Non vedeva lontano perché si ostinava a voler guardare le cose troppo da vicino. [...] Un esempio di questo genere di errore possiamo riscontrarlo nell'osservazione dei corpi celesti. Quando si dà un'occhiata a una stella, guardandola con la coda dell'occhio, con la parte più esterna della retina (la più sensibile alla luce debole), possiamo vedere la stella distintamente, cogliendone adeguatamente la luminosità che si attenua a mano a mano che volgiamo lo sguardo pienamente su di essa. A questo punti, infatti, l'occhio è investito da un gran numero di raggi luminosi, mentre alla prima occhiata si ha una più raffinata capacità di percezione. La troppa profondità condiziona il pensiero e ci rende perplessi, mentre una osservazione troppo prolungata, troppo concentrata o troppo diretta può fare svanire dal firmamento persino Venere.
(E.A. Poe)
Area personale
Menu
Ultimi commenti
« Rebecca VI | Rebecca VIII » |
Rebecca VII
Post n°17 pubblicato il 05 Novembre 2015 da Quaaalude
Poi ci furono giorni di solitudine e indecisione. Rebecca chiuse con tutti e tre i suoi compagni e Loro non la cercarono, tranne Miguel con qualche timido e vaghissimo messaggio. Il cielo le era improvvisamente crollato addosso e la sensazione di appagamento e provocazione aveva lasciato spazio a dei momenti di fissità e catatonia. Non aveva voglia di uscire: stava in casa avvolta nelle coperte e rifletteva su tutto, sfogliando senza leggerle le pagine di innumerevoli libri, come se non riuscisse a dedicarsi alle parole ingannevoli di scrittori che avevano vissuto certe situazioni solo di seconda mano come guardoni che cerchino nello sguardo il surrogato a un cazzo. Sentiva di avere raggiunto l'apice nel piacere ma di essere rimasta con un pugno di mosche in mano. L'inganno della fisicità era evidente e palese: aveva guidato in modo simile a un direttore d'orchestra l'esecuzione della scopata assoluta, ma nel momento esatto in cui i suoi uomini si erano trovati uniti Lei si era sentita sola, e nell'istante in cui i loro brandi affondavano dentro di Lei aveva compreso che Li stava perdendo forse definitivamente, pensando di incantarli per la milionesima volta. In realtà era stata ingannata e violata in maniera cosciente, e Lei non era migliorata per questo. Al contrario si sentiva svuotata e floscia, come un sacco della spazzatura bucato. Pensava a Loic, alla sua faccia sempre sorpresa e ai suoi moti ridenti e ingenui, rifletteva su Ettore, sulla sua sensibilità contorta e tragica, ai suoi nervi combattuti, e cadeva con il ricordo su Miguel: la sua semplicità suscettibile e il suo viso terso e immune alla cerebralità eccessiva. Presi uno per uno erano uomini da considerare attentamente (Ne avrebbe voluto un pezzo da Tutti per costruire il suo perfetto Frankenstein) ma ammucchiati insieme diventavano un fallo gigantesco e privo di identità; un fottio di vibrazioni disperse nella tundra del sentimento, una cappella da spolverare con la lingua ma dentro cui non celebrarvi riti gametici di fertilità promiscua o sponsali sexy per una nuova generazione. (Continua) |
Inviato da: cassetta2
il 12/07/2020 alle 18:16
Inviato da: MerveOrhun
il 15/09/2016 alle 18:41
Inviato da: legrillonnoirdestael
il 02/10/2015 alle 19:42
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30