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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Di Tarquinia Molza (1)
Post n°737 pubblicato il 06 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) II [1 Di Tarquinia Molza] Sopra certe reliquie di santi. O sacro santo e venerabil teschio, Già dell'alta corona de martirio Cinto, io t'onoro e ammiro, Ché per gloria di Cristo e manifesta Pietà costante e forte Nulla temendo della turba in festa Volontario alla morte T'offristi, allor che dalla dritta via Pensò più volte invano L'empio Massimiliano Trarti con gli altri della gente pia. Or da celesti chiostri, Ove godi beato, Pon mente al nostro stato E a Dio porgi benigno i prieghi nostri. [2 Di Tarquinia Molza] Della medesima Sacro, onorato capo Cinto già d'altro che di mirto e alloro, Qual ricco alto tesoro Porti nel tempio ove translato sei? Beato e bene quattro volte e sei Chi t'onora tra noi E invoca il nome tuo ne' voti suoi. [3 Di Tarquinia Molza] Della medesima Felicissimo capo Prima gloria di Thebe e primo onore, Che sprezzando il furore Del tiranno infedel, che di te acquisto Farsi pensò nel tempio d'eresia, Dando te stesso in sacrificio a Cristo, Morte eleggesti pria, Morte che t'orna e fregia Di quell'onor che più nel ciel si pregia. [4 Di Tarquinia Molza] Qual' arboscel che i rami a miglior parte Traslato ognor più bello in aria tende Tal giunto al ciel quel ben che Dio gl'imparte Lieto il vostro fratel, Tarquinia, pende. Dunque frenate il duol, che v'ange e parte, Chiudete il rio che da begli occhi scende Di pianto che da noi mentre vi parte Lui nel piacer, voi nella vita offende. Tornivi a mente qual dopo l'occaso Di Fetonte aspra vesta insin' ad ora Alle meste sorelle i corpi ammanta. Schermo questo vi fia d'un simil caso Che pur temer si dee quantunque fora La terra indegna di sì nobil pianta. [5 Di Giovanni Falloppia] Del signor Giovanni Falloppia. Tosto hai seguìto il tuo già fido amante Affrettando il partir, donna divina, Dritto per l'orme, onde al ciel si camina Le tue movendo ancora tenere piante. Era l'alma di lui poco ita avante A farti preparar lieta e indovina Sedia nel sommo coro a sé vicina Quando ivi giunta sei del mondo errante. Dove quel che già tanto in dubbia speme Bramasti in terra, ora è con più contento Tra voi fermato in matrimonio eterno. Così voi, Molza, con Smeralda insieme D'amor congiunti in Dio fuor di tormento Le mondane dolcezze avete a scherno. [6 Di anonimo] Alla signora Tarquinia (Molza). Mentre aperto il balcon de l'orïente Raccoglie sotto i ricchi freni aurati Apollo Eto e Piroo cavalli alati Per uscir poi col novo dì repente, Ecco alzata la gloria in occidente, Ferma, gli disse, e cangia i corsi usati, Ch'or di eseguir hanno il decreto i fati Di allumar qui con altro sol lucente; Onde sarà non pur l'Hesperia nostra Chiara; ma tutta Europa, e insieme quanto Col vasto sen dell'ocean confina. Allor s'udì sin da l'eterea chiostra D'angioli voce in dilettoso canto Tarquinia celebrar Molza Porrina. [7 Di Tarquinia Molza] Come fiume da giel pigro costretto Non più come solea se n' corre a dare L'usato suo tributo a l'ampio mare; Ma stassi immobil dentro al proprio letto, Se poi di caldo sol possente affetto Sente sparge quant'ha cose più care Arene d'oro ed acque vive e chiare E se ne va veloce al gran ricetto, Così Tarquinia giaccio a un vostro sdegno Si fe' 'l mio dir, il qual poi lento e vile, D'entrar cessò nel mar degli onor' vostri, Ma se fia mai chi miei gelati inchiostri Scaldi il vostro bel sol, del tardo ingegno La vana s'aprirà doppiando stile. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
Inviato da: cassetta2
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