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Post n°108 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da laprigione
Non rimaneva che immergersi nella vasca da bagno, sommersa dalla schiuma e rilassarsi, massaggiando le nudità custodite; che meraviglia chiudere gli occhi e ripensare all'amore consumato con Michele, alle sue mani, a quegli occhi che l'avevano arpionata dentro il cuore, al male piacevole di essere donna per lui. Poche ore e tutto sarebbe finito, scrollandosi dalla pelle la voglia di vendetta per l'uomo che aveva ucciso suo padre. Uscì da quel tepore caldo dopo una ventina di minuti e si sedette davanti allo specchio, cominciando ad asciugarsi i capelli. Sentire il phon passare tra i suoi ricci le ricordò quando da piccola era il padre a farlo, lo faceva così delicatamente che per lei era diventato un vero piacere affettivo. Aprì di colpo gli occhi e prese velocemente la proboscide della doccia, sferzandosi la faccia con l'acqua bollente. Era dolce all'inizio quel ricordo e amaro nel suo finale, così amaro che la mente si era abituata a rimuoverlo, a tagliarlo per tenere solo la parte buona. Amava e odiava gli uomini in un continuo stare in bilico sul filo della ragione, ma quella sera non aveva il tempo per lasciarsi andare fino in fondo, doveva curare il suo aspetto per diventare la donna più bella sulla faccia della terra. Alle 19 in punto l'opera era completata, giusto un'ora prima dell'arrivo di Victor. <<Noi donne siamo in grado di fare molte più cose dell'uomo, anche contemporaneamente>>. Dorotea si sentiva superiore e capace di controllare il suo destino. Per lei la donna sottomessa e compagna "di secondo livello" del maschio era un retaggio del passato, un ricordo del profondo sud. Quella sera sarebbe andata in scena la sua interpretazione da Oscar, voleva fingere su tutto in maniera magistrale per infilare nella trappola l'uomo che l'aveva ferita nel profondo, nel suo lato oscuro. Lo aspettò in interminabili attimi fino a quando, infine, lui arrivò. <<Ciao Victor>> <<Ciao Doroty, che figa che sei stasera!>> <<Non potevo fare di meno per te>> Lui cercò di baciarla subito con quella sua barba incolta. <<Quanta fretta, la notte è lunga>> Lei lo fece arrivare fino all'abbraccio ma gli rifiutò le labbra rosse come ciliege mature. <<Che palle, tutto questo romanticismo, vieni dentro Calogero!>> <<Non sei venuto da solo?>> commentò sorpresa Dorotea. <<Amica mia, non mi fido di nessuno, lo sai>> <<E io che mi aspettavo una cenetta romantica>> <<La cenetta la faremo in tre, ma lui dopo se ne starà seduto buono, buono sul divano, mentre io e te facciamo il ciupa ciupa>> Dorotea aggrottò le sopracciglia <<Non c'è che dire, sei veramente uno di classe>> Victor comprese immediatamente che si stava comportando da pirla. <<Scusami Dorotea, non ci so fare con le donne, quelle che ho voluto me le sono prese quando e come ho voluto, non volevo offenderti, adesso mi do una calmata>> <<Ma sì, accomodatevi a tavola, ci sono già dei bignè salati e una bottiglia di prosecco aperta, vi raggiungo subito, dopo aver controllato le lasagne>>. Calogero non si fece pregare per ingurgitare subito un paio di pasticcini salati. <<Buoni, capo, davvero buoni>> Che strana quella cena con il terzo incomodo. <<Come vanno le cose al carcere? Ho saputo che Michele si è dato fuoco da solo...>> chiese Victor <<Esatto>> <<Quel cornuto, sono contento che sia andato arrosto, ci ha creato solo problemi fin dall'inizio>> <<Ha avuto quello che si meritava>> <<Sicura? Un uccellino mi ha detto che stavate incollati spesso nel tuo ufficio>> Dorotea cominciò a sentirsi a disagio. Vicotor le stava dicendo che ogni cosa lei avesse fatto nel carcere, qualcuno la aveva osservata e lo aveva riferito a lui. <<Vedo che non ti sfugge nulla>> <<Sarei già morto da un pezzo se fossi uno stupido>> L'atmosfera cominciò a migliorare un tantino con il consumare del vino. <<Adesso sono pronte! Vi faccio assaggiare le mie lasagne>> <<Non vedo l'ora, si sente un profumino>> esclamò Victor <<Hai ragione, capo, ho una fame!>> Iniziava la fase più delicata del piano di Dorotea, tirò fuori la teglia dal forno avendo cura di mantenerla esattamente come posizionata per poter riconoscere le parti avvelenate e quelle commestibili. Si sarebbe giocata il tutto per tutto, tagliandola in tavola proprio sotto gli occhi di Victor e del suo scagnozzo. La mise in bella vista mentre i due allungavano il collo per sentirne il profumo, poi la tagliò disegnando una croce con il coltello. La prima la mise sotto il naso di Victor che però la passò a Calogero. <<A me dammi quella alla tua sinistra, mi piace abbrustolita la lasagna, mi ricorda quella che mi faceva mia zia>> <<Sicuro?>> disse Dorotea rassicurandolo implicitamente. <<Sì, sì voglio proprio quella>> Il destino giocava ancora una volta a favore della direttrice. Victor aveva scelto proprio una di quelle due con l'amanita falloide. Gliela diede, cercando di essere dolcissima nei modi. <<Ti trovo in gran forma questa sera>> <<Piccola vedrai dopo, mi immagino già il tuo culo nudo>> <<Dai, che mi stai eccitando e non va bene con qui davanti Calogero>> Il quale se ne uscì con una battuta infelice <<Tutte grandi zoccole le donne...>> provocando l'ira del suo capo. <<Che cazzo stai dicendo? Pezzo di merda, Dorotea non è come le altre donne, solo io posso parlare di sesso con lei. Chiaro, bestione? Sono stato chiaro?>> Urlò con gli occhi di fuori, afferrando il coltello in modo minaccioso e avvicinandosi pericolosamente alla gola del suo compare, lo fece diventare piccolo, piccolo. <<Scusami Victor, non volevo mancarti di rispetto>> <<Scemo, scusati con lei non con me!>> La tensione era aumentata improvvisamente e Dorotea agì per non farla degenare. I due non avevano ancora mangiato le lasagne. <<Calmati Victor, fallo per me>> <<Lasciami fare, voglio che ti chieda scusa in ginocchio. Fallo o ti taglio la gola...>> Calogero si mise genuflesso e con la voce tremolante lasciò uscire dalla gola un umiliante <<Scusami Dorotea>> |
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