Prigione dei Sogni

Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l'arte. James Joyce

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 17
 

FACEBOOK

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da Notram
 
Foto di Notram

"Mi contraddico, forse?

Ebbene mi contraddico

(sono vasto, contengo moltitudini)"

                                   (Walt Whitman)

                                                        

                         

                     .

immagine                               
                                  ( Francis Bacon - Autoritratto )

                            

 
 
 

Conseguenze

Post n°137 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da Notram
 

immagine


“Se non sono riuscito a difenderlo io era colpevole, no?”

Li osservava dalla finestra di casa sua, in un misto di rabbia e disgusto.
Schegge impazzite: questo erano. Da lassù non poteva distinguere i volti, ma se li immaginava benissimo con quelle faccette idiote arrossate per la fretta e con i capelli scompigliati dal vento di quella giornata di inizio autunno.
Accarezzava la Colt e li guardava, maledicendoli ed insultandoli col pensiero.
Maledetti tutti! Era anche loro la colpa se lui si era ridotto a quel modo. Erano stati loro a renderlo la creatura meschina che era diventato.
Trentasei anni della sua vita ci avevano messo a fiaccare la sua resistenza, a convincerlo che lui era solo un piccolo essere insignificante. Trentasei anni, ma alla fine ci erano riusciti. Lui si era arreso.
Non sarebbe dovuta andare così la sua vita, ma ormai non c’era più speranza per lui. Non poteva punire tutti, è vero, ma qualcuno sul banco degli imputati ce l’aveva anche lui stavolta.
L’uomo legato alla sedia era caduto in un muto silenzio da quando l’aveva colpito. Continuava a fissarlo con quei piccoli occhi grigi in attesa di una sua parola.
Ma che diavolo avrebbe dovuto dire? Non riusciva ad immaginarselo.
“Non si ricorda neanche il mio nome…”, pensò con amarezza girandosi verso di lui.
Quell’uomo gli aveva rovinato la vita, gli aveva portato via tutto, eppure non aveva la più pallida idea di chi lo avesse rapito.
Il suo nome lui, non l’avrebbe mai più dimenticato: Alfredo Mantovani, il migliore avvocato della città;  “l’avvocato sorridente” l’aveva ribattezzato la sua sorellina la prima volta che l’aveva visto. E quel sorriso niente e nessuno  era stato in grado di cancellarlo fino a quella mattina.
“Non preoccuparti, questa causa è normale routine per me!”, aveva detto a suo padre quando aveva accettato di difenderlo. Erano stati compagni di scuola, quindi il suo vecchio nutriva una cieca speranza verso quell’uomo.
Ma non era stata colpa di suo padre: tutti, persino lui, rimanevano ammirati al cospetto di quel signore dai modi distinti e raffinati, sempre cortese con tutti.
Lo aveva rassicurato ogni giorno: “Ragazzo tu sei innocente ed hai il migliore avvocato del mondo. Mi spieghi come facciamo a perdere?”… “ C’è un vizio di forma, il processo non durerà nemmeno mezza giornata”… “ Il giudice è un mio vecchio amico, mi deve una cena, chissà che questo non lo renda bendisposto”…
Alla fine ci aveva creduto, aveva voluto crederci, a quel mare di parole. Ci aveva persino creduto quando il processo si era allungato, quando l’accusa aveva smontato i suoi testimoni e sua madre era  scoppiata in lacrime in aula.
“Non sono stato io ed ho il migliore avvocato del mondo…” continuava a ripetere a se stesso.
“Colpevole.”
Quella parola gli rimbalzò in testa per molti mesi, ma poi furono altre le parole che gli rimasero impresse.
“Mi dispiace ragazzo” gli aveva detto il grande avvocato, per un attimo il sorriso era persino scomparso, ma poi lo aveva visto, mentre stringeva la mano all’avvocato dell’accusa. Quelle furono le parole che lo martellarono per i successivi quattordici anni: “Se non sono riuscito a difenderlo io era colpevole, no?”. Le aveva dette sorridendo…
Quattordici anni di carcere.
La sua giovinezza era scivolata via nel grigio squallore di una cella e durante le sue notti, tutte le maledette notti, lo aveva visto, Alfredo Mantovani, mentre dava una pacca sulla spalla all’accusa e, porgendogli la mano, pronunciava quelle parole con il sorriso che si tramutava in un ghigno malefico.
“Se non sono riuscito a difenderlo io era colpevole, no?”
Ora ce l’ aveva davanti agli occhi, il vero colpevole di tutto. La sua tendenza alla pinguedine era peggiorata negli anni ed i capelli avevano abbandonato la sommità della sua testa formando una grottesca aureola grigia.
Alzò la pistola contro di lui.
- No, ti prego – iniziò a singhiozzare – ti prego, ho dei bambini –
Un’altra bugia: due matrimoni e due divorzi, nessun bambino, solo una incorreggibile propensione  all’adulterio.
- E con quale delle due mogli hai avuto questi bambini avvocato? Non dovresti raccontare frottole in questa situazione –
- Io…li ho avuti da un’altra persona, una mia amante. Ti prego, te lo giuro. Non mi uccidere per favore, ti darò tutto quello che vuoi –
Come se ci fosse qualcosa in grado di ripagarlo di tutti quegli anni persi…
- Te lo ricordi almeno il mio nome? Dimmelo! -
- Io…io ecco…-
Non se lo ricordava. Non se lo ricordava!
Gli si scaraventò addosso premendogli la canna della pistola contro la fronte, pronto a premere il grilletto. Vide i pantaloni del vecchio bagnarsi e sentì immediatamente il tanfo disgustoso del terrore.
La sua mano tremava mentre guardava quel piccolo essere piagnucolante.
Possibile che fosse stato davvero quello il fantasma che l’aveva perseguitato per tutti quegli anni?
Sorrise. Stavolta fu lui a sorridere.
- Se non sono riuscito a difenderlo io era colpevole, no? – disse.
Poi si puntò la pistola alla tempia e sparò.
In fondo voleva solo uccidere un sorriso…

 
 
 

Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da Notram

Cala la pioggia

Tra le piaghe del vento.

Tutto ritaglia

N.

immagine

 
 
 

Tutto questo...

Post n°135 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da Notram
 

Un terremoto che scuote le viscere di noi che vaghiamo per questa terra senza patria e senza meta…
Una dolce melodia tracciata da abili mani sui tasti finiti/infiniti di un pianoforte…
Un grido disperato che prova a spezzare il buio e il vuoto che ci circondano…
Una carambola di vorticose emozioni che ci lasciano senza fiato, senza parole, senza nulla…
Uno specchio che ci mette di fronte a noi stessi e ci fa capire quello che siamo veramente…
Una lacrima che scende sul viso, un singhiozzo strozzato e poi lasciato andare…
Una lotta senza fine, senza esclusione di colpi, senza pietà, senza dignità, senza vergogna…
Un punto interrogativo, un rebus da provare a  risolvere…
Una brezza leggera che accarezza le tue spalle nude e fa profumare l’aria di te…
Una miriade di cocci sparsi in un angolo di cuore, in attesa di essere ricomposti, se possibile…
Un incontro tra corpi nudi che si contorcono in un letto di sudore…
Uno strano calore che riscalda il cuore e che fa sentire “stranamente”, finalmente, vivi…
Una paura arcana, primordiale: la paura di dire qualcosa che cambierà tutto…
Una voragine di cui non si vede il fondo e che pure può essere riempita…
Un sogno delirante e illusorio da cui non riusciamo, non vogliamo svegliarci…
Una chiave per chissà quale porta nascosta…
Una fiamma che, non domata, rischia di bruciare tutto quello che ha attorno…
Un intreccio prezioso di vite, un unione di anime, una danza di cuori…
Una splendida avventura, un viaggio attraverso luoghi splendidi e sconosciuti…
Un momento di noia…
Una crisalide che diventa farfalla e che colora il mondo con ali cangianti…
Una sensazione:  quella di essere dentro di te, di essere te, anche solo per po'…
Un fiume congelato, nell’inverno del cuore…
Un mostro che ci fa paura, che può distruggere tutto ciò che siamo…
Un bacio dato senza preavviso, senza un perché….
Una speranza da cullare e coccolare…
Un augurio…
Un ricordo: il tuo sorriso… 

                                            …tutto questo è Amore…

immagine

 
 
 

Post N° 134

Post n°134 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da Notram
 
Foto di Notram

Se tracci col gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso. Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi del mondo. Ciò che conta è tutto dentro di noi; da fuori nessuno ci può aiutare. Non essere in guerra con se stessi, vivere d'amore e d'accordo con se stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare.

                                                          (Hermann Hesse)

immagine

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Notram
Data di creazione: 09/10/2005
 

SUL MIO COMODINO

 

ULTIME VISITE AL BLOG

Notrammariomancino.mmarino.lomartireanimabileeva.libera1968eliodocbal_zacsuntreeTuxiaMarciaIOeMR.PARKINSONostrichettinagianfry.solinilagabbianellaeigattimbostulaiakym611967
 

ULTIMI COMMENTI

 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

DIRITTI D'AUTORE

Creative Commons License

Eccetto dove diversamente specificato (e per quanto riguarda le immagini), i contenuti di questo sito sono proprietà dell'autore e  rilasciati sotto una Licenza Creative Commons.

 
immagine Add to Technorati FavoritesBlogItalia.it - La directory italiana dei blog 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963