mario pulimanti
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Un anno fa mamma moriva
Un anno fa mamma moriva
Un anno fa mamma moriva: era una maledetta domenica, quella del 29 luglio 2012.
Il giorno prima era stata operata per la rottura di un femore all’ospedale San Camillo.
Un intervento perfetto, durato poco più di un’ora.
La fase post operatoria sembrava procedere regolarmente.
Ma attorno alle sei di pomeriggio del giorno dopo, domenica 29 luglio, il suo cuore ha smesso di battere.
Non si sa da dove sia partita l'embolia, l'unica cosa certa è che oggi é esattamente un anno che mamma non c'è più.
Certo se l’avessero messa in terapia intensiva, come avevano promesso prima di operarla, sarebbe ancora viva.
Infatti la terapia intensiva garantisce immediati interventi in caso di necessità, per cui si sarebbero accorti in tempo dell’embolo, rianimandola prontamente.
Mi ricordo ancora del dottorino dal viso di falco che mi ha detto "sua madre è deceduta!" con un tono indifferente.
Sembrava quasi che mi prendesse in giro.
Mi ha costretto a soffrire, impreco, maledetto, maledetto, maledetto!
L’avrei ucciso, gettando il suo corpo ai corvi e agli avvoltoi del deserto.
Debbo ritenermi soddisfatto, rifletto allungando di nuovo le gambe sul letto, di avere avuto una mamma come mamma Ernesta.
Lei, che mi ha guarito i graffi e le ferite con una carezza magica.
Lei, un posto caldo dove ho trovato sempre un abbraccio.
Lei, con quell’odore di buono che mi faceva tornare bambino.
Lei, che mi lasciava andare anche se avrebbe voluto tenermi stretto a sé.
Lei, una canzone nella notte.
Lei, una ninna nanna speciale.
Lei, uno sguardo che non aveva bisogno di parole. Lei, quella che sapeva, sempre, cosa era la cosa migliore per me.
Lei, quella mano che mi ha tenuto mentre traballando imparavo a camminare.
Lei, il bum bum del cuore che sentivo appoggiando la testa sul suo petto.
Lei, mamma, una parola: la prima che ho detto.
Lei, mamma, un sorriso: il primo che ho visto.
Lei, mamma, una voce: la prima che ho udito.
Lei, mamma, un sapore: il primo che ho assaggiato.
Lei, mamma, una culla: la prima che ho avuto.
Lei, mamma, che soffrendo mi ha fatto nascere.
Lei, che mi ha parlato nel cuore della notte.
Quando tutto il mondo era addormentato. E nessuno, tranne me, udiva le sue parole.
E, tenendomi fra le braccia, mi avvolgeva di un amore che aveva una forza inaudita.
Sfoglio un vecchio album di fotografie: qui avevo sei anni.
"Vieni!" sembra dirmi, prendendomi la mano per condurmi a casa.
Mi manchi, mamma.
Mario Pulimanti (Lido, di Ostia –Roma)
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