Prigione dei Sogni

Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. James Joyce

 

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Le maschere

Post n°100 pubblicato il 02 Giugno 2006 da Notram
 

C’era una volta, in un paese lontano un certo bambino.
Egli amava giocare e divertirsi ed aveva sempre il sorriso sulle labbra. Voleva avere vicino a lui quante più persone fosse possibile e desiderava che tutti gli volessero bene.
Un giorno facendo una passeggiata sulla spiaggia trovò uno strano oggetto. A prima vista sembrava trattarsi di una maschera molto antica. Aveva un’espressione davvero buffa ed al bambino piacque subito. Pensava a come si sarebbero divertiti tutti i suoi amici se lo avessero visto con quella maschera addosso.
Così l’indomani, andando a scuola, l’indossò e notò con piacere che tutti quelli che lo adocchiavano ridacchiavano di gusto. Era soddisfatto nel vederli tutti contenti e, anche se gli venne il dubbio che qualcuno lo stesse deridendo, decise di non pensarci troppo e di venire, da quel giorno in poi, sempre con la maschera: regalare sorrisi lo riempiva di gioia.
Un giorno però dei ragazzi più grandi lo presero di mira e lo picchiarono. Gli dissero che con quella maschera sembrava uno stupido e gliela distrussero. Lui si arrabbiò tantissimo, davvero non riusciva a capire perché lo avessero trattato così visto che lui voleva solo essere loro amico.
Decise allora di fabbricarsi da solo un’altra maschera, con un’espressione dura e minacciosa. Pensò che con un’espressione così temibile di sicuro quei ragazzi ci avrebbero pensato due volte prima di picchiarlo ancora ed infatti il giorno dopo i ragazzi che lo avevano preso in giro si tennero alla larga. Purtroppo però anche gli altri bambini ora avevano paura di lui. Addirittura quando tornò a casa il suo fratellino, dopo averlo visto, scoppiò a piangere.
Il bambino era perplesso, La maschera aveva ottenuto l’effetto desiderato fin troppo bene, ma evidentemente una sola espressione non era sufficiente.
Così passò molti giorni a cercare di costruire altre maschere con molte espressioni diverse, alcune gioiose e raggianti, per rallegrare i suoi amici, altre serie ed inflessibili, per difendersi dalle persone cattive.
Si allenò anche a cambiarsele sul viso velocemente, in modo da avere sempre quella giusta per tutte le occasioni.
La sua idea funzionava alla grande, ognuna delle persone che conosceva preferiva una sola tra le sue maschere e lui cercava di fargli vedere sempre ed esclusivamente quella.
Non gli dispiaceva recitare una parte piuttosto che un’altra. Soprattutto era felice di vedere gli occhi divertiti della gente che gli stava attorno. Gli sorridevano sempre e lui era contento.
Il bambino crebbe, diventò un ragazzo, e le sue maschere crebbero con lui. Diventarono più sofisticate, più precise nei particolari, più aderenti al viso. Ormai nessuno sarebbe stato in grado di distinguerle dalla sua vera faccia.
Era soddisfatto perché così poteva nascondere i suoi veri pensieri alla gente e quando qualcuno li indovinava ne era particolarmente contento, perché quella persona doveva essere un vero amico se riusciva a vedere oltre la maschera. Insomma, grazie a quegli oggetti aveva una specie di filtro con cui selezionava le persone di cui potersi fidare.
Non furono pochi, tuttavia, i momenti in cui le sue adorate maschere lo fecero soffrire.
Ci fu una volta, in particolare, in cui vide una ragazza bellissima, tanto da levargli il fiato e le parole. Se ne innamorò a prima vista e decise di fabbricare per l’occasione la più bella delle maschere, un oggetto in grado di esprimere il suo lato migliore e di farlo apprezzare a quella stupenda fanciulla. Si impegnò giorno e notte e la maschera che creò era davvero bellissima: tutta d’oro con miriadi di gemme e diamanti incastonati.
Quando però la ragazza lo vide, con quella maschera tutta gialla piena di pietre colorate, ebbe paura e scappò via urlando.
Quella volta il ragazzo ci rimase così male che per parecchio tempo indossò solo la sua prima maschera, quella con l’espressione dura, mostrando a tutti, indiscriminatamente, solo quella. Arrabbiato e deluso, non capiva come mai la sua stupenda creazione fosse stata fraintesa così, da una persona che lui reputava speciale, per giunta!
Da quel giorno la sua vita non fu più la stessa.
Utilizzava sempre le maschere, ormai non poteva più farne a meno, tuttavia iniziava, sempre più, a covare odio verso quegli oggetti.
Si rese conto che i sorrisi della gente che aveva attorno non erano sorrisi per lui, ma erano sorrisi di compiacimento verso se stessi, perché tutti erano convinti di conoscerlo bene. Eppure tutti conoscevano solo la maschera che lui aveva voluto fargli vedere!
Il ragazzo cresceva e con lui il suo disagio. Era come se la sua vera personalità fosse stata soggiogata da quelle maschere maledette. Si sentiva come se milioni di anime avessero invaso il suo corpo, riempiendolo di pensieri e confondendo le sue percezioni.
Si ritrovò all’improvviso vecchio, davanti ad uno specchio ad osservare la sua immagine riflessa senza riuscire a riconoscerla.
Ma era vecchio davvero o anche quella era una delle sue maschere? Non riusciva più a ricordare il suo vero volto, quindi non lo sapeva.
Intrappolato in un limbo senza uscita alcuna aspettava la morte, come unica possibilità di riscatto, come unico momento di verità in quella vita consacrata alla menzogna.

 
Rispondi al commento:
night_prelude
night_prelude il 04/06/06 alle 01:18 via WEB
dio mio, questa mi ha fatto male. mi ha fatto male davvero. ma come si fa? come si fa a riconoscere e coltivare ciò che si è, gettando ciò che ci si è costruiti attorno? non è che prima o poi i due aspetti diventano indissolubili? temo che in me già lo siano...
 
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