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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Francesco Maria Molza (4)
Post n°726 pubblicato il 03 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
[16 Di Francesco Maria Molza] Già rotta è la catena e spent'il foco Che mi teneano il cor fido e soggetto Al vostro divo aspetto, Ornato di beltà; ma non di fede . Amor m'ha conceduto per mercede Di vincer l'apetito con ragione, E fuor d'ogni prigione Trar l'afflitta alma a risco de la morte. Né per questo mi dolgo di mia sorte; Che, se 'l ciel agiongeva in questa etade Fede a vostra beltade, Sareste stata al mondo alma Beatrice, E io legato e più ch'altro infelice. [17 Di Francesco Maria Molza] Ogni beltà raccolta Ha natura per far suprema e bella Vostra beltà, madonna, Et ha la virtù tolta Nei cieli ad ogni fisa e mobil stella Per farne voi sol donna, Tal che beltà e virtù ch'in voi sol mira Vede quant'il sol gira. [18 Di Francesco Maria Molza] Qual più saggie parole, o più secrete Dirìan giamai sì aperto il mio dolore Come voi dal timore Del mio non saper dir donn'il vedete? E se vostra beltà, vostro valore Forse v'ha gionta a tale Che 'l mio stato mortale Vostro sdegno gentil mirar non prezza, Et io 'nanzi a vostri occhi impallidisco Et ardo e l'ardor mio dir non ardisco, Morte fin del mio mal Sarà, che 'l core omai tacendo more, Se tanto con pietà nol socorrete, Quanto più bella d'ogni bella siete. [19 Di Francesco Maria Molza] S'io pensassi, madonna, che mia morte Vi fusse sopra ogn'altra dolce e cara, Di questa vita amara Sarebbon l'ore assai fugaci e corte; Ma per mostrarmi il vostro divo aspetto Or durezza, or pietate, Credo più tosto amate Che sol per vostro gioco resti in vita; Ché s'io mancassi, mancarìa il diletto Che del mio mal pigliate, E mia calamitate Questo seguendo, non sarìa finita. Ch'io bramo sol veder, donna gradita, Sazia di me qualunque vostra voglia, O mia gioia, o mia doglia, Non curo, poiché vuol così mia sorte. [20 Di Francesco Maria Molza] Madonna, io loderò vostra beltade In semplici parole, Né vi porrò lodand'egual al sole; Ma per più vero dire, E Febo mi perdoni in quest'etade, Poi ch'a voi bellezza altra non s'apressa, Che bella siete voi quanto voi stessa. [21 Di Francesco Maria Molza] Deh! quanto è dolce amor, che tanto annoia, Poi che nel mio bel stato m'ha concesso Negl'occhi di costei veder me stesso. Ivi parmi seder pien d'ogni gioia, Con Amor, con madonna e con mia vita A ragionar insieme Di lei, di sua beltade e di mia speme. O dolcezza infinita! Poi ch'ella doppiamente mi conforta, Che me ne gli occhi e mia salute porta. [22 Di Francesco Maria Molza] Servito v'ho un tempo Con tanto amor, madonna, e tanta fede Quanto in voi guidardon già non si vede. Non ch'io non vedessi che a voi poco Gradiva il mio servire; Ma perch'ogni altro gioco m'era grave. Or perch'in voi comprendo Il mal, convien pur dire: Mercè non ha in voi loco, Vo' provar altri ceppi et altre chiave, Più vil, ma più soave. Donatime commiato per mercede Ch'assai guadagna chi al suo mal provede. [23 Di Francesco Maria Molza] La vostr'alma beltà, ch'ogn'altra avanza, De quale ero soggetto, A non seguirla più or son costretto; Perché m'aveggio ognor ch'ogni mia doglia Vi rendete a piacere, Vincer vo' di mia voglia il suo volere; Né seguire vo' più, chi non m'estima, Abench'in sin da prima Accorger mi dovea che vostr'altezza Non degnava mirar a mia bassezza. [24 Di Francesco Maria Molza] Occhi belli, occhi vaghi, occhi leggiadri, Occhi di nuovo mille volte belli E più che belli ancor ben mille volte Sacri lampi d'amor, fulgori snelli. Ne' vostri movimenti accorti e ladri De l'alme che da soi legami tolte, Seguon volando poi libere e sciolte Vostro lume giocondo. Occhi gloria del mondo, Ove son tutte le dolcezze accolte, Ed ove mira sempre intento e fiso Già per lungo costume Per aver lume - tutto il paradiso. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
Inviato da: Vince198
il 25/12/2023 alle 09:06
Inviato da: amistad.siempre
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Inviato da: ragdoll953
il 15/04/2023 alle 00:02