Prigione dei SogniCercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. James Joyce |
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« Il signor Io... | Messaggio #92 » |
Nel momento del tuffo, quando il suo corpo incrinava la superficie dell’acqua, era come penetrare in un altro mondo. Le percezioni dell’esterno si facevano ovattate e distanti mentre quelle del suo intorno si amplificavano all’inverosimile.
A quel primo contatto il suo istinto era sempre quello di chiudere gli occhi, nonostante gli occhialini, ed era solo in seguito ad uno sforzo che si imponeva di riaprirli.
Raggiungeva il fondo della piscina e, con movimenti rapidi, percorreva qualche metro per poi riemergere.
In quei momenti non contava la foga, era importante solo trovare un buon ritmo. Se ci fosse riuscita avrebbe ancora una volta sentito i suoi stessi arti tramutarsi in splendide ali bianche e, di nuovo, avrebbe spiccato il volo.
Non un solo pensiero le lambiva la mente, non un movimento lasciato al caso. Tutti i suoi muscoli erano tesi nello sforzo. Solcava quella superficie bagnata facendosi strada senza esitazione, mentre il suo sudore si mischiava con l’acqua.
In quei pochi minuti tutto doveva acquistare un senso: i sacrifici, l’impegno, le aspettative. In quei brevissimi istanti, dilatati all’infinito, doveva riuscire a concentrare tutta se stessa, perché una volta partiti non esiste una seconda possibilità. E l’unica cosa che ti rimane alla fine è solo un tempo, solo qualche numero scandito sul quadrante di un cronometro. Dietro quei numeri c’è una vita, c’è la sua vita. Perciò nuotava, nuotava con tutta la sua forza, con l’ostinazione di chi insegue un obbiettivo ma anche con la gioia di chi l’ha raggiunto. Perché nuotare era tutto quello che desiderava. L’uomo non può volare è vero, ma lei con quelle ali poteva andarci vicino.
Bracciata dopo bracciata, si avvicinava alla fine. Non si guardava attorno, sia perché non ne aveva il tempo, sia perché non le interessava sua posizione. Da molto oramai aveva deciso di gareggiare solo con se stessa.
Era l’acqua che le accarezzava la pelle o era il suo corpo che accarezzava l’acqua?
Nessuna delle due. Semplicemente, in quei momenti, lei era l’acqua!
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