« Kabul 17 settembre 2009 |
Giova presumere se stessi eterni
mentre il sangue sale in morbide volute
ad offuscare i sensi
chiudendo le porte al nulla
oppure aprendo spazi
alla prole reietta di Urano.
Senza che la mano s’apra aspetto il carme
mentre tarme eterne
squassano l’aria a più riprese
quietando antiche contese
per prodigare astuzie.
...Cazzo, se sogno!...
E se non sognassi forse
avrei l’ardire di venir meno.
Tremante ed ebbro non aspetto il sereno
divenire del fato, incateno i dadi.
Non c'è spada più grande,
più grande amore non saprei pensare.
E cresce il dolore, e diventa idillio,
ma non discosto l’orecchio e il capo
per non evitare di sentire Priapo ed Ares,
ad Ades consacrati, ridere.
Muto in repentino omaggio
il clamore di un fuoco d’aprile,
non assaggio carne, ma, ferendo,
inietto un dardo ostile
a corteggiare rinnovati amplessi.
Nei recessi fluidi del coito
riscopro la pelle perduta
labbra di seta divoro.
Accoratamente imploro pace.
F
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