più ci allontaniamo da quello che stiamo realmente cercando.
Lo puoi vedere. Tu ti allontani... perché non c'è nulla da incontrare. Non tentare di stare dentro al non-stato.
Non cercare di essere il percipiente finale. Non cercare di essere il testimone di ciò che viene percepito. Tu sei già quello. Liberati dalla necessità di tentare.
(Jean Klein)
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Nella traversata della vita, il senso dell'ego è la mosca cocchiera che ronza di continuo, sia che la diligenza si inerpichi su una salita, sia che non si muova.
Occuparsi dell'ego è occuparsi della mosca cocchiera: è confermarle la sua importanza. La mosca cocchiera siamo noi. Essa pretende aspirarvi (alla pace), ma non può gioirne che cessando di esistere: ecco la contraddizione fondamentale.
La coscienza (di sé) non è che un sotto-prodotto della memoria. La conoscenza riflessa ("io so e so che so") è solo una conoscenza di idee generali del passato. Conoscersi (sapere che si esiste) è solo un'idea generale disincarnata, un fatto di memoria che si prende per un centro di decisione, di azione, di vita.
L'uomo non è un centro di coscienza che ha dei progetti, dei desideri. L'uomo è il "suo" desiderio, il "suo" progetto. A parte loro, non c'è nulla: è il desiderio che esperimenta se stesso.
Il senso dell'ego - questa "intuizione" della mia esistenza - è un effetto secondario di questi desideri, paure che - facendo l'esperienza di se stessi - scoprono la loro esistenza. È il risultato di un processo, non ne è la causa.
La liberazione (dall'ego) è proprio ciò che l'ego desidera, mentre la liberazione non è altro che la fine dell'ego: più esso la desidera, più esso si rinforza. Noi siamo già liberi, ma vogliamo saperlo, farne esperienza. Chi dice esperienza o conoscenza dice idea riflessa, cioè l'ego.
Lo stato naturale è qualcosa che non può essere conosciuto. E' impossibile da sperimentare.
(Jean Michel Terdjman)
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(Mooji)
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Ci sono molti maestri che abusano delle loro esperienze di Illuminazione, e abusano dei loro studenti. Ci sono dei "cosiddetti" maestri illuminati. Io non accetto la loro Illuminazione. Il mio Maestro mi ha detto che è sempre possibile per l'ego reclamare l'Illuminazione, e che la vigilanza è necessaria fino all'ultimo respiro.
... L'Illuminazione è il riconoscimento che, per me, nella mia storia, colui che cercava la felicità in realtà non esiste nemmeno, non è veramente nulla, se non un insieme di pensieri nel flusso mentale. Quindi, in questo senso, la persona non poteva Illuminarsi perché non esisteva.
(Gangaji)
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Il vero maestro non imprigionerà il discepolo in un sistema predisposto; al contrario, gli mostrerà la necessità di affrancarsi da tutte le idee e gli schemi di comportamento, di essere vigile e serio, e di fluire con la vita, non per godere o soffrire, ma per comprendere.
Sotto la guida del giusto maestro, il discepolo impara a imparare, non a ricordare e obbedire. La nobile compagnia del satsang, non forma, libera. Attento a coloro che ti rendono dipendente! La maggior parte delle cosiddette "rese al maestro" termina in una delusione, se non in una tragedia. Fortunatamente, un ricercatore serio ed esperto saprà districarsi in tempo.
Tratto dal libro: "Io sono Quello" di Nisargadatta Maharaj - Ubaldini Editore
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Questo è anche il momento in cui il cammino tradizionale della rinuncia diventa il cammino tantrico dell'abbraccio e dell'inclusione.
E' il momento in cui l'intero spettro dell'esperienza viene accolto, esplorato e celebrato per quello che è veramente.
E' la transizione dal "non sono nulla" a "sono tutto", dal cammino della discriminazione a quello dell'amore.
E' il momento in cui il vuoto della Coscienza si riconosce come la pienezza dell'esperienza.
E' il momento in cui la Coscienza riconosce che proietta il mondo dentro di sé piuttosto che da o fuori di sé.
Non sentiamo più di essere un'entità localizzata qui e ora, nel senso di essere dentro al corpo in un particolare momento di tempo.
Piuttosto arriviamo a capire l' 'Adesso' come Presenza senza tempo, non un momento nel tempo, e il 'qui' come Presenza senza localizzazione, non un luogo nello spazio.
La mente, il corpo e il mondo vengono compresi come l'espressione della Coscienza piuttosto che una distrazione da essa.
Da: "The trasparency of things" di Rupert Spira
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Senza una connessione profonda con le cose, il Cuore non si apre. Tutto ciò che escludiamo dalla nostra esperienza, per principio, per credenza, per paura, per ideale, per ignoranza o per negligenza, alimenta il nostro sistema protettivo che si trasforma lentamente in prigione.
(Daniel Odier)
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Tutto è perfetto così com'è. Ma in ciò è compreso pure il non vederlo perfetto e il volerlo cambiare per come appare. Allora, in questa accezione, anche il sogno personale diviene perfetto così com'è. Tutto si crea dunque, tutto si mantiene e tutto si distrugge nell'eterno Gioco della manifestazione a cui assistiamo e partecipiamo.
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In effetti non esiste una cosa come l' "illuminazione". La percezione di questo fatto è in se stessa illuminazione. La donna sedette persa nel suo pensiero.
La sovrastruttura di preconcetti che aveva costruito così assiduamente negli anni era stata scossa fin dalle fondamenta. Congiunse le mani in omaggio a Nisargadatta e chiese il permesso di fargli visita giornalmente sino a che fosse rimasta a Bombay. “Sei la benvenuta” disse Nisargadatta.
Dal libro: “Nessuno nasce nessuno muore” di Ramesh Balsekar
Edizioni Il Punto d'incontro
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(Huang Po)
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Non sanno che la loro stessa Mente E' il Vuoto.
Gli ignoranti evitano i fenomeni ma non il pensiero; i saggi evitano il pensiero ma non i fenomeni. La nascita e l'eliminazione dell'illusione sono entrambe illusorie...
(John Blofeld)
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Capire è sempre limitato. Ma non-capire può non aver frontiere.
Sento che sono molto píù completa quando non capisco.
Non-capire, nel modo in cui ne parlo, è un dono.
Non capire, ma non come un semplice di spirito.
Il bello è essere intelligente e non-capire.
È una strana benedizione, come essere nella follia senza essere pazzi.
È un tranquillo disinteresse, una dolcezza da stupidità.
Solo che ogni tanto viene l'inquietudine: voglio capire un pò.
Non troppo: ma almeno capire che non capisco.
(Clarice Lispector)
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Cercate sempre la sorgente che sta testimoniando la sensazione di sé. La sorgente non ha attributi né esistenza fenomenica. Non è mai un oggetto. Dimorare in sé significa dimorare nel vuoto senza pensieri e il mondo immaginario scompare, lasciando soltanto “ciò che è”. Dimorare nel sé significa non ricercare più il sé, perché il sé che guarda è il vero sé. Ad un certo punto saprete chi è il vero soggetto, ma potreste cercare di scappare dal dimorare in questo sé, perché la mente e il corpo sono abituati all’attività. Dimorare nel vero soggetto è porre fine a questo (cioè all’agitazione del corpo-mente). In effetti la mente sembra avere un’intenzionalità di autopreservazione che vi impedisce di dimorare nel vero soggetto.
(Ed Muzika)
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saper vedere senza stare a pensare,
saper vedere quando si vede,
e non pensare quando si vede,
né vedere quando si pensa.
Ma questo (poveri noi che abbiamo l’anima vestita!),
questo esige uno studio profondo,
un imparare a disimparare...
(Alberto Caeiro, eteronimo di Fernando Pessoa)
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Se con la lealtà e la sincerità si può trovare davvero un'affinità persino con l'acqua, quanto più con gli uomini?
Il sommo parlare è evitare di parlare, il sommo fare è il non fare. Chi ha una sapienza superficiale lotta per cose insignificanti. (Lieh Tzu)
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Puoi tu dire: “Io non vedo la presenza dello Spirito” quando colui che pensa è questa realtà?
Puoi tu dire: “Persino cercandola ella dimora misteriosa” pertanto non c’è assolutamente nulla da fare?
Puoi tu pretendere che malgrado le pratiche ella ti sfugga allora è sufficiente vivere senza obblighi?
Tu puoi dire che ti è difficile agire per quanto sia naturale dimorare inattivo?
Puoi tu dire che sei incapace quando la chiarezza, la coscienza e lo spazio sono la tua stessa realtà?
Puoi tu pretendere che la pratica non porti dei frutti quando essa è naturale, spontanea, libera da ogni legame?
Puoi tu dire: “Io cerco e non trovo” quando il pensiero e la liberazione naturale sono simultanee?
Perché pensare che i rimedi sono inefficaci quando la tua propria intelligenza è semplicemente “quello”?
Come puoi tu pretendere di non sapere?
Sii certo che la natura dello spirito è vacuità senza sostegno.
Il tuo spirito è tanto privo di sostanza quanto lo spazio vuoto.
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito! Senza legarti al concetto di una vacuità nichilista, sii certo che la saggezza è stata sempre chiara, luminosa, spontanea, che risiede in se stessa, solare di per se stessa.
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito!
Sii certo che la tua intelligenza e saggezza senza incrinature, scorre come il flusso continuo di un fiume!
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito! Sappi che non lo troverai attraverso il ragionamento, poiché il suo moto è tanto sprovvisto di sostanza quanto gli alisei.
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito! Sii certo che tutto ciò che appare
non è nient’altro che la tua percezione naturale, come quella di un riflesso in uno specchio.
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito! Sii certo che qualunque apparizione si autolibera all’istante, uscita da se stessa, è da se stessa prodotta,
come una nuvola nello spazio.
Che ciò ti piaccia o no, guarda il tuo stesso spirito!
Visone vuota, liberazione naturale, spazio scintillante dal corpo di verità!
Realizza l’assoluto attraverso la non via, la divinità è rivelata in questo istante!
Così, che la visione intuitiva della tua intelligenza vestita di spazio, questa liberazione naturale per la visione messa a nudo, questa realizzazione estremamente profonda, sia luogo di investigazione verso il quale tendono tutte le tue capacità!
Gloria a questa profondità segreta!
(Guru Padmashambava)
Parte terza. Fine
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24