Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Febbraio 2010

Tutto compreso

Post n°743 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da Praj
 

Credere di poter cambiare il mondo, secondo un disegno idealizzato e creato dall'ego, per me, è una grandissima illusione.
Insistendo... cambieranno pure gli attori, le loro parti, i loro ruoli, le sceneggiature... ma il genere di film esistenziale che sostanzialmente ancora ci accompagnerà non sarà appagante; ancora, in mille modi ci farà soffrire... ripetendosi all'infinito.
Invece, è nella capacità di vedere il mondo con occhi diversi che tutto cambia, tutto si manifesta diversamente, tutto si percepisce come armonia, tutto si rinnova ad ogni istante e proprio, paradossalmente, qui e adesso!
Occorrerebbe una diversa prospettiva, una nuova Visione delle cose, di noi stessi; occorrerebbe ribaltare l'identificazione coscienziale che abbiamo con i ruoli che interpretiamo nella tragicommedia della vita, in una ritrovata Consapevolezza che ci restituisca la qualità Osservante Impersonale e Divina che abbiamo smarrito, e che ora ci fa vagare disperatamente o scioccamente nell'oceano delle esperienze umane.
A noi, se vogliamo, il compito di ritrovare, di cercare questa dimensione perduta…
Solo accogliendo ogni parte di noi stessi, ogni pensiero, ogni emozione, ogni sensazione, si può  accettare il mondo, l'Universo.
Allora si comprende che tutto è in noi: ogni paura, desiderio ci appartengono.
Possiamo rifiutare ciò che sta fuori senza negare ciò che è dentro?
Sono realtà che si specchiano, ma sono un tutt'Uno.
Sì, compreso che ogni nostra cellula interdipende dalle stelle, dal sorriso di un passante, dalla minaccia di un disperato…  sì, tutto è connesso, tutto comprende tutto.
E’ solo in questo modo di Vedere e Sentire che possiamo abbracciare il mondo così com'é, compreso il rifiuto che talora umana-mente può affiorare.
E’  solo così che possiamo amare veramente... la Vita che viviamo, la Vita che siamo.

 

 
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L'attaccamento distaccato

Post n°742 pubblicato il 25 Febbraio 2010 da Praj
 

Il distacco forzato crea inevitabilmente, tra altri inconvenienti, l'attaccamento al distacco stesso. Quindi, non dobbiamo violentarci cercando direttamente il distacco dalle cose e dai sentimenti per sentirci liberi.
Non funziona. O funziona solo in apparenza, negandoci la vita , reprimendo soltanto la superficie dei fenomeni. Piuttosto, contempliamo la meraviglia delle dinamiche che ci fanno attaccare al mondo. Con tenerezza amichevole.
Il distacco rilassato allora, poco a poco, accadrà da sè, quando questo frutto della consapevolezza sarà maturo.
Con questo sano approccio al non condizionamento, saremo in grado di contenere, con un nuovo senso dell'umorismo, anche gli umani e inevitabili attaccamenti. Dunque, non si perderà il gusto del vivere e in questo però non ci si perderà più.



 
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Effebì, perkéno perkésì

Post n°741 pubblicato il 22 Febbraio 2010 da Praj
 


Ma meno male che c'è Effebì
Siamo fatti così – perkénò perkésì

Che bello Effebì
Se si parla di te altro non c’è

Io rido... io rido...

Io me la faccio con qualcuno
Tu te la fai con qualcuno
Lui se la fa con qualcuno
A noi ci fanno...

Che bello Effebì
Allora perkéno perkésì ?

ENTRO O NON ENTRO?


 
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Oltre l'autore apparente

Post n°740 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da Praj
 
Foto di Praj

Non ritengo assolutamente mie le parole che comunico o altre cose che faccio in modo creativo. Esse escono spontaneamente, sono state raccolte chissà dove... ed io, sinceramente, mi sento solo un canale, uno degli infiniti, della Coscienza Una. Non rivendico quindi alcuna paternità di ciò che potrebbe ritenersi opera personale.
Ho fiducia in questa infinita ed invisibile rete ci mette in comunicazione, relazione e risonanza, a seconda di come siamo sintonizzati, a seconda delle antenne riceventi e trasmittenti di cui siamo dotati. Sono strumenti intelligenti e sensibili che abbiamo elaborato nel corso del nostro peregrinare, nel confrontarci con gli ostacoli trovati lungo il cammino.
Cammino nell’incarnazione mondana necessario appunto per questa elaborazione spirituale. Allora mi domando: perché mai un individuo, il quale ritiene la scoperta dell’essenza il senso proprio dell’esistere, una volta che l’ha trovato, dovrebbe darsi un marchio d’autore del suo esprimersi creativo, quando sa benissimo che non è sta lui a esprimere o creare l’opera?
Questa attribuzione personale la ritengo concepibile solo per chi ancora non ha realizzato l’identità profonda della sua natura essenziale. La rivendicazione personale della creazione dell’opera è comprensibile: o come mera convenzione, utile nel gioco mondano identificato con il senso dell’ego, o come sostanziale non conoscenza di sé.
So benissimo che questa tesi può sembrare una provocazione alla visione del potere impostato sul senso della proprietà intellettuale, e che non possibile allo stato delle cose fare altrimenti, ma in un approccio più evoluto riguardo il diritto d’autore vedo sorgere i primi segni di un modo veramente nuovo di concepire il rapporto fra gli uomini.

Vi vedo la possibilità di concepire uno scambio gratuito e reciproco della creatività, di ogni genere e forma, fra ogni individuo in grado di esprimersi, a tutti il livelli, libera da mercanteggiamenti egoistici. Un’alba di una mentalità del tutto nuova... ma assolutamente improponibile ora, con l’egoismo dilagante dei tempi attuali.  Tempi in cui regna sovrana la mera vanità, il vacuo orgoglio, il personalismo inconsapevole, sia materialista che spiritualista. Per cui ora l'idea del regalarsi reciprocamente e gratuitamente i frutti della nostra genuina creatività rimane solo una utopia, un sogno di qualche visionario.

 
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Possiamo solo predisporci al Dono del Risveglio

Post n°738 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da Praj
 

Anche se ci venisse rivelata la più profonda delle Saggezze, se il nostro cuore non è aperto, fiducioso nel modo giusto ed il nostro spirito non è pronto, in maniera tale da accogliere la scintilla che incendierà le nostre illusioni, il nostro Essere non potrà Risvegliarsi dal sonno sognante della mente tesa tra ieri ed domani.
Noi possiamo solo predisporci, guidati da uno spirito anelante, dopo aver varcato i mari ed i monti dell’anima, in una attesa senza aspettative, al richiamo del eco di un paradiso perduto.
Ma sarà solo la Grazia a guarirci dall'inganno nel quale ci siamo smarriti e con il quale guardiamo e viviamo nel mondo frastornati e sedotti in Babilonia.
Il nostro totale impegno ad evolvere spiritualmente ci può portare solo sulla soglia della porta senza porta del Vero. Aldilà del mercato pensieri ipnotici c'è il Mistero, inconoscibile per l'ego, il silenzioso Verbo del ciò che E', impossibile da vedere senza il Terzo occhio della Consapevolezza.
Ma la chiave che apre lo sguardo all’Infinito e all'Eterno ha solo un codice ed è: "Tutto è sempre Qui ed Adesso". E’ una Via d’uscita raccomandata da chi l’ha attraversata ed è “morto” gioiosamente per rinascere in Vita, cantando serenamente sul palcoscenico del mondo.

 

 
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Il Rifugio

Post n°737 pubblicato il 15 Febbraio 2010 da Praj
 

Nessuno di noi vorrebbe mai provare dolore o sofferenza. Questa naturale attitudine è legata al senso di sopravvivenza che l’organismo corpo mente si porta dentro. Eppure, volenti o nolenti, direttamente o indirettamente, in un modo o in un altro, a queste dure prove non si può sfuggire.
Siamo tutti destinati, prima o dopo, ad incontrare queste dure realtà, sia sotto la veste psichica che fisica. Cosa possiamo allora fare al riguardo?
E dunque, se esiste, dove sta il rifugio, se ce n’é qualcuno?
Secondo me, esso risiede soltanto in quel luogo interiore, d'impersonale Consapevolezza, dimora di Luce, che è l’Anima che c’è in ognuno di noi. Essa però è una dimensione che non ci appartiene. Non è uno spazio che ha a che fare con la mente, con il pensiero conosciuto. Essa è  oltre il nostro senso di possesso, l’attaccamento alla nostra identità psicofisica. Essa è l’essenza Divina che c’illumina sempre ma che è neutra rispetto al senso dell’ego al quale siamo vincolati.
Solo in quella casa interiore, se riusciamo a trovare la chiavi per entrarci, possiamo trovare la pace profonda, inalterabile. E solo in quella pace accade che il dolore e la sofferenza, volti nascosti del piacere, siano tramutati in morsi che non feriscono l'animo pur se lacerano comunque le carni. In quella Pace la paura si smorza, lasciando posto ad una composta serenità accettante.
La malattia, in ogni suo aspetto, è madre del dolore e, presto o tardi, verrà a baciare il nostro timore recondito, a bussare e chiedere conto di chi siamo veramente.
Di fronte a questa possibilità, a questo ineludibile evento, forse sarebbe il caso di prepararci ad affrontare quella condizione, almeno per quel che ci è possibile.
Bisognerebbe essere pronti a riceverla, anche se proprio non ad augurarcela. Rimuovere questa ipotesi che ci viene inesorabilmente incontro è infantile, oltre che inutile.
E’ il rifiuto di una prova ineluttabile la quale tutti, indistintamente, saremo chiamati ad affrontare.
Se saremo invece predisposti ad attenderla, dimoranti in quel centro di Beatitudine, ricercato e trovato, che è il nucleo essenziale del nostro Essere, forse, la scontata paura che ci attende potrebbe essere lenita fino quasi a spegnersi e sciogliersi nella calma e serenità.
Anche se in quei momenti tormentati saremo in balia di emozioni tempestose, che potranno sconvolgere la periferia della nostra natura corporea e mentale, noi saremo al Centro del Ciclone, nel centro di Gravità permanente. Saremo salvi dall’orrore della disperazione, al sicuro dal delirio delle nostre proiezioni di fronte all’incognita incombente e misteriosa dell’abbandono possibile del corpo, e regneremo comunque forti nella quiete dello Spirito Silente ed Immortale.




 
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Per Te

Post n°736 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da Praj
 

Ogni giorno ti scopro
in un nuovo delicato
e fulgido petalo
che sboccia nel Loto
che Tu Sei.
Pur uguale a Te stessa
ti rinnovi in quel tempo
quotidiano
che il Tuo profumo
di innocente Sapienza
dipinge d'Eternità.

Sei fonte di energia inebriante,
cascata di sconosciute emozioni
linfa per fiori acerbi
e sorgente di fluidi segreti
come può un uomo
starTi lontano
se già non Vive
nello stesso Cuore
dal quale Tu canti ?

Praj



 
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Il sapore della vita

Post n°735 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da Praj
 

L'amore, in tutte le sue espressioni, è il grande condimento della Vita.  Dà ad essa un gusto unico e indimenticabile.  Può diventare anche una sorta d'arte per dare quel sapore speciale all'esistenza,
ma che si può imparare solo vivendolo appieno.L'amore di coppia, invece, essendo il dono più importante che l'essere umano possa ricevere, quando accade, va giocato senza riserve, reciprocamente.
Bisogna evitare di scoprirne il valore quando l'abbiamo fatto svanire razionalizzandolo, facendogli perdere la magia trasformatrice.
Esso è misterioso ed è comprensibile soltanto quando non è vero. Non è riciclabile e va gustato sempre caldo, in abbandono.
La sorprese contenute in esso variano da storia a storia, perchè è un incantesimo particolare per ognuno. Non sapendo dunque quanto mai possa durare, quando ci capita, godiamolo intensamente finché siamo in tempo: adesso dopo adesso. Forse per sempre, ma non importa, ora. 
L'arte di coltivarlo cresce in questa sacra e vibrante incertezza.



 
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Senza scampo

Post n°734 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da Praj
 

L'essere diventa più misero quanto più è forte
il suo attaccamento all'ego.

Non c'è però ego più grande di quello che pretende
di essere scomparso.


(
Praj)


 
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Para-normal stupidity

Post n°733 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da Praj
 
Foto di Praj

Non fanno che uscire, da anni, film horror sempre più raccapriccianti, thriller di ogni tipo, filmati amatoriali in internet, videogiochi  che esaltano la violenza: un bombardamento mediatico impressionante a cui tutti  sono sottoposti in diverse modalità e quantità. Nei mass media si dà uno spazio esagerato a trasmissioni che parlano di cose negative; i telegiornali abbondano di notizie deprimenti e   storie criminali, di racconti di malavita e cronaca nera. Si esaltano personaggi discutibilissimi e si ignorano sostanzialmente figure nobili, modelli positivi.
In pratica, ci nutrono soprattutto di negatività. Si dice che tutto questo non è che un riflettere o raccontare i mali già esistenti nella nostra società. In realtà forse è vero il contrario, almeno in parte. Quel che è certo è che si contribuisce ad alimentare emozioni distruttive in persone in cerca di emulazione di qualche modello pseudo vincente comunque sia.
E’ ovvio che i più deboli e fragili, dal punto di vista dell’equilibrio psicologico ed etico, saranno contagiati da questi incessanti stimoli e quotidiane sollecitazioni. La gioventù in primo luogo, ma non solo. Come possiamo pretendere allora di non avere una società non malata e una gioventù non violenta, aldilà di dimensioni fisiologiche?
Non ci rendiamo conto che ci stiamo scavando la fossa con i nostri stessi nefasti interessi, le nostre perverse curiosità?

Inoltre, mi domando: che responsabilità morali hanno tutti i produttori  (editori, giornalisti, registi, scrittori, inventori di videogiochi… ) di questa spazzatura psicologica? Non basta definirla espressione artistica, informazione, intrattenimento per salvarsi la coscienza.
E, visto che si parla spesso di manipolazioni delle menti, di condizionamenti e dipendenze, mi chiedo ancora: non è allora anche tutto questo una forma di plagio, finalizzato al businnes?
 

 
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Non c'è chiaro senza scuro, salita senza discesa...

Post n°732 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da Praj
 

L'ingenuità metafisica che fa sperare di cancellare il male, il brutto dal mondo si fonda sull'ignoranza del fatto che se ciò accadesse ci toglierebbe la possibilità di apprezzare il bene, vedere il bello...
Ogni polarità esiste proprio perchè c'è l'opposto che la sostiene. Questo principio d'interdipendenza vale per ogni cosa che ha un apparente contrario.
Se ciò non fosse non ci sarebbe la percezione dei fenomeni. Ogni aspetto dei fenomeni si valorizza, prende significato ed evidenza appunto nel contrasto con il suo opposto.
Questa Visione è una rivoluzione copernicana per mente educata ad una visione dualistica delle cose: come l'oscurità contrapposta alla luce, la notte al giorno, il maschile al femminile...
Se si attua questa lettura che coglie la necessaria complementarietà degli opposti, quindi non dualistica, il mondo appare trasfigurato da un senso di magia, di armonioso equilibrio.


 
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La trasgressione dell'essere ordinari

Post n°731 pubblicato il 05 Febbraio 2010 da Praj
 

In un mondo in declino di valori come il nostro, chi riesce ad accettare consapevolmente la propria ordinarietà, quel che è, serenamente, diventa un trasgressivo, un anticonformista... quasi un diverso che canta fuori dal coro. Pochissimi hanno questa forza. I più sono sopraffatti dalla voglia di apparire quale smania di un ego esaltato o depresso.
La bellezza dell'essere semplici è virtù poco praticata, tantomeno valorizzata dai mercanti d'immagine, dai trafficanti d'effimere ambizioni, dai spacciatori di sogni malati.

La reale trasgressione alla ubriacatura imperante delle menti alla rincorsa della visibilità o dell'omologazione, alimentata dai media e dalle ideologie dominanti, è starsene tranquilli, fuori da questi giochi insani e non farsi prendere dal delirio narcisistico di volere lasciare comunque segni della propria follia. Tutto il resto è ego, banale lamento e  pelosa ipocrisia.
Si può dire che questo paese non è un posto per saggi, vecchi o giovani che siano.




 
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Il coraggio di avere paura

Post n°730 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da Praj
 

Riferendomi alla paura psicologica, non a quella istintiva, funzionale alla nostra sopravvivenza, direi che avere paura di aver paura porta la paura stessa sempre più profondità, sempre più nascosta negli anfratti dell’inconscio.
Anticipandola, aggiungiamo ad essa l'ansia, l'angoscia... facendola diventare a volte persino terrore.
Quindi, quando ci assale, s'impossessa di noi, non dobbiamo respingerla con ogni mezzo, ma accettarla... come compagna di viaggio... per capire da dove proviene. Se accettiamo; tra l'altro, di avere paura, questa, non trovando resistenza, pian piano diminuisce, si affievolisce...
Addirittura potremmo utilizzare, trasformandola, questa potente energia per farne un uso positivo, canalizzarla in un qualcosa di creativo. Perciò, questa emozione non andrebbe bloccata, rimossa con qualche espediente tipo psicofarmaco, droga o alcool, ma alchemicamente e psicologicamente, trasmutata. I mezzi ci sono e appartengono alle Vie della ricerca interiore.
Ma il problema è che spesso non siamo in grado di accettare la paura: perché, per i modelli culturali che ci condizionano, dobbiamo essere sempre coraggiosi, dobbiamo dimostrare che non la temiamo, o che se anche la sentiamo è giusto agire lo stesso e fare come se essa non ci fosse. In pratica non rispettiamo il nostro vero sentire. Fingiamo di non averla per timore del giudizio, del biasimo sociale, parentale, amicale. Questo atteggiamento crea una scissione in noi, il quale ci fa sentire inadeguati con un disagio interno insostenibile, doloroso, che possiamo superare solo con un onesto e serio lavoro di auto comprensione e accettazione. Se invece la rifiutiamo non siamo mai in grado di vedere cosa essa nasconde, cosa ci potrebbe insegnare se capissimo da dove proviene e il perché essa sorge in certi momenti.
Da un attenta meditazione su di essa potremmo comprendere cosa ci vuole dire, quale nostro attaccamento vi è ancorato, cosa pensiamo di perdere o cosa mette in discussione delle nostre sicurezze; o quali aspettative non siamo in grado di pensare possano andar deluse... e tanti altri aspetti della nostra personalità, del nostro carattere che la paura ci può mostrare quando s’impone.
La paura, se rifuggita, è certo che si ripresenterà ancora sotto nuove vesti e in nuove occasioni.
Ma se accolta, accettata, osservata, studiata... può essere una buona maestra che ci conduce ai nodi irrisolti della nostra psicologia.
Nodi da sciogliere sui quali è impostata la nostra difficoltà di vivere la vita così come ci è data.
La paura dunque va trasformata, ma per essere trasformata necessita paradossalmente del coraggio di lasciarla entrare in noi, viverla per quel che ha da farci conoscere di noi stessi... per poi lasciarla quando ha esaurito il suo compito, ha svelato il suo messaggio.

 

 
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L'uomo non è il centro dell'Universo

Post n°729 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da Praj
 

Di fronte a tragedie di ogni tipo, catastrofi naturali, orrori di ogni genere, disgrazie personali e collettive, che si sono sempre verificate nella storia e sono tutt’ora in corso, la mente dell’uomo religioso si fa questa domanda: Dio dov’era, dov’è?
Questa, per me, è una domanda che scaturisce da visione troppo semplicistica, colpevolizzante l'uomo e banalizzante il Divino.
Non mi sembra che faccia onore ad una alta visione di Dio. Dio è anche lo tsunami, il terremoto, la guerra…
E’ pure la mente ed il corpo dell'uomo che lo rifiuta, che lo invoca... è l'uomo che fa il turista, quello disperato, è il bambino rapito e il suo rapitore... è il corpo e l'istinto dei pesci e degli animali, è la linfa delle piante... è Lui che distrugge... distruggendo anche se stesso...che poi ricrea in continuazione...  eternamente.
Dio è il Tutto, natura e sue leggi comprese. Vita e morte... lacrime e sorriso... odio e Amore...
Però per me va anche detto che il centro del Tutto non è l'uomo... è oltre... è la Coscienza.
Per quanto se ne dica...  Dio non è antropocentrico.
E nell'uomo, è solo la Coscienza Impersonale - il cosiddetto Testimone o Puro Osservatore neutrale - che ognuno dovrebbe scoprire in sè stesso - la sorgente Divina in noi, che è e può essere aldilà del film della creazione e distruzione.
Oltre anche a ciò che la mente vede e il corpo percepisce ogni istante e che la materia vive e subisce trasformandosi, per delle leggi fondamentalmente insondabili anche alla pur evoluta mente dell'uomo identificato con il senso dell’ego, che si sente ancora essere separato da Dio.
E quando vedo tante discussioni su "Dio dov'era?" mi rendo ancora di più conto di quanto si brancoli nel buio rispetto ad una "lettura" profonda del senso" spirituale" della Vita.
Pur rispettandola, la domanda in questione, pur comprendendo il perché la si faccia, la trovo figlia di un pensiero relativo, non metafisico, una concezione e visione del Divino un pò infantile (il Dio padre... il Dio creatore separato dalla sua creazione… Lui in Alto, noi in basso...) ecc.,
Trovo che sia una concezione dualistica che non regge assolutamente se non sulla credenza dogmatica... che non sa dare risposte accettabili, comprensibili...che non sa Essenzialmente essere un Tutt'Uno con Dio, AccettandoLo, AccettandoSi, nella Cocreazione e Codistruzione, nella vita e nella morte, attimo dopo attimo, essendo Fede Cosciente... connessa alla Sua e "nostra" Volontà. Per esempio: In questo momento forse stai calpestando o annegando una formica o un insetto, indaffarato nella sua realtà.
Lo sai di essere per lui (particolare entità vivente) una forza, una potenza superiore (direi Divina) incomprensibile, che non può o non vuole tener presente il suo piano d'esistenza perchè ha la necessità relativa di esprimere i suoi bisogni su un altro piano esistenziale?
Se sei cosciente che il tuo essere uomo non è molto diverso...
puoi contribuire per quel ti compete a creare o distruggere all'interno di un gioco di energie che ti trascendono, momento per momento.
Solo la Consapevolezza Osservante è l'unica realtà che non può essere sopraffatta da nessun evento che appaia sul schermo della mente; nemmeno la morte la può distruggere.
Il resto, fisico e mentale, prima o dopo, in un modo o in un altro, qui o là, sarà spazzato via.
E la Coscienza impersonale è la Dimensione Divina che c'è in ognuno di noi. E non è una questione di fede ma di Comprensione di Chi siamo Essenzialmente.
Le religioni dualistiche di fronte a tali domande non possono dare risposte convincenti perchè sono prigioniere del concetto, frutto
distorto della mente, che Dio sia che ciò l'ego dell'uomo vorrebbe... antropocentrico, a sua immagine e somiglianza. Non è un punto di vista Panteistico ma Non Dualistico: la differenza è fondamentale.
Capisco anche che il punto di vista del credente possa solo concepire la Dimensione Divina in un modo che separa... materia e spirito... bene e male ecc...e che esso, il credente, accettando questo assunto, non possa vedere la realtà per come appare, relativa al suo egocentrismo e, quindi, non sappia accettare la Vita così com'è.
E che, purtroppo, son sappia esprimere gratitudine di Essere questo meraviglioso Mistero dell'Esistenza con il quale e nel quale siamo Uno e Celebrarlo proprio qui e adesso.

 

 
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