« il discorso dello schiavo | l'analfabeta politico » |
Aggiogato da dolci litanie
giace ogni frutto di stagione.
Maturo è il desiderio
maturo in ogni chicco il melograno
rigido di scorza
sigillo di ogni andare.
Mutevole memoria
cangiante scintillio dei cinque sensi
Valanga narice caverna
Ventoso respiro del pianeta
Sprizza la fontana dei lombi
Fuoco dentro al petto
Carezza della sferza sullo sterno
Cattedrali del pensiero stritolate
l’eterna ruota del volere
Sgusciata da vomere di terra
acqua sangue nausea
e vomito salato
l’oceano si riversa nell’abisso
trascina ogni contrada
Crepita il mio ventre effervescente
risale nella gola
colmandomi di vuota sazietà
Tranci di carne e grasso
astuto domatore
spettacolo di un circo senza fine
Applausi annoiati
Risate annoverate tra le offese
pianti di lesa maestà
vagiti di resurrezione
VOGLIO UNA STELLA!
Voglio gravitare eternamente
un moto rettilineo, uniforme, quadridimensionale.
Spalanco una voragine nel petto
sprofondo, infinito, ripiegato su me stesso
per sempre trascinato, inerte
Riabilito la forma
quieta, divina, unità
gridando disperato
infliggo con un maglio insanguinato
l’ennesimo, ottuso chiodo
mi aggrappo ciecamente
al cielo puntinato
che scompare.
“...Dio è morto
solo un Dio ci può salvare!...”
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