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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Terze Rime 1-2
Post n°760 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Terze Rime di Veronica Franco I Del magnifico messer Marco Veniero alla signora Veronica Franca [Loda la bellezza e l'ingegno di Veronica e la prega di essergli benigna e amorosa.] S'io v'amo al par de la mia propria vita, E, se invano mercé chieggio e pietate, So che remunerar non si conviene più d'ogni morte è la mia doglia amara; Ma com'esser può mai che, dentro al lato Com'esser può che quel leggiadro aspetto La gran bellezza a voi data di sopra Ciò da l'uman desir vostro si toglia, Così dentro e di fuor chiara e splendente Pria che de' be' crin l'òr si faccia argento, e, se ben sète d'età fresca e verde, e, mentre di qua giù nessun ben posa, Ma poi, chi la pietà chiude nel seno, Dunque, per farvi al mondo eterna e diva, Oh, se vedeste in me l'ardente brama, e mi vedeste in mezzo 'l petto il core, Ma guardatemi 'l cor fuor nel sembiante e, conoscendo il mio soverchio duolo, volgete a me pietosamente gli occhi, stendete a me la bella e bianca mano O beltà d'ogni essempio altro divisa Amor da que' begli occhi in me saetta Ben questi al chiaro sole invidia fanno, di queste vago Apollo arde e sospira, e, mentre questo in gran copia v'infonde, La penna e 'l foglio in man prendete intanto, O bella man, che con bell'arte esprime De l'antico valor segnando l'orme né pur rinova il glorioso stile ma de le menti afflitte alto soccorso Di viva neve man candida e pura, e voi, celesti e graziosi lumi, perch'a me 'l vostro aviso contendete? Né però chieggio che disciolga i nodi, non chiedo ch'entro al sen saldi la piaga da quelle mani e da le braccia stesse bramo che quella vista umana e pia Oh che grato e felice paradiso, donna di vera ed unica beltade, Oh che dolce mirar le membra ignude, Prenderei con le mani il forbito oro Quando giacete ne le piume stesa, Venere in letto ai vezzi vi ravvisa, sì come nel compor de le dotte opre, E così 'l vanto avete tra le belle e, mentre l'uno e l'altro in voi s'apprezza, Ma, se 'n voi la scienzia è d'alto frutto, Accompagnate l'opra in ogni canto; in tanto amor tanto dolor vi mova, S'al tempo fa sì gloriosi inganni A Febo è degno che si sodisfaccia le tante da lei grazie a voi donate con queste eternerete il vostro nome, Per la bocca di lei questo v'affermo: ché Febo se le inchina ad obedire, Così devete far ancora voi, La bellezza adornate col cor pio; queste in voi la pietà faccia compagne, E son quell'io, che umìle a voi ne vegno, mercé da voi, per Dio, non mi si nieghi, Così sarete senza par in terra. II Risposta della signora Veronica Franca [Essa lo riama, e vuole ch'egli compia, per amor di lei, opere ed azioni conformi alla virtù dell'animo: solo allora gli concederà le gioie apprese da Venere.] se quel, che tien la mente in sé raccolto, quella tèma da me fôra divisa, «a un luogo stesso per molte vie vassi», Dal battuto camin non sia disgiunto Non è dritto il sentier de la speranza, quello de la certezza è destro calle, a questo gli occhi del mio pensier ergo, Questa con voi sia legitima scusa, E, se invero m'amate, assai mi duole mi duol che da l'un canto voi patiate, Poi ch'io non crederò d'esser amata, dagli effetti, signor, fate stimarvi: ma, s'avete di favole desio, e, di favole stanco e sazio, quando Aperto il cor vi mostrerò nel petto, e, s'a Febo sì grata mi tenete Certe proprietati in me nascose con questo, che mi diate la certezza più mi giovi con fatti, e men mi lodi, Vi par che buono il mio discorso sia, Signor, l'esser beffato è cosa dura, Io son per caminar col vostro piede, Se foco avrete in sen d'amor cocente, non si ponno schivar i colpi suoi, ma 'l dimostrar il bianco per lo nero Dunque da voi mi sian mostrati i frutti Ben per quanto or da me vi si risponde, ma piaceriami che di me pensaste né così tosto d'alcun uom compresi Ma chi per questo poi s'argomentasse E però quel, che da voi cerco adesso, perché si disconvien troppo al decoro Di mia profession non è tal atto; Voi ben sapete quel che m'è più caro: De le virtuti il mio cor s'innamora, non mi negate l'opra vostra in tanto, siate in ciò diligente e studioso, A voi poca fatica sarà questa, E, se sì picciol carico vi pesa, quel che la sua natura inchina al basso, onde non ha 'l mio amor dentro a voi loco, E poi da me volete farvi amare? Per questo non mi glorio e non m'essalto; a la possa il desir abbiate eguale, Io bramo aver cagion vera d'amarvi, Dal merto la mercé non fia discosta, questo farà che voli e non pur saglia E, qual ella si sia, la mia bellezza, dolcemente congiunta al vostro fianco, e 'n ciò potrei tal diletto recarvi, Così dolce e gustevole divento, che quel mio piacer vince ogni diletto, Febo, che serve a l'amorosa dea, a rivelar nel mio pensier ne viene ond'io instrutta a questi so dar opra e 'l mio cantar e 'l mio scriver in carte è'avete del mio amor l'alma conquisa, Il valor vostro è quel tenace nodo farvi signor vi può de la mia vita, Fate che sian da me di lei vedute e le vostre da me si goderanno Aver cagion d'amarvi io bramo forte: Altro non voglio dir: restate in pace. |
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