Creato da: marcelloongania il 21/02/2006
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Il processo - 3° giorno (I)

Post n°22 pubblicato il 14 Luglio 2006 da marcelloongania

Sabato 5 dicembre 1970

Anche oggi, dopo le formalità ormai consuetudinarie che precedono l'ingresso in aula di giornalisti e pubblico, la seduta inizia con un dialogo tra gli avvocati e il presidente della corte, che cerca di contenere le proteste e le richieste di sospensione del processo da parte dei sedici difensori.

- Avv. Bandrès: "Il consiglio dei ministri, riunitosi ieri, ha decretato lo stato d'emergenza in Guipuzcoa; questa situazione giuridica limita di fatto, per lo meno per quanto si riferisce a noi avvocati di quella provincia, la libertà necessaria per compiere il nostro dovere professionale. In base a ciò chido la sospensione di questo consiglio di guerra fino a quando sia superata la situazione di emergenza."

Il presidente rifiuta la richiesta e concede quindi la parola all'avvocato Peces Barba il quale protesta per il modo in cui è stato redatto il sommario degli atti istruttori, che egli giudica "un costante martellamento accusatorio che può condurre alla parzialità i membri della corte."
Sul sommario degli atti istruttori prosegue il dibattito e proseguono le proteste perchè, come rileva l'avvocato Echevarrieta, in alcuni casi sono state citate parti staccate di verbali o di dichiarazioni messe a verbale che, lette separatamente, possono indurre colui che ascolta ad una falsa interpretazione dei fatti e delle circostanze. Tale è ad esempio il caso di certi capitoli che si riferiscono all'imputato Izko De La Iglesia, che lo collocano sul piano del condannato più che su quello dell'imputato.
Dibattito e scaramucce proseguiranno anche durante la lettura di alcuni documenti processuali, specialmente quando ne verrà fatta richiesta dal pubblico ministero.
Proprio mentre viene data lettura di uno dei rapporti balistici riguardante la pistola ed i proiettili cui è attribuita la morte dell'ispettore Manzanas, l'avvocato Ruìz Ceberio suscita un nuovo "incidente" che rasenta l'umorismo: egli si rivolge al presidente della corte ricordandogli che l'articolo 766 del codice di giustizia militare ordina che durante i processi venga collocato un crocefisso sul tavolo della corte, in un posto di visibilità assoluta. Il crocefisso in realtà c'è, ma si trova dinanzi al giudice relatore, il capitano Troncoso, alla sinistra del presidente. Il crocefisso viene preso e portato sulla destra. L'episodio non ha altro significato se non quello di mettere in rilievo ancora una volta il dispregio degli avvocati difensori nei confronti del giudice relatore.
Un altro episodio che contribuirà ad umentare ulteriormente il nervosismo della corte è quello suscitato dall'avvocatessa Galparsolo, la quale chiede per la terza volta che vengano tolte le manette agli imputati. "I processati continuano ad essere incatenati! Questa situazione vessatoria che non si è registrata mai in alcun'altra occasione, è insolita, sebbene sia vero che nessuno di noi era presente ai processi dell'Inquisizione!"

 
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