Prigione dei Sogni

Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. James Joyce

 

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Scuse

Post n°139 pubblicato il 06 Marzo 2007 da Notram
 

Ero nel pullman l’altro giorno, di ritorno dall’università, con un brano di Allevi nelle orecchie e tanta voglia di tornare a casa per stendermi finalmente sul divano.
In queste giornate di fine inverno la sera arriva troppo presto per i miei gusti e tornare col buio mi mette sempre malinconia.
Non ricordo se pensavo a qualcosa o se mi stavo semplicemente lasciando trascinare dalle note, ma d’un tratto la mia attenzione fu attratta dalla voce di qualcuno dietro di me. Era una voce femminile, ancora immatura, forse di una ragazza. Stava parlando al telefono con qualcuno, probabilmente il suo fidanzato.
Mi ritrovai ad ascoltare senza neppure volerlo…
-   Ciao, senti…ti ho chiamato perché ti volevo chiedere scusa. Mi sono comportata male oggi, ho detto cose che non avrei dovuto dire. Mi dispiace…-
Sul momento non ci pensai tanto, più che altro mi domandai come avessi fatto a distinguere quelle parole così chiaramente nonostante la musica del lettore mp3 e i rumori della strada.
Tornai a sentire la mia musica, senza più prestare tanta attenzione a quella voce di sottofondo. Era appena iniziata “L’orologio degli dei”, una di quelle canzoni capaci di trascinarmi in vortici emozionali senza farmene neanche rendere conto, eppure mentre ero perso in quei fraseggi di pianoforte la mia mente tornò su quelle parole:
“Ti chiedo scusa”…
Non conoscevo quella ragazza, eppure quelle sue parole mi avevano toccato profondamente.
E’ così difficile chiedere scusa…
Eppure quando siamo piccoli è semplicissimo, ne sentiamo il bisogno appena facciamo qualcosa di sbagliato, e ci sembra giusto farlo. E’ una cosa spontanea come ridere, o piangere, come mangiare e dormire.
Ancora me lo ricordo quando mi aggrappavo con le mani alla gonna di mia madre e, coprendomi la faccia, le confessavo le mie marachelle.
Invece quando cresciamo tutto cambia, tutto diventa più complicato.
Da grandi conosciamo l’orgoglio, da adulti la superbia, da vecchi la cocciutaggine.E  tutte queste cose ci impediscono di vedere i nostri errori, a volte, altre volte ce li fanno anche vedere ma ci impediscono di riconoscerli.
 La debolezza va nascosta, l’errore è un sintomo di debolezza…quasi come se veramente la gente non aspettasse altro per saltarci addosso e inveire contro di noi.
Forse però, ci sono delle volte in cui riusciamo a mettere da parte questo stupido e sterile orgoglio per avvicinarci agli altri, anche solo per un momento. Magari ci sono, dei momenti in cui le nostre priorità sono diverse, proprio come stava succedendo a quella ragazza. 
Che poi, pensavo, chiedere scusa è anche una sensazione quasi piacevole. Non prima, quando abbiamo paura, ma dopo, quando sentiamo quel peso sullo sterno che si dirada piano piano, lasciandoci più leggeri.
Ero così coinvolto in questi miei ragionamenti che decisi di spegnere il lettore per concentrarmi meglio.
 -    La verità è che tu non prendi mai le mie parti. Dai ragione a tutti meno che a me! Ma davvero non ti rendi conto di dove hai sbagliato?
Sei incredibile! Io ti ho chiesto persino scusa, ma la verità è che anche se non ho usato le parole più giuste, avevo ragione da vendere. Sai che ti dico? Se questo è tutto quello che hai da dirmi la nostra conversazione può anche finire qui!  -
Ecco, fu allora che me ne resi conto.
Non chiediamo scusa agli altri se non per soddisfare noi stessi, per mostrarci maturi, affinché  anche gli altri siano costretti a chiederci scusa. Tutto quello che facciamo, ogni singola cosa, ogni volta, ha sempre un doppio fine, anche se inconscio.
 E, mentre sentivo quella voce dietro di me che inveiva contro il proprio interlocutore, sempre più rabbiosa, pensavo a quanto siamo piccoli tutti noi, a quanto siamo meschini, scontati, miseri.
Ho imparato due cose quel giorno: a non osservare il mio prossimo quando mi sento malinconico e a non interrompere mai della buona musica per riflettere sulla nostra realtà!

immagine

P.S. Ragazzi, vi giuro che ci ho provato, ma non sono proprio riuscito a trovare l'autore di questo quadro ( l'originale è a colori.). Se qualcuno lo conosce lo scriva così lo aggiungo in seguito. Grazie e ciao a tutti:)

 

 

 
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