Moà Anbassà
Fate bene attenzione. Questo blog conterrà in prevalenza la storia di uno dei più importanti Imperi della storia Umana che è stato spesso trascurato o adirittura trattato con superficialità perchè Africano; il primo ed unico grande Impero dell'Africa Nera.
Quel che si racconta qui, soprattutto nei primi post è un misto di storia e di leggenda tratto in prevalenza dal Kebra Negast (Libro dei Re) e dalla storiografia ufficiale della Imperial Association of Ethiopia.
E' possibile commentare qualunque post. Sono apprezzati commenti che mettono in luce, ombre che magari la storiografia ufficiale non illumina e manipolazioni che nel corso del tempo sono state fatte.
Questo è un luogo sacro... Abbiatene rispetto!
Post n°7 pubblicato il 23 Marzo 2010 da AnbassaYehuda
Da questo punto in poi si parla di quella Storia d'Etiopia e dei suoi misteri che gli storici non vi racconteranno mai
Le origini della Casa Imperiale dell’Etiopia, anche conosciuta come Dinastia Salomonide, possono essere ricercate nel libro Kebra Negast (Gloria dei Re). Tale libro è spesso considerato una leggenda, ma è invece accettato senza dubbio da molti, come dalla Chiesa Ortodossa Etiope Tewahido, una fonte abbastanza dettagliata di eventi che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Rientrando ad Axum, Makeda diede alla luce un figlio a cui diede il nome di Darwit (David) che presto venne conosciuto col nome axumita di Menelik. Darwit fu mandato dalla madre nel regno del padre quando raggiunse l’età giusta per poterlo incontrare. Talune fonti, però, affermano che lo scambio dell'Arca fu un atto deliberato di cui Salomone era a conoscenza e che nessuno scoprì mai il fatto. Si pensa che il motivo risiedesse nel fatto che lo stesso Re fosse preoccupato per il destino dell'Arca una volta che lui fosse morto. Onde evitare che divenisse oggetto di contese o bramosie (come poi la storia dimostrò, avvenne), preferì far sì che la sacra reliquia fosse portata in un luogo più sicuro. Pertanto, si crede che fu lo stesso Salomone a convincere Darwit, affidandogli la vera Arca perchè fosse portata in Etiopia. L’Arca dell’Alleanza fu portata su un isolotto sul lago Tana, a Tana Kirkos dove oggi è rimasto un piccolo monastero, ma poi fu spostata ad Axum dove fu deposta in una cripta della Cattedrale Illuminata di Bete Mariam di Sion. Darwit ereditò infine il regno di sua madre Makeda, ma non assunse il titolo di Re di Axum, bensì il titolo di Imperatore Menelik I, il primo Re dei Re - Niguse Negest – dell’impero Axumita. Fu dunque il capostipite della dinastia Salomonide che governò per tremila anni con poche brevi interruzioni di rilievo. La Casa Imperiale Etiope è spessissimo associata con la Dinastia Salomonide, o Casa di Salomone. Nella tradizione etiopica tuttavia non esiste alcun cognome di casata tipo per altre grandi casate imperiali del mondo perché appunto regnò quasi ininterrottamente per tremila anni. Dell'Arca originale, tuttavia non si seppe più nulla, anche perchè il clero copto convinse tutti che quella conservata ad Axum fosse l'originale. A supporto della tesi della chiesa etiope c'era e c'è tuttora, il fatto che l'unico che può avvicinarsi all'Arca è l'Abuna in persona (il cosiddetto papa copto) e quindi nessuno sa per certo cosa sia veramente celata nella cripta della cattedrale di Axum. Di fatti, quando durante il Timkat l'Arca viene portata in processione, la stessa è coperta integralmente da un pesante drappo che ne impedisce la vista. E' probabile che la chiesa copta sia consapevole della falsità della reliquia che hanno in possesso e che per secoli hanno cercato di rintracciare quella originale senza successo. Lo dimostra che in varie epoche i Niguse tentarono anche con l'aiuto di personaggi venuti dall'Europa di rintracciare l'originale. Nessuno però vi riuscì, neppure i Templari che nel X secolo furono chiamati a questo scopo (anche se non esistono prove certe della loro presenza). Infine, smisero di cercare, facendo sì che tale reliquia rimanesse nella leggenda se non addirittura nella fantasia. ... e la storia continua. C'è un racconto che gli storici considerano assolutamente fantasioso. Quando i Fellashà ebbero il sentore di ciò che voleva fare il Niguse Hezana, cotruirono una copia dell'Arca originale. Dodici di loro partirono con l'originale verso le gole del Cush in un luogo che neppure coloro che restarono sull'isola sapevano. I Dodici scomparvero per sempre senza lasciare tracce nè indizi. Si sa infatti che all'inizio della cristianizzazione dell'Impero vi furono delle persecuzioni verso gli ebrei etiopi. Le fonti ufficiali dell'epoca non specificarono certo il perchè, ma possiamo certamente concludere che il motivo fu quello principale di costringere i fellashà superstiti di Tana Kirkos a rivelare l'ubicazione esatta dell'Arca. Tuttavia, nonostante le persecuzioni subite, i fellashà non rivelarono mai nulla, anche perchè non sapevano affatto dove i Dodici avessero condotto l'Arca.... |
Post n°5 pubblicato il 09 Marzo 2010 da AnbassaYehuda
DINASTIA ZAGWE A seguito della caduta della Dinastia Salomonide il trono fu assunto da una nuova casa reale conosciuta come Dinastia Zagwe fondata dall’imperatore Mara Tekle Haimanot.. Si dice che questi imperatori derivino da Agwe, la schiava che seguì Makeda a Gerualemme e che si racconta restasse incinta anch’essa di Salomone o comunque un membro della casa reale. Il nome Zagwe, si pensa, derivi dalle parole Ze Agwe (di Agwe). Nonostante i racconti, si sa che l’Agwe Midir (Terra degli Agwe) si trovi nel moderno Gojjam, si sa inoltre che occupassero la parte più ampia dei primi insediamenti alle origini dell’impero e che fossero anche il gruppo etnico maggioritario. Nei secoli si assimilarono con l’etnia degli Amhara da cui erano circondati e dai quali oggi non si distinguono più ad eccezione di piccoli gruppi di Agew sopravvissuti e che parlano la loro lingua originale. Come raccontato nel Kebra Negest i Zagwe affermavano di discendere anch’essi dal Re Salomone attraverso una dama della Regina di Saba, che rimase incinta del re nello stesso periodo. Affermavano pure di avere una discendenza addirittura più antica; secondo loro discendevano direttamente da Mosè e una sua moglie Etiope. Non di meno sembrano aver sempre sofferto di una mancanza di vera legittimità al trono imperiale, specialmente da quando i discendenti salomonidi dell’Impero Axumita continuarono la loro esistenza attraverso Makeda. Gli Zagwe spostarono la capitale dell’Impero da Axum a sud, nel distretto di Lasta, in una città chiamata Roha. Questa città assunse poi il nome del più famoso imperatore dei Zagwe, Lalibela, colui che divenne famoso per aver costruito le chiese interrate nella roccia nell’omonima valle e che tutt’oggi sono meta di preghiera e pellegrinaggio. Qui sotto una lista di Imperatori Zagwe con le date dei loro regni. Molti di loro furono in seguito canonizzati dalle chiese Copta e Ortodossa Etiopica Emperor Mara Tekle Haimanot, reigned 916 - 919 La Dinastia Salomonide fu restaurata nel 1270 dC quando l’abate del monastero di Debre Libanos dell’epoca, San Tekle Haimanot, convince Habre II a farsi da parte e lasciare che l’erede Salomonide, Yekonu Amlak, assumesse il Trono Imperiale piuttosto che fronteggiare un’umiliante sconfitta militare. La leggenda vuole che Harbe II prendesse i voti diventando un monaco e il suo erede ricevesse prebende dal nuovo Imperatore diventando il primo Wagshum ricevendo il distretto di Wag come legato ereditario. I discendenti degli Imperatori Zagwe portarono il titolo di Wagshum dal 1270 fino alla rivoluzione del 1974. L’Atto di Abdicazione non solo concedeva il distretto di Wag e il titolo ereditario di Wagshum, ma concedeva anche ai Wagshum il diritto di sedere su un trono argentato, un gradino in basso al trono d’oro dell’Imperatore. Avevano il privilegio di di ricevere in loro onore i colpi del geande tamburo negart durante le grandi occasioni e durante le campagne militari proprio come per l’Impratore. Avevano anche il privilegio di sedere alla presenza dell’Imperatore nei pressi di dove quest’ultimo sedeva. Venivano da tutti trattati con deferenza principesca e molto profondamente riveriti a Lasta e nel Wag. Gli Imperatori Salomonidi onorarono questo impegno fino alla caduta dell’Impero Etiopico 804 anni dopo. |
Post n°4 pubblicato il 07 Marzo 2010 da AnbassaYehuda
Durante il lungo regno di Anbassa Widim un’ebrea (falasha) di nome Yodit guidò una rivolta volta a rovesciare l’egemonia cristiana dell’impero e riconquistare la custodia dell’Arca dell’Alleanza. Il suo dominio ebbe breve durata. Alla morte di Yodit, Anbassa Widim riconquistò il trono. Alla sua morte la dinastia Salomonide, ormai indebolita decadde e venne rimpiazzata dalla dinastia dei Zagwe. |
Post n°3 pubblicato il 02 Marzo 2010 da AnbassaYehuda
Armah fu il primo imperatore d’Etiopia a dare asilo ai primi mussulmani che fuggivano dalle persecuzioni nella penisola Arabica. Poco tempo dopo che il Profeta Maometto iniziò i suoi insegnamenti nella penisola Arabica, i re della zona iniziarono una cruenta repressione dei suoi fedeli. Molti di loro trovarono rifugio al di là del Mar Rosso nell’impero Axumita, inclusi alcuni membri della famiglia del profeta. Quando i re pagani di Arabia seppero che i mussulmani si erano rifugiati in Etiopia, mandarono ad Armah messaggeri con ricchi doni chiedendo di riconsegnare i fuggitivi. L’imperatore Axumita mandò i suoi ufficiali a indagare su queste persone rifugiatesi nel suo regno. Ne venne fuori che si trattava per lo più di donne e bambini indifesi credenti in un solo Dio che altro non chiedevano che un rifugio al Re Axumita. Appreso ciò, Armah scrisse ai Re Arabi che non avrebbe abbandonato ad un atroce destino gente indifesa che chiedeva il suo aiuto. Con questo gesto probabilmente il Grande Imperatore salvò il futuro della nascente religione islamica, un gesto compassionevole che fu ampiamente apprezzato dal Profeta Maometto. Quest’ultimo ordinò esplicitamente ai suoi discepoli di lasciare l’Etiopia in pace esonerandola dalla sua guerra santa (jhad). Questo evento permise ai cristiani d’Etiopia di sopravvivere come Regni Cristiani della Nubia, mentre il cristianesimo egiziano soccombeva all’onda lunga dell’Islam. Si racconta che alla morte del Profeta Maometto l’Imperatore Amah si recasse alla Mecca a piangesse sulla sua tomba. Cristiani e mussulmani in Etiopia, da allora, vissero sempre in quasi totale armonia. I mussulmani chiamavano l’Imperatore Armah, Najashi (variazione di Negasi o Nigus, che significa Re). |
Inviato da: bbIndiansummer
il 06/11/2011 alle 16:26
Inviato da: warrino
il 24/06/2011 alle 11:29
Inviato da: goldeneye70
il 25/03/2010 alle 08:34
Inviato da: AnbassaYehuda
il 24/03/2010 alle 20:11
Inviato da: donluisito
il 24/03/2010 alle 09:37